Attraverso la comparazione di dati statistici l’A. evidenzia la dinamica delle esportazioni del regno di Sardegna nel periodo 1680-1750. A fine Seicento i flussi più rilevanti si indirizzano verso i regni ispanici e la Francia. La guerra di successione ed il passaggio dell’isola sotto dominio sabaudo interrompono questi secolari orientamenti commerciali, bloccano quasi del tutto l’export e causano una forte depressione dell’economia del regno portando la cerealicoltura quasi al collasso. Nel decennio 1720-1740 l’approdo di vascelli stranieri di alto bordo diventa assai raro mentre si rileva un incremento del naviglio di piccolo cabotaggio. Ad assorbire gran parte delle esportazioni sono ora la Francia (64%) e l’Inghilterra (12%). Nella seconda metà del secolo, favorito da una legislazione annonaria meno protezionista, l’export dei cereali, dei prodotti dell’allevamento e del sale riprende progressivamente. A trarne vantaggio sono ancora la Francia (71%) e l’Inghilterra (15%) ma nei porti sardi diventa familiare anche la presenza di navi svedesi, olandesi e genovesi. In età napoleonica la situazione muta radicalmente a causa della guerra da corsa e del blocco continentale: la presenza del naviglio francese si riduce al 7.% e quella inglese sale al 23%. A gestire i flussi commerciali più rilevani sono però le bandiere neutrali ( ragusee, maonesi, liguri, danesi, americane etc.). I precari rapporti tra la corona sabauda e la Francia interrompono dunque quel processo di crescita e trasformazione che la politica delle riforme e la forte domanda proveniente da Marsiglia aveva alimentato per quasi un trentennio.

Guerra, politica e rapporti commerciali nella Sardegna sabauda

TORE, GIANFRANCO
2003-01-01

Abstract

Attraverso la comparazione di dati statistici l’A. evidenzia la dinamica delle esportazioni del regno di Sardegna nel periodo 1680-1750. A fine Seicento i flussi più rilevanti si indirizzano verso i regni ispanici e la Francia. La guerra di successione ed il passaggio dell’isola sotto dominio sabaudo interrompono questi secolari orientamenti commerciali, bloccano quasi del tutto l’export e causano una forte depressione dell’economia del regno portando la cerealicoltura quasi al collasso. Nel decennio 1720-1740 l’approdo di vascelli stranieri di alto bordo diventa assai raro mentre si rileva un incremento del naviglio di piccolo cabotaggio. Ad assorbire gran parte delle esportazioni sono ora la Francia (64%) e l’Inghilterra (12%). Nella seconda metà del secolo, favorito da una legislazione annonaria meno protezionista, l’export dei cereali, dei prodotti dell’allevamento e del sale riprende progressivamente. A trarne vantaggio sono ancora la Francia (71%) e l’Inghilterra (15%) ma nei porti sardi diventa familiare anche la presenza di navi svedesi, olandesi e genovesi. In età napoleonica la situazione muta radicalmente a causa della guerra da corsa e del blocco continentale: la presenza del naviglio francese si riduce al 7.% e quella inglese sale al 23%. A gestire i flussi commerciali più rilevani sono però le bandiere neutrali ( ragusee, maonesi, liguri, danesi, americane etc.). I precari rapporti tra la corona sabauda e la Francia interrompono dunque quel processo di crescita e trasformazione che la politica delle riforme e la forte domanda proveniente da Marsiglia aveva alimentato per quasi un trentennio.
2003
Mediterraneo; Guerra ; Politica commerciale
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