Non sono note allo stato attuale delle ricerche in Sardegna spiagge il cui arretramento sia correlato ad una ‘cattiva azione della natura’, al contrario gli arretramenti o le modificazioni in atto dipendono principalmente da azioni di disturbo introdotte dall’uomo negli ultimi cinquant’anni. Tra queste possiamo ricordare ad esempio la costruzione di dighe sui bacini idrografici, la realizzazione di porti e opere idrauliche lungo costa, l’urbanizzazione costiera che comprende la realizzazione di case, strade costiere, parcheggi e infrastrutture varie. Inoltre non può essere trascurato, per gli areali oggetto di studio, l’enorme carico antropico derivante dall’uso turistico delle spiagge. Questa pressione, concentrata nei tre mesi estivi, non è mai stata valutata in relazione alla effettiva capacità di carico fisica di ogni singola spiaggia, su base rigorosamente scientifica. Non sono mai stati sviluppati modelli di valutazione della capacità di carico che tengano conto delle dinamiche naturali e dei meccanismi di funzionamento delle spiagge. Nonostante le spiagge siano uno dei principali attrattori turistici della Sardegna, su di esse non vi sono investimenti istituzionali adeguati per lo studio, il monitoraggio e la conseguente corretta gestione. Sulla totalità delle spiagge della Sardegna, solo una decina sono state sottoposte ad uno studio e un monitoraggio sistematico basato sul metodo scientifico. In linea generale conosciamo molto poco degli assetti attuali e della tendenza evolutiva (avanzamento, stabilità, arretramento). Sull’intero patrimonio sardo abbiamo scarse, limitate e frammentate informazioni sulle caratteristiche dei sedimenti (tessitura e mineralogia), la loro provenienza e sul bilancio sedimentario delle spiagge. Facendo un paragone con gli abitanti di una regione, è come se non sapessimo quanti sono, la loro età, lo stato di salute, la loro capacità e competenze lavorative etc.. Nell’opinione comune (amministratori, operatori e fruitori delle spiagge) manca completamente la percezione che i sedimenti che costituiscono le spiagge sarde siano unici e irriproducibili e che questo bene sia un bene che finisce, non rinnovabile in tempi corrispondenti alla vita media dell’uomo. Manca inoltre la percezione che la spiaggia e i suoi sedimenti siano sottoposti a continuo mutamento e modificazione in risposta alle sollecitazioni degli agenti meteo marini(vento onde, correnti, piogge, clima generale, variazione del livello del mare), e che il controllo dell’assetto principalmente sia legato all’azione del mare. Al contrario prevale una visione ‘da terra’ che considera la spiaggia un ambiente stabile su cui poter pianificare usi e opere come sulla terraferma. Niente di più sbagliato. Le spiagge sono altamente instabili, dagli equilibri delicatissimi, esposte a gravissimo rischio di perdita, e facilmente consumabili in pochi anni. Riteniamo che le spiagge, in questo momento storico, siano gli ambienti più vulnerabili e più esposti a rischio di perdita nel breve e medio periodo. Da qui la necessità di fornire informazioni su basi scientifiche e dare un indirizzo ai decisori per la gestione delle spiagge, considerate il vero anello debole della ‘catena’ degli ambienti costieri. Nel presente capitolo si descrivono in maniera sintetica gli impatti di origine antropica che interessano le spiagge partendo dalle componenti del sistema per arrivare alle indicazioni per il monitoraggio e le conseguenti azioni di gestione. Abbiamo scelto un linguaggio di taglio divulgativo, esponendo in maniera concisa la descrizione delle singole zone della spiaggia, i relativi impatti e le possibili soluzioni gestionali. Siamo coscienti del fatto che la casistica degli impatti e delle possibili opzioni gestionali risulti nella realtà ben più ampia e complessa di quella qui di seguito descritta. Il tentativo è quello di sintetizzare le situazioni più significative che interessano i sistemi di spiaggia della Sardegna, a partire dai casi di studio analizzati nell’ambito del progetto GERER - Gestione ambientale integrata in località ad elevato rischio di erosione (programma INTERREG IIIA). Il termine erosione viene usato diffusamente associando un significato negativo. È bene precisare che l’erosione è un processo fondamentale nel percorso di formazione e del ciclo vitale di una spiaggia e che le coste sono in erosione per definizione stessa. Erosione, trasporto e sedimentazione sono i tre processi che regolano la nascita, vita e la morte di una spiaggia. Non vogliamo qui smettere di usare questo termine, che è efficace e chiaro per tutti, ma semplicemente porre maggiore attenzione nel valutare su basi scientifiche il perché una spiaggia o una sua zona (duna, spiaggia emersa etc.) vanno in arretramento attraverso il predominare di un processo erosivo fino alla perdita totale. Le attività dell’uomo possono comportare uno squilibrio delle dinamiche naturali con modificazioni in tempi ristretti paragonati alla vita della spiaggia. Siamo consapevoli di quanto sia difficile dare indicazioni di carattere generale che valgano per tutte le spiagge della Sardegna, e anzi ribadiamo che ogni singola spiaggia debba essere studiata come entità a se, con soluzioni gestionali calibrate sulle sue specificità genetiche, dinamiche e di uso storico. Inoltre siamo convinti che anche la gestione, proprio in virtù di quanto detto, debba essere modulata e flessibile. Con questo intendiamo dire che occorre calibrare le azioni gestionali (ad esempio pulizia, mitigazione degli impatti, informazioni agli utenti etc.) anche durante l’anno, stagione dopo stagione (Autunno, Inverno, Primavera, Estate), in funzione delle modificazioni che la spiaggia subisce in risposta alle forzanti naturali e antropiche.

MANUALE DI BUONE PRATICHE PER LO STUDIO, IL MONITORAGGIO E LA GESTIONE DELLE SPIAGGE DELLA SARDEGNA

DEMURO, SANDRO;
2010-01-01

Abstract

Non sono note allo stato attuale delle ricerche in Sardegna spiagge il cui arretramento sia correlato ad una ‘cattiva azione della natura’, al contrario gli arretramenti o le modificazioni in atto dipendono principalmente da azioni di disturbo introdotte dall’uomo negli ultimi cinquant’anni. Tra queste possiamo ricordare ad esempio la costruzione di dighe sui bacini idrografici, la realizzazione di porti e opere idrauliche lungo costa, l’urbanizzazione costiera che comprende la realizzazione di case, strade costiere, parcheggi e infrastrutture varie. Inoltre non può essere trascurato, per gli areali oggetto di studio, l’enorme carico antropico derivante dall’uso turistico delle spiagge. Questa pressione, concentrata nei tre mesi estivi, non è mai stata valutata in relazione alla effettiva capacità di carico fisica di ogni singola spiaggia, su base rigorosamente scientifica. Non sono mai stati sviluppati modelli di valutazione della capacità di carico che tengano conto delle dinamiche naturali e dei meccanismi di funzionamento delle spiagge. Nonostante le spiagge siano uno dei principali attrattori turistici della Sardegna, su di esse non vi sono investimenti istituzionali adeguati per lo studio, il monitoraggio e la conseguente corretta gestione. Sulla totalità delle spiagge della Sardegna, solo una decina sono state sottoposte ad uno studio e un monitoraggio sistematico basato sul metodo scientifico. In linea generale conosciamo molto poco degli assetti attuali e della tendenza evolutiva (avanzamento, stabilità, arretramento). Sull’intero patrimonio sardo abbiamo scarse, limitate e frammentate informazioni sulle caratteristiche dei sedimenti (tessitura e mineralogia), la loro provenienza e sul bilancio sedimentario delle spiagge. Facendo un paragone con gli abitanti di una regione, è come se non sapessimo quanti sono, la loro età, lo stato di salute, la loro capacità e competenze lavorative etc.. Nell’opinione comune (amministratori, operatori e fruitori delle spiagge) manca completamente la percezione che i sedimenti che costituiscono le spiagge sarde siano unici e irriproducibili e che questo bene sia un bene che finisce, non rinnovabile in tempi corrispondenti alla vita media dell’uomo. Manca inoltre la percezione che la spiaggia e i suoi sedimenti siano sottoposti a continuo mutamento e modificazione in risposta alle sollecitazioni degli agenti meteo marini(vento onde, correnti, piogge, clima generale, variazione del livello del mare), e che il controllo dell’assetto principalmente sia legato all’azione del mare. Al contrario prevale una visione ‘da terra’ che considera la spiaggia un ambiente stabile su cui poter pianificare usi e opere come sulla terraferma. Niente di più sbagliato. Le spiagge sono altamente instabili, dagli equilibri delicatissimi, esposte a gravissimo rischio di perdita, e facilmente consumabili in pochi anni. Riteniamo che le spiagge, in questo momento storico, siano gli ambienti più vulnerabili e più esposti a rischio di perdita nel breve e medio periodo. Da qui la necessità di fornire informazioni su basi scientifiche e dare un indirizzo ai decisori per la gestione delle spiagge, considerate il vero anello debole della ‘catena’ degli ambienti costieri. Nel presente capitolo si descrivono in maniera sintetica gli impatti di origine antropica che interessano le spiagge partendo dalle componenti del sistema per arrivare alle indicazioni per il monitoraggio e le conseguenti azioni di gestione. Abbiamo scelto un linguaggio di taglio divulgativo, esponendo in maniera concisa la descrizione delle singole zone della spiaggia, i relativi impatti e le possibili soluzioni gestionali. Siamo coscienti del fatto che la casistica degli impatti e delle possibili opzioni gestionali risulti nella realtà ben più ampia e complessa di quella qui di seguito descritta. Il tentativo è quello di sintetizzare le situazioni più significative che interessano i sistemi di spiaggia della Sardegna, a partire dai casi di studio analizzati nell’ambito del progetto GERER - Gestione ambientale integrata in località ad elevato rischio di erosione (programma INTERREG IIIA). Il termine erosione viene usato diffusamente associando un significato negativo. È bene precisare che l’erosione è un processo fondamentale nel percorso di formazione e del ciclo vitale di una spiaggia e che le coste sono in erosione per definizione stessa. Erosione, trasporto e sedimentazione sono i tre processi che regolano la nascita, vita e la morte di una spiaggia. Non vogliamo qui smettere di usare questo termine, che è efficace e chiaro per tutti, ma semplicemente porre maggiore attenzione nel valutare su basi scientifiche il perché una spiaggia o una sua zona (duna, spiaggia emersa etc.) vanno in arretramento attraverso il predominare di un processo erosivo fino alla perdita totale. Le attività dell’uomo possono comportare uno squilibrio delle dinamiche naturali con modificazioni in tempi ristretti paragonati alla vita della spiaggia. Siamo consapevoli di quanto sia difficile dare indicazioni di carattere generale che valgano per tutte le spiagge della Sardegna, e anzi ribadiamo che ogni singola spiaggia debba essere studiata come entità a se, con soluzioni gestionali calibrate sulle sue specificità genetiche, dinamiche e di uso storico. Inoltre siamo convinti che anche la gestione, proprio in virtù di quanto detto, debba essere modulata e flessibile. Con questo intendiamo dire che occorre calibrare le azioni gestionali (ad esempio pulizia, mitigazione degli impatti, informazioni agli utenti etc.) anche durante l’anno, stagione dopo stagione (Autunno, Inverno, Primavera, Estate), in funzione delle modificazioni che la spiaggia subisce in risposta alle forzanti naturali e antropiche.
2010
978-88-8467-629-0
gestione delle spiagge; capacità di carico; bilancio sedimentario
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