L’indagine AlmaLaurea permette di analizzare diversi aspetti del rapporto tra forza lavoro qualificata, innovazione e performance delle imprese partendo da un punto di vista inedito. Tra gli aspetti più significativi emersi dall’indagine troviamo in particolare la percezione dei laureati circa due dei più importanti deficit del sistema produttivo italiano: la carenza di investimenti in capitale umano e l’incapacità di innovare. A questo proposito le informazioni fornite dai laureati suggeriscono che le differenze tra Nord e Sud non sono da attribuirsi a differenze osservate nelle caratteristiche delle imprese operanti nel settore privato, bensì per lo più da contrasti osservati all’interno del settore pubblico. È questo settore, infatti, a mostrare la maggiore eterogeneità nei comportamenti dei propri comparti e uffici a seconda della localizzazione geografica. Questi dati avvalorano una lettura sempre più frequente, secondo la quale esiste un consistente divario nella gestione dei servizi pubblici a livello territoriale a sfavore del Mezzogiorno. Un divario che affonda le sue radici nella storia ma dipende anche dalle attuali capacità amministrative locali. Le indicazioni di politica economica sono quindi nette: le politiche per l’innovazione, la formazione e per il riequilibrio territoriale non possono prescindere da interventi nel settore della pubblica amministrazione. Il recupero del settore pubblico al processo di cambiamento del sistema italiano è inoltre funzionale a fare in modo che la forte componente di laureati impiegati in questo settore, soprattutto al Sud dove la quota di laureati occupati nel pubblico supera il 38%, sia impegnata attivamente a dare il proprio contributo all’innovazione e alla crescita economica. Rispetto a questo colpisce infatti che il 58% del campione AlmaLaurea, composto perlopiù di giovani, ritenga di non svolgere un ruolo significativo nell’introduzione delle innovazioni nella propria azienda. Questo dato sembra suggerire che oltre a investire poco in innovazione, il nostro paese non riesce neanche a utilizzare in modo ottimale le scarse risorse a disposizione.

Le imprese nella percezione dei laureati italiani

DI LIBERTO, ADRIANA;USAI, STEFANO
2009-01-01

Abstract

L’indagine AlmaLaurea permette di analizzare diversi aspetti del rapporto tra forza lavoro qualificata, innovazione e performance delle imprese partendo da un punto di vista inedito. Tra gli aspetti più significativi emersi dall’indagine troviamo in particolare la percezione dei laureati circa due dei più importanti deficit del sistema produttivo italiano: la carenza di investimenti in capitale umano e l’incapacità di innovare. A questo proposito le informazioni fornite dai laureati suggeriscono che le differenze tra Nord e Sud non sono da attribuirsi a differenze osservate nelle caratteristiche delle imprese operanti nel settore privato, bensì per lo più da contrasti osservati all’interno del settore pubblico. È questo settore, infatti, a mostrare la maggiore eterogeneità nei comportamenti dei propri comparti e uffici a seconda della localizzazione geografica. Questi dati avvalorano una lettura sempre più frequente, secondo la quale esiste un consistente divario nella gestione dei servizi pubblici a livello territoriale a sfavore del Mezzogiorno. Un divario che affonda le sue radici nella storia ma dipende anche dalle attuali capacità amministrative locali. Le indicazioni di politica economica sono quindi nette: le politiche per l’innovazione, la formazione e per il riequilibrio territoriale non possono prescindere da interventi nel settore della pubblica amministrazione. Il recupero del settore pubblico al processo di cambiamento del sistema italiano è inoltre funzionale a fare in modo che la forte componente di laureati impiegati in questo settore, soprattutto al Sud dove la quota di laureati occupati nel pubblico supera il 38%, sia impegnata attivamente a dare il proprio contributo all’innovazione e alla crescita economica. Rispetto a questo colpisce infatti che il 58% del campione AlmaLaurea, composto perlopiù di giovani, ritenga di non svolgere un ruolo significativo nell’introduzione delle innovazioni nella propria azienda. Questo dato sembra suggerire che oltre a investire poco in innovazione, il nostro paese non riesce neanche a utilizzare in modo ottimale le scarse risorse a disposizione.
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