Per più di un secolo, da Alfredo Niceforo, il tema della criminalità in Sardegna ha posto al centro della riflessione pubblica come “zona delinquente” quella pastorale, in cui fattori storici, ambientali, economici ed anche razziali contribuiscono alla produzione di fatti delittuosi, soprattutto di violenze ed omicidi . Questi tratti peculiari della criminalità sarda vengono riaffermati in una serie di studi del secondo dopoguerra: una caratteristica posta in evidenza è la correlazione costante tra criminalità e pastorizia. Più di recente numerosi studi, attraverso un’analisi puntuale di dati disponibili, arrivano alla conclusione che nell’isola forme di criminalità specifiche come gli omicidi tendono a decrescere o a scomparire, come accade per i sequestri di persona, rendendo sempre più labili le differenze tra la Sardegna e le altre regioni italiane. Viene meno, in particolare, la specificità della criminalità predatoria rurale che ha caratterizzato la Sardegna per oltre un secolo . Tra la Sardegna e le altre regioni italiane non ci sono più le differenze di un tempo per la frequenza o per il tipo di omicidi. L’isola ha inoltre da molti anni tassi di criminalità predatoria più bassi non solo delle regioni meridionali, ma anche di quelle settentrionali. Questo numero di Cooperazione Mediterranea coglie le modalità e il senso di queste trasformazioni della criminalità isolana e il suo rapporto con la società modernizzata. Sono raccolti, dunque, articoli che mirano a mettere in discussione lo stereotipo della persistenza del tradizionale e dell’assenza di mutamenti, e ancor più della persistenza di determinati reati connessi in particolare al mondo rurale e al centro Sardegna, descritti un po’ stancamente come arcaici e immobili: Delitti vecchi e nuovi, di Marzio Barbagli • La questione criminale nella Sardegna contemporanea, di Pino Arlacchi, Marianna Cosseddu • Una ricerca sulla criminalità in Sardegna: alcuni risultati, di Antonietta Mazzette • Il territorio: la frontiera della violenza, di Aide Esu • Un moderno caso di sequestro, di Pierangelo Loi • È possibile parlare di mafia in Sardegna? Analogie e differenze tra la criminalità sarda e quella di stampo mafioso, di Mario Enrico Gottardi • Criminalità in Sardegna: la dimensione territoriale e le vittime, di Benedetto Meloni, Stefano Carboni • L’isola che non c’è più, di Costantino Cossu In curatore presenta una ricerca puntuale soprattutto sulle vittime (Meloni, Carboni) mostra come la criminalità in Sardegna abbia assunto caratteri connessi in modo crescente a fenomeni di modernità, in particolare con il proliferare di una violenza diffusa, praticata tramite attentati dinamitardi e incendiari contro amministratori comunali, commercianti e imprenditori. Il lavoro parte da tale profilo generale e, alla luce delle ipotesi interpretative formulate dalle ricerche più recenti, non intende proporre una teoria generale, bensì una strategia di spiegazione a livello micro per modelli territoriali specifici.

La criminalità in Sardegna tra tradizione e modernità.

MELONI, BENEDETTO
2007-01-01

Abstract

Per più di un secolo, da Alfredo Niceforo, il tema della criminalità in Sardegna ha posto al centro della riflessione pubblica come “zona delinquente” quella pastorale, in cui fattori storici, ambientali, economici ed anche razziali contribuiscono alla produzione di fatti delittuosi, soprattutto di violenze ed omicidi . Questi tratti peculiari della criminalità sarda vengono riaffermati in una serie di studi del secondo dopoguerra: una caratteristica posta in evidenza è la correlazione costante tra criminalità e pastorizia. Più di recente numerosi studi, attraverso un’analisi puntuale di dati disponibili, arrivano alla conclusione che nell’isola forme di criminalità specifiche come gli omicidi tendono a decrescere o a scomparire, come accade per i sequestri di persona, rendendo sempre più labili le differenze tra la Sardegna e le altre regioni italiane. Viene meno, in particolare, la specificità della criminalità predatoria rurale che ha caratterizzato la Sardegna per oltre un secolo . Tra la Sardegna e le altre regioni italiane non ci sono più le differenze di un tempo per la frequenza o per il tipo di omicidi. L’isola ha inoltre da molti anni tassi di criminalità predatoria più bassi non solo delle regioni meridionali, ma anche di quelle settentrionali. Questo numero di Cooperazione Mediterranea coglie le modalità e il senso di queste trasformazioni della criminalità isolana e il suo rapporto con la società modernizzata. Sono raccolti, dunque, articoli che mirano a mettere in discussione lo stereotipo della persistenza del tradizionale e dell’assenza di mutamenti, e ancor più della persistenza di determinati reati connessi in particolare al mondo rurale e al centro Sardegna, descritti un po’ stancamente come arcaici e immobili: Delitti vecchi e nuovi, di Marzio Barbagli • La questione criminale nella Sardegna contemporanea, di Pino Arlacchi, Marianna Cosseddu • Una ricerca sulla criminalità in Sardegna: alcuni risultati, di Antonietta Mazzette • Il territorio: la frontiera della violenza, di Aide Esu • Un moderno caso di sequestro, di Pierangelo Loi • È possibile parlare di mafia in Sardegna? Analogie e differenze tra la criminalità sarda e quella di stampo mafioso, di Mario Enrico Gottardi • Criminalità in Sardegna: la dimensione territoriale e le vittime, di Benedetto Meloni, Stefano Carboni • L’isola che non c’è più, di Costantino Cossu In curatore presenta una ricerca puntuale soprattutto sulle vittime (Meloni, Carboni) mostra come la criminalità in Sardegna abbia assunto caratteri connessi in modo crescente a fenomeni di modernità, in particolare con il proliferare di una violenza diffusa, praticata tramite attentati dinamitardi e incendiari contro amministratori comunali, commercianti e imprenditori. Il lavoro parte da tale profilo generale e, alla luce delle ipotesi interpretative formulate dalle ricerche più recenti, non intende proporre una teoria generale, bensì una strategia di spiegazione a livello micro per modelli territoriali specifici.
2007
9788895462066
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