Nel 1805 vengono date alle stampe in Germania, con una coincidenza tutt’altro che casuale, due distinte versioni delle orazioni di Demostene. A cospetto della minaccia napoleonica, entrambi i traduttori, lo storico Barthold Georg Niehbur e il filologo Friedrich Jacobs – si propongono di ammonire e spronare i loro compatrioti, richiamando alla memoria l’esempio di Atene costretta a fronteggiare l’arroganza macedone. Più di un secolo dopo, i Greci rappresentano ancora, nella cultura tedesca, il ‘passaggio obbligato’, il ‘valico’ attraverso cui occorre transitare per fare seriamente i conti col presente. Nell’ottobre 1919, in un momento di grande disorientamento, lo storico Eduard Meyer aveva intitolato Prussia e Atene la prolusione letta a Berlino nell’accettare l’incarico di rettore. Il suo discorso si soffermava sulla disfatta ateniese presso Egospotami (405), per far vedere come proprio all’umiliazione e alla sconfitta si legasse la grandezza di Tucidide, la sua «piena imparzialità » nel narrare «in maniera impietosa gli orrori e i crimini di Atene». Le vicende della storia greca si mischiano così agli eventi del primo Novecento: Tucidide, con la sua inflessibilità, può insegnare, ancora una volta, a reagire alla disfatta – dichiara Meyer – e a tenersi lontani da reazioni scomposte e continue recriminazioni

Da Nietzsche a Heidegger. Mondo classico e civiltà europea

ORSUCCI, ANDREA
2012-01-01

Abstract

Nel 1805 vengono date alle stampe in Germania, con una coincidenza tutt’altro che casuale, due distinte versioni delle orazioni di Demostene. A cospetto della minaccia napoleonica, entrambi i traduttori, lo storico Barthold Georg Niehbur e il filologo Friedrich Jacobs – si propongono di ammonire e spronare i loro compatrioti, richiamando alla memoria l’esempio di Atene costretta a fronteggiare l’arroganza macedone. Più di un secolo dopo, i Greci rappresentano ancora, nella cultura tedesca, il ‘passaggio obbligato’, il ‘valico’ attraverso cui occorre transitare per fare seriamente i conti col presente. Nell’ottobre 1919, in un momento di grande disorientamento, lo storico Eduard Meyer aveva intitolato Prussia e Atene la prolusione letta a Berlino nell’accettare l’incarico di rettore. Il suo discorso si soffermava sulla disfatta ateniese presso Egospotami (405), per far vedere come proprio all’umiliazione e alla sconfitta si legasse la grandezza di Tucidide, la sua «piena imparzialità » nel narrare «in maniera impietosa gli orrori e i crimini di Atene». Le vicende della storia greca si mischiano così agli eventi del primo Novecento: Tucidide, con la sua inflessibilità, può insegnare, ancora una volta, a reagire alla disfatta – dichiara Meyer – e a tenersi lontani da reazioni scomposte e continue recriminazioni
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