Proust-Ginzburg. Le registre familier

VASARRI, FABIO
2015-01-01

2015
9782812437892
L’existence du registre familier et parlé du style proustien n’est plus à prouver. Giacomo Debenedetti a même élargi la portée de ce phénomène, y voyant la manifestation d’un parti pris anti-lyrique et d’une attitude confidentielle vis-à-vis du lecteur. Malgré quelques réserves, Debenedetti a reconnu à Natalia Ginzburg la restitution de cette dimension du texte dans sa traduction de Du côté de chez Swann (La strada di Swann, 1946). Le ton familier n’est pas confiné dans ses lieux canoniques: le monologue et le dialogue romanesques, dont on connaît la richesse et la variété; le style indirect libre; les «cuirs», les tics, les jeux de mots; les locutions figées; bref, dans les idiolectes des membres du personnel. Il envahit aussi la parole du narrateur: dislocations, répétitions cacophoniques, écarts inopinés vers le «bas» et autres «mauvais» stylèmes que les premiers lecteurs français ont tant stigmatisés. Ginzburg saisit ce registre et en propose une version italienne novatrice, dans une approche de fidélité fonctionnelle au texte-source qui se confronte à l’altérité et qui relève d’une éthique de la traduction. C’est ce peut prouver une analyse de son travail, comparé d’une part avec la révision neutralisante de Paolo Serini (1963) et, d’autre part, avec les versions de Debenedetti lui-même (Un amore di Swann, 1948) et de Giovanni Raboni (Dalla parte di Swann, 1983). Qui plus est, la romancière se souviendra de cette leçon en mettant à point dans ses œuvres un sermo humilis de l’italien moderne, une langue littéraire vivante et rythmée. L’étude du style familier dans Du côté de chez Swann et dans ses avatars italiens vise donc à nuancer et à approfondir un aspect constitutif et longtemps ignoré du «ton Proust». L’esistenza di un registro familiare e parlato dello stile proustiano è ormai accertata. Giacomo Debenedetti ha perfino esteso la portata del fenomeno, vedendovi la manifestazione di una posizione antilirica e di un atteggiamento confidenziale verso il lettore. Nonostante alcune riserve, Debenedetti ha riconosciuto alla traduzione di Natalia Ginzburg (La strada di Swann, 1946) il merito di preservare questa dimensione del testo. Il tono familiare non è confinato nelle sue sedi canoniche (monologo e dialogo, notoriamente ricchi e variegati, indiretto libero, strafalcioni, tic, giochi di parole, modi di dire); insomma, negli idioletti dei membri del personale romanzesco. Esso invade anche la parola del narratore: dislocazioni, ripetizioni cacofoniche, scarti improvvisi verso il basso e altri esempi di quel «non saper scrivere» tanto deprecato dai primi lettori francesi. Come può dimostrare un’analisi della Strada di Swann, confrontata da un lato con la revisione normalizzatrice di Paolo Serini (1963) e, dall’altro, con le versioni dello stesso Debenedetti (Un amore di Swann, 1948) e di Giovanni Raboni (Dalla parte di Swann, 1983), Natalia Ginzburg coglie pienamente questo registro e ne propone una versione italiana innovativa. Il suo è un approccio etico alla traduzione, fatto di fedeltà funzionale alla fonte e di rispetto dell’alterità. Perdipiù, la scrittrice si ricorderà della lezione elaborando nelle sue opere un sermo humilis dell’italiano moderno, una lingua letteraria viva e cadenzata. L’indagine sullo stile familiare in Du côté de chez Swann e nelle sue metamorfosi italiane mira a sfumare e ad approfondire un aspetto costitutivo e a lungo ignorato del «tono Proust».
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