Nella Teoria dell'agire comunicativo Habermas discute la concezione popperiana del mondo tre , e la sua versione sociologica sviluppata da I. C. Jarvie. Partendo dall'analogia fra mondo tre e spirito oggettivo , suggerita da Popper, si può inquadrare la questione in un itinerario trasversale, ma non secondario, rispetto alle grandi direttrici filosofiche del Novecento. Come si forma un'eredità scientifica e culturale e di quali "entità" è costituita? Per quali vie essa acquista validità ed autorità presso quanti la condividono? Quale ruolo giocano le attività psichiche private dei singoli individui, le interazioni sociali e la costituzione materiale degli oggetti simbolici che incorporano e rendono comunicabile il patrimonio cognitivo in contesti sociali e generazioni diversi? Nella letteratura filosofica del secolo scorso le risposte a domande di questo tipo, maturate in ambiente tedesco fra neokantismo, storicismo, fenomenologia, sono cambiate in funzione della diversità di categorie, di impostazioni concettuali e dei modelli scientifico-metodologici di riferimento. Si sono così formate differenti immagini filosofiche della creazione e della trasmissione di oggetti culturali, centrate ora sull'autonomia dei prodotti, ora sui processi individuali e sociali della loro produzione. Notevole fortuna ebbe nella filosofia tedesca l'immagine della cultura come spirito oggettivo , utilizzata, con diversi e contrastanti esiti teorici, dagli storicisti Dilthey e Simmel (che rimisero in circolazione la vecchia nozione hegeliana), ma anche da Husserl; Nicolai Hartmann ne fece il centro di un'indagine speculativa impegnata in direzione ontologica. Con la teoria dell'agire comunicativo di Habermas la problematica della formazione di tradizioni e dell'evoluzione culturale viene riplasmata nella prospettiva della "svolta linguistica"; la pragmatica formale e la teoria dell'azione sociale (con largo impiego della nozione fenomenologica di mondo della vita ) consentono di reinterpretare le categorie storiciste, ermeneutiche e fenomenologiche. I fatti culturali appartengono ad una sfera intrinsecamente pubblica e intersoggettiva; non si tratta più di dedurli da eventi psichici privati, ma di spiegare i meccanismi della riproduzione simbolica della società. Dialogando con la teoria sociale e le scienze del linguaggio, la filosofia può affrontare il nodo dei rapporti tra evoluzione biologica e culturale e ridisegnare i confini tra le spiegazioni sociologiche e quelle naturalistiche emergenti in nuove forme dallo sviluppo della scienza cognitiva.

Cultura, mente, società. Habermas, Popper e le strutture dell'universo culturale

LECIS, PIER LUIGI
2004-01-01

Abstract

Nella Teoria dell'agire comunicativo Habermas discute la concezione popperiana del mondo tre , e la sua versione sociologica sviluppata da I. C. Jarvie. Partendo dall'analogia fra mondo tre e spirito oggettivo , suggerita da Popper, si può inquadrare la questione in un itinerario trasversale, ma non secondario, rispetto alle grandi direttrici filosofiche del Novecento. Come si forma un'eredità scientifica e culturale e di quali "entità" è costituita? Per quali vie essa acquista validità ed autorità presso quanti la condividono? Quale ruolo giocano le attività psichiche private dei singoli individui, le interazioni sociali e la costituzione materiale degli oggetti simbolici che incorporano e rendono comunicabile il patrimonio cognitivo in contesti sociali e generazioni diversi? Nella letteratura filosofica del secolo scorso le risposte a domande di questo tipo, maturate in ambiente tedesco fra neokantismo, storicismo, fenomenologia, sono cambiate in funzione della diversità di categorie, di impostazioni concettuali e dei modelli scientifico-metodologici di riferimento. Si sono così formate differenti immagini filosofiche della creazione e della trasmissione di oggetti culturali, centrate ora sull'autonomia dei prodotti, ora sui processi individuali e sociali della loro produzione. Notevole fortuna ebbe nella filosofia tedesca l'immagine della cultura come spirito oggettivo , utilizzata, con diversi e contrastanti esiti teorici, dagli storicisti Dilthey e Simmel (che rimisero in circolazione la vecchia nozione hegeliana), ma anche da Husserl; Nicolai Hartmann ne fece il centro di un'indagine speculativa impegnata in direzione ontologica. Con la teoria dell'agire comunicativo di Habermas la problematica della formazione di tradizioni e dell'evoluzione culturale viene riplasmata nella prospettiva della "svolta linguistica"; la pragmatica formale e la teoria dell'azione sociale (con largo impiego della nozione fenomenologica di mondo della vita ) consentono di reinterpretare le categorie storiciste, ermeneutiche e fenomenologiche. I fatti culturali appartengono ad una sfera intrinsecamente pubblica e intersoggettiva; non si tratta più di dedurli da eventi psichici privati, ma di spiegare i meccanismi della riproduzione simbolica della società. Dialogando con la teoria sociale e le scienze del linguaggio, la filosofia può affrontare il nodo dei rapporti tra evoluzione biologica e culturale e ridisegnare i confini tra le spiegazioni sociologiche e quelle naturalistiche emergenti in nuove forme dallo sviluppo della scienza cognitiva.
2004
9788846454621
cultura; mente; società
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