Il rapporto tra la pratica delle discipline linguistiche e la politica viene trattato raramente. Esso non va confuso con la "politica linguistica" volta a modellare, consapevolmente, la configurazione sociale degli usi linguistici compresenti e conviventi; il glotticidio, l'emarginazione, la stigmatizzazione linguistici; la promozione, l'emancipazione, la valorizzazione reale o simbolica, scissi in progetti strategici e procedure tattiche, sono pertinenti alle politiche linguistiche; queste traggono sostentamento concettuale e discorsivo dalle ideologie linguistiche soggiacenti (M.L., Ideologia linguistica e fondamenti di storia della lingua sarda, in Lat.vulg.-lat.tardif, Actes 8e coll. internat., Olms-Weidmann 2008). Il rapporto tra politica e linguistica riguarda l'eventuale condizionamento operato dai detentori del potere (politico-legislativo, economico, accademico, culturale) nei confronti di un certo tipo di linguistica. In Belgio ad esempio "[l]es recensements linguistiques sont interdits" per legge dal 1961. Più note The Linguistic Wars statunitensi combattute tra generativisti (R.A.Harris, Oxford, 1993): la posta non riguardava l'adeguatezza delle loro teorie ma la collocazione accademica degli adepti, quindi la possibilità di meglio collocarsi anche sul mercato in senso ampio, com'è infatti avvenuto. In F.Mayor, A.Forti, Science et pouvoir (Ed. UNESCO, 1996, p.9) si afferma che l'abuso di potere può essere esercitato non soltanto dai governanti ma anche da gruppi di pressione scientifici, se organizzati e ben piazzati quanto a visibilità e capacità di persuasione. In questa mediazione tra ricerca e potere (che eroga risorse) gli scontri possono anche essere sleali. Manifestazione eclatante di tali rapporti, che riguarda anche la storia della sociolinguistica, è il caso sovietico di Marr (Linguaggio e classi sociali. Marrismo e stalinismo, Bari, 1978) sul condizionamento sociale delle lingue. Nel caso invece ottimale "policy is [...] expected to set norms and standards and interfere with science, and to channel scientific results into socially-relevant objectives" (J.Potočnik, Science and political power, First World Conf. on the Future of Science, Fondazione Cini, 2005). --- I risultati della prima vera inchiesta sociolinguistica condotta in Sardegna è stata pubblicata nel 2007 (A.Oppo, a c.di, Le lingue dei Sardi). Per i periodi precedenti si dispone soltanto di testimonianze sparse, non sistematiche, prodotte entro una situazione di subalternità e marginalità generalizzata, quando al saper parlare il sardo (anche nei casi di indubbia padronanza) si preferiva dichiarare di sapere l'italiano. L'arretramento dell'italiano quanto a prestigio e utilità, e quindi a vitalità e padronanza a livello collettivo, potrebbe ora favorire atteggiamenti glocalizzanti, aventi l'inglese e la varietà locale deputati a esibire capacità di socializzazione/comunicazione e solidarietà su scala macro e micro. Ciò avrebbe comunque poco a che fare con l'effettiva competenza linguistica e con la globale vitalità delle lingue in repertorio, che vanno misurate diversamente (UNESCO, Language Vitality and Endangerment [...], Parigi 2003). E, infatti, i problemi con la presentazione e la divulgazione dei dati contenuti nel rapporto Oppo sono sorti proprio nel momento in cui si voleva distinguere tra conoscenza dichiarata della lingua (sorprendentemente alta: 68,4% del campione) e competenza e vitalità (in declino) dedotte dall'incrocio dei parametri. L'approfondimento e la divulgazione dei dati della ricerca (finanziata dalla Regione Sardegna) si sono scontrati con i presupposti ideologici dei committenti. Si vuole ricostruire questa fase della politica linguistica e del rapporto tra politica e linguistica, promossa in Sardegna negli ultimi anni.

Linguistica e politica. L’indagine sociolinguistica sulle «lingue dei sardi» del 2007 e il suo contesto politico-culturale.

LORINCZI, MARINELLA
2013-01-01

Abstract

Il rapporto tra la pratica delle discipline linguistiche e la politica viene trattato raramente. Esso non va confuso con la "politica linguistica" volta a modellare, consapevolmente, la configurazione sociale degli usi linguistici compresenti e conviventi; il glotticidio, l'emarginazione, la stigmatizzazione linguistici; la promozione, l'emancipazione, la valorizzazione reale o simbolica, scissi in progetti strategici e procedure tattiche, sono pertinenti alle politiche linguistiche; queste traggono sostentamento concettuale e discorsivo dalle ideologie linguistiche soggiacenti (M.L., Ideologia linguistica e fondamenti di storia della lingua sarda, in Lat.vulg.-lat.tardif, Actes 8e coll. internat., Olms-Weidmann 2008). Il rapporto tra politica e linguistica riguarda l'eventuale condizionamento operato dai detentori del potere (politico-legislativo, economico, accademico, culturale) nei confronti di un certo tipo di linguistica. In Belgio ad esempio "[l]es recensements linguistiques sont interdits" per legge dal 1961. Più note The Linguistic Wars statunitensi combattute tra generativisti (R.A.Harris, Oxford, 1993): la posta non riguardava l'adeguatezza delle loro teorie ma la collocazione accademica degli adepti, quindi la possibilità di meglio collocarsi anche sul mercato in senso ampio, com'è infatti avvenuto. In F.Mayor, A.Forti, Science et pouvoir (Ed. UNESCO, 1996, p.9) si afferma che l'abuso di potere può essere esercitato non soltanto dai governanti ma anche da gruppi di pressione scientifici, se organizzati e ben piazzati quanto a visibilità e capacità di persuasione. In questa mediazione tra ricerca e potere (che eroga risorse) gli scontri possono anche essere sleali. Manifestazione eclatante di tali rapporti, che riguarda anche la storia della sociolinguistica, è il caso sovietico di Marr (Linguaggio e classi sociali. Marrismo e stalinismo, Bari, 1978) sul condizionamento sociale delle lingue. Nel caso invece ottimale "policy is [...] expected to set norms and standards and interfere with science, and to channel scientific results into socially-relevant objectives" (J.Potočnik, Science and political power, First World Conf. on the Future of Science, Fondazione Cini, 2005). --- I risultati della prima vera inchiesta sociolinguistica condotta in Sardegna è stata pubblicata nel 2007 (A.Oppo, a c.di, Le lingue dei Sardi). Per i periodi precedenti si dispone soltanto di testimonianze sparse, non sistematiche, prodotte entro una situazione di subalternità e marginalità generalizzata, quando al saper parlare il sardo (anche nei casi di indubbia padronanza) si preferiva dichiarare di sapere l'italiano. L'arretramento dell'italiano quanto a prestigio e utilità, e quindi a vitalità e padronanza a livello collettivo, potrebbe ora favorire atteggiamenti glocalizzanti, aventi l'inglese e la varietà locale deputati a esibire capacità di socializzazione/comunicazione e solidarietà su scala macro e micro. Ciò avrebbe comunque poco a che fare con l'effettiva competenza linguistica e con la globale vitalità delle lingue in repertorio, che vanno misurate diversamente (UNESCO, Language Vitality and Endangerment [...], Parigi 2003). E, infatti, i problemi con la presentazione e la divulgazione dei dati contenuti nel rapporto Oppo sono sorti proprio nel momento in cui si voleva distinguere tra conoscenza dichiarata della lingua (sorprendentemente alta: 68,4% del campione) e competenza e vitalità (in declino) dedotte dall'incrocio dei parametri. L'approfondimento e la divulgazione dei dati della ricerca (finanziata dalla Regione Sardegna) si sono scontrati con i presupposti ideologici dei committenti. Si vuole ricostruire questa fase della politica linguistica e del rapporto tra politica e linguistica, promossa in Sardegna negli ultimi anni.
2013
9783110327380
lingua sarda; politica linguistica; inchiesta sociolinguistica
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