Le profonde trasformazioni che interessano la città di Tharros con l’affermarsi della potenza cartaginese si manifestano precocemente anche nel territorio rurale del Sinis. La frequentazione del Sinis è al momento ricostruibile principalmente sulla base delle prospezioni sistematiche condotte negli ultimi decenni, cui si aggiungono i dati preziosi restituiti da alcuni scavi stratigrafici, quelli di Cuccuru is Arrius e di Mont’e Prama in primis. La diffusa antropizzazione di età punica, poco incisiva nel corso del VI sec. a.C., via via più intensa successivamente, in particolare nel IV-III sec., può leggersi in relazione agli aspetti insediativi e cultuali mentre meno riconoscibili risultano i contesti funerari. Nella fase più antica, la documentazione è limitata a pochi frammenti ceramici, più spesso riconducibili ad anfore da trasporto, presenti in aree aperte, in genere insediate nei secoli successivi, e, in qualche caso, presso monumenti nuragici verosimilmente frequentati successivamente al loro abbandono; la natura di tale frequentazione non è però facilmente definibile in ragione dei pochi dati disponibili. A partire dal V secolo a.C. l’antropizzazione del territorio appare invece capillare e interessa tutte le aree pianeggianti e perilacustri, con una significativa rarefazione nella fascia corrispondente all’attuale territorio di Riola Sardo, evidentemente per la natura poco fertile del suolo; l’altopiano basaltico di Su Pranu, invece, risulta frequentato solo in corrispondenza di diverse torri nuragiche che divengono sede di culto o, probabilmente, conoscono un uso di tipo insediativo. L’amplissima documentazione di superficie relativa ad età tardo-punica consente di individuare un numero limitato di insediamenti relativamente estesi, a fronte di una più ampia casistica di villaggi molto piccoli collocati a distanza ravvicinata. Tale gerarchizzazione degli insediamenti, percepibile al momento solo grazie allo studio della dispersione areale dei manufatti, fa intravedere un’organizzazione complessa del sistema produttivo punico finalizzato allo sfruttamento del territorio, attuato attraverso la pratica di colture agricole specializzate e di un’attività di allevamento su larga scala. La prevalente attestazione, tra i manufatti ceramici di superficie, di materiale anforario, associato a meno frequente ceramica comune e a vernice nera, conferma la natura produttiva di tali insediamenti. Sulla base dell’ampia documentazione coroplastica, è plausibile postulare l’esistenza di numerosi luoghi di culto che in molti casi sono istallati presso o all’interno di monumenti nuragici, sia nelle torri che nel tempio a pozzo di Cuccuru is Arrius, in altri casi in aree aperte prossime agli insediamenti. La frequente attestazione di kernophoroi e, talvolta, di terrecotte a matrice suggerisce la prevalenza di culti dedicati a divinità femminili, di natura agraria o ctonia, cui sono spesso associati culti di tipo salutifero, indiziati invece dalla presenza di statuette a mano e di fittili anatomici. Le aree funerarie risultano al momento meno note; la mancata attestazione di sepolture costruite o scavate nel banco roccioso, che invece risultano prevalenti in ambito urbano, suggerisce l’uso di fosse terragne scavate ai margini delle aree insediative. Al proposito va segnalata l’originale produzione di stele funerarie ad incisione, cronologicamente già di età romana, ma riferibili ad una tradizione iconografica semitica riaffiorante in ambito rurale o frutto di nuovi apporti africani. L’assetto territoriale definito in età punica conosce con il passaggio alla dominazione romana una forte continuità sia nelle scelte insediative, tanto che nei villaggi punici la vita pi genere prosegue senza soluzione fino almeno al I sec. d.C., sia nelle pratiche cultuali con santuari che in alcuni casi rimangono in uso fino ad età imperiale.

Il Sinis di Cabras in età punica

DEL VAIS, CARLA
2014-01-01

Abstract

Le profonde trasformazioni che interessano la città di Tharros con l’affermarsi della potenza cartaginese si manifestano precocemente anche nel territorio rurale del Sinis. La frequentazione del Sinis è al momento ricostruibile principalmente sulla base delle prospezioni sistematiche condotte negli ultimi decenni, cui si aggiungono i dati preziosi restituiti da alcuni scavi stratigrafici, quelli di Cuccuru is Arrius e di Mont’e Prama in primis. La diffusa antropizzazione di età punica, poco incisiva nel corso del VI sec. a.C., via via più intensa successivamente, in particolare nel IV-III sec., può leggersi in relazione agli aspetti insediativi e cultuali mentre meno riconoscibili risultano i contesti funerari. Nella fase più antica, la documentazione è limitata a pochi frammenti ceramici, più spesso riconducibili ad anfore da trasporto, presenti in aree aperte, in genere insediate nei secoli successivi, e, in qualche caso, presso monumenti nuragici verosimilmente frequentati successivamente al loro abbandono; la natura di tale frequentazione non è però facilmente definibile in ragione dei pochi dati disponibili. A partire dal V secolo a.C. l’antropizzazione del territorio appare invece capillare e interessa tutte le aree pianeggianti e perilacustri, con una significativa rarefazione nella fascia corrispondente all’attuale territorio di Riola Sardo, evidentemente per la natura poco fertile del suolo; l’altopiano basaltico di Su Pranu, invece, risulta frequentato solo in corrispondenza di diverse torri nuragiche che divengono sede di culto o, probabilmente, conoscono un uso di tipo insediativo. L’amplissima documentazione di superficie relativa ad età tardo-punica consente di individuare un numero limitato di insediamenti relativamente estesi, a fronte di una più ampia casistica di villaggi molto piccoli collocati a distanza ravvicinata. Tale gerarchizzazione degli insediamenti, percepibile al momento solo grazie allo studio della dispersione areale dei manufatti, fa intravedere un’organizzazione complessa del sistema produttivo punico finalizzato allo sfruttamento del territorio, attuato attraverso la pratica di colture agricole specializzate e di un’attività di allevamento su larga scala. La prevalente attestazione, tra i manufatti ceramici di superficie, di materiale anforario, associato a meno frequente ceramica comune e a vernice nera, conferma la natura produttiva di tali insediamenti. Sulla base dell’ampia documentazione coroplastica, è plausibile postulare l’esistenza di numerosi luoghi di culto che in molti casi sono istallati presso o all’interno di monumenti nuragici, sia nelle torri che nel tempio a pozzo di Cuccuru is Arrius, in altri casi in aree aperte prossime agli insediamenti. La frequente attestazione di kernophoroi e, talvolta, di terrecotte a matrice suggerisce la prevalenza di culti dedicati a divinità femminili, di natura agraria o ctonia, cui sono spesso associati culti di tipo salutifero, indiziati invece dalla presenza di statuette a mano e di fittili anatomici. Le aree funerarie risultano al momento meno note; la mancata attestazione di sepolture costruite o scavate nel banco roccioso, che invece risultano prevalenti in ambito urbano, suggerisce l’uso di fosse terragne scavate ai margini delle aree insediative. Al proposito va segnalata l’originale produzione di stele funerarie ad incisione, cronologicamente già di età romana, ma riferibili ad una tradizione iconografica semitica riaffiorante in ambito rurale o frutto di nuovi apporti africani. L’assetto territoriale definito in età punica conosce con il passaggio alla dominazione romana una forte continuità sia nelle scelte insediative, tanto che nei villaggi punici la vita pi genere prosegue senza soluzione fino almeno al I sec. d.C., sia nelle pratiche cultuali con santuari che in alcuni casi rimangono in uso fino ad età imperiale.
2014
978-88-492-2942-4
Tharros, Sinis, Punico, Cartagine
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