Il saggio è dedicato allo studio dell’exequatur nel primo quarantennio di dominio sabaudo della Sardegna. L’exequatur rappresenta un istituto duttilissimo, regolamentato ex lege con la carta reale del 28 maggio 1763, ma utilizzato sin dai primi anni del dominio sabaudo come importante strumento di governo in ambito ecclesiastico. Esso servì, infatti, a respingere gli atti di cui la Santa Sede si sarebbe potuta servire per avvalorare pretese, come quelle sull’alto dominio della Sardegna, ovvero per riaprire la discussione sul titolo regale del sovrano sabaudo dopo l’indulto del 1726, in virtù del quale Benedetto XIII aveva riconosciuto la legittimità del titolo torinese sull’isola. Inoltre, il vaglio degli atti e provvedimenti della Santa Sede si dimostrava utile per attuare il disegno di rafforzamento del dominio della casa sabauda che richiedeva, tra l’altro, la difesa della spettanza regia delle nomine prelatizie, l’ottenimento del giuramento dei vescovi e degli arcivescovi neo-nominati alle sedi sarde e la soppressione dell’Inquisizione. In tema di politica strettamente ecclesiastica, l’assenso della Reale Udienza permetteva di vigilare sull’attività giurisdizionale dei tribunali ecclesiastici per frenare i ricorsi inoltrati a Roma, di prevedere la fondazione di nuovi collegi e di gestire le risorse economiche secondo obiettivi di pubblica felicità.

Un efficace strumento di governo ecclesiastico: il regio exequatur nella Sardegna del Settecento (1720-1763)

DE GIUDICI, GIUSEPPINA
2008-01-01

Abstract

Il saggio è dedicato allo studio dell’exequatur nel primo quarantennio di dominio sabaudo della Sardegna. L’exequatur rappresenta un istituto duttilissimo, regolamentato ex lege con la carta reale del 28 maggio 1763, ma utilizzato sin dai primi anni del dominio sabaudo come importante strumento di governo in ambito ecclesiastico. Esso servì, infatti, a respingere gli atti di cui la Santa Sede si sarebbe potuta servire per avvalorare pretese, come quelle sull’alto dominio della Sardegna, ovvero per riaprire la discussione sul titolo regale del sovrano sabaudo dopo l’indulto del 1726, in virtù del quale Benedetto XIII aveva riconosciuto la legittimità del titolo torinese sull’isola. Inoltre, il vaglio degli atti e provvedimenti della Santa Sede si dimostrava utile per attuare il disegno di rafforzamento del dominio della casa sabauda che richiedeva, tra l’altro, la difesa della spettanza regia delle nomine prelatizie, l’ottenimento del giuramento dei vescovi e degli arcivescovi neo-nominati alle sedi sarde e la soppressione dell’Inquisizione. In tema di politica strettamente ecclesiastica, l’assenso della Reale Udienza permetteva di vigilare sull’attività giurisdizionale dei tribunali ecclesiastici per frenare i ricorsi inoltrati a Roma, di prevedere la fondazione di nuovi collegi e di gestire le risorse economiche secondo obiettivi di pubblica felicità.
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