La memoria storica segue canoni particolari nel suo percorso, non vi sono regole codificate che possano fornire le linee guida utili allo sviluppo di quello che alla fine risulterà essere l’immaginario collettivo di un popolo. La simbologia politica, anche quella apparentemente più chiara, può a volte originare commenti diametralmente contrapposti. «Una guerra civile – affermava il generale De Gaulle – non la inventa nessuno. È un fiume in piena che distrugge tutto quello che incontra. La dignità e il valore dell’uomo, il suo patriottismo. Non vi sono guerre giuste, in quanto esse rappresentano semplicemente il fallimento della politica. E ancor più le guerre civili, dove nelle rispettive trincee troviamo fratelli, sono imperdonabili, perché la pace non nasce con la fine della guerra»1. Le parole pronunciate durante la sua visita a Toledo da Charles De Gaulle – capo di stato e padre della Quinta Repubblica francese –, testimoniavano meglio di qualsiasi altra cosa l'eredità di un passato ancora recente, intriso di una memoria storica che gli spagnoli faticavano ad accettare. Le considerazioni del generale De Gaulle sul passato e sulla sua memoria storica di un popolo, risultavano nel contesto spagnolo di allora particolarmente lungimiranti. Eppure anche la Spagna – analogamente alla Francia – era retta da un militare: il generale Francisco Franco Bahamonde. Tuttavia i toni e le riflessioni del generale De Gaulle nel suo discorso a Toledo, molto difficilmente si sarebbero potute attribuire al generale Francisco Franco. Franco non solo egli era il principale artefice della vittoria militare nella «gloriosa e santa Cruzada de Liberaciòn Nacional» iniziata nel 1936, ma anche il maggiore responsabile della lunga pace armata che portava il suo nome2. Gli anni successivi alla conclusione della Guerra Civile infatti si contraddistinsero per la brutale politica repressiva portata avanti dal regime, piuttosto che per un reale tentativo di pacificazione nazionale. La conclusione delle ostilità e la cessazione di ogni violenza – stabilite ufficialmente a partire nell'aprile del 1939 –, non trovarono mai riscontro nella realtà vissuta dagli spagnoli. Secondo molti autori la spiegazione di quanto accaduto in quelli anni è da ricercare nel modo stesso in cui il generale Francisco Franco acquisiva e consolidava il proprio potere personale3. Il potere personale del generale Franco – a differenza di quello del generale De Gaulle – infatti non traeva la sua legittimazione da una investitura popolare, ma da una sanguinosa guerra civile seguita ad un colpo di stato militare.

La memoria della Guerra Civile. Spagna (1936-1939)

MONTIS, MAURO
2011-01-01

Abstract

La memoria storica segue canoni particolari nel suo percorso, non vi sono regole codificate che possano fornire le linee guida utili allo sviluppo di quello che alla fine risulterà essere l’immaginario collettivo di un popolo. La simbologia politica, anche quella apparentemente più chiara, può a volte originare commenti diametralmente contrapposti. «Una guerra civile – affermava il generale De Gaulle – non la inventa nessuno. È un fiume in piena che distrugge tutto quello che incontra. La dignità e il valore dell’uomo, il suo patriottismo. Non vi sono guerre giuste, in quanto esse rappresentano semplicemente il fallimento della politica. E ancor più le guerre civili, dove nelle rispettive trincee troviamo fratelli, sono imperdonabili, perché la pace non nasce con la fine della guerra»1. Le parole pronunciate durante la sua visita a Toledo da Charles De Gaulle – capo di stato e padre della Quinta Repubblica francese –, testimoniavano meglio di qualsiasi altra cosa l'eredità di un passato ancora recente, intriso di una memoria storica che gli spagnoli faticavano ad accettare. Le considerazioni del generale De Gaulle sul passato e sulla sua memoria storica di un popolo, risultavano nel contesto spagnolo di allora particolarmente lungimiranti. Eppure anche la Spagna – analogamente alla Francia – era retta da un militare: il generale Francisco Franco Bahamonde. Tuttavia i toni e le riflessioni del generale De Gaulle nel suo discorso a Toledo, molto difficilmente si sarebbero potute attribuire al generale Francisco Franco. Franco non solo egli era il principale artefice della vittoria militare nella «gloriosa e santa Cruzada de Liberaciòn Nacional» iniziata nel 1936, ma anche il maggiore responsabile della lunga pace armata che portava il suo nome2. Gli anni successivi alla conclusione della Guerra Civile infatti si contraddistinsero per la brutale politica repressiva portata avanti dal regime, piuttosto che per un reale tentativo di pacificazione nazionale. La conclusione delle ostilità e la cessazione di ogni violenza – stabilite ufficialmente a partire nell'aprile del 1939 –, non trovarono mai riscontro nella realtà vissuta dagli spagnoli. Secondo molti autori la spiegazione di quanto accaduto in quelli anni è da ricercare nel modo stesso in cui il generale Francisco Franco acquisiva e consolidava il proprio potere personale3. Il potere personale del generale Franco – a differenza di quello del generale De Gaulle – infatti non traeva la sua legittimazione da una investitura popolare, ma da una sanguinosa guerra civile seguita ad un colpo di stato militare.
2011
978-88-8467-743-3
Memoria storica
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11584/63833
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact