Nell’ambito delle nuove prospettive di ricerca sul rapporto tra ceti, comunità, poteri territoriali avviata dalle “Storie regionali Laterza” il saggio sul “Riformismo sabaudo” evidenzia i limiti insiti in una lettura di esso che, malgrado i distinguo, non si discosta dalla tradizione risorgimentale filopiemontese. Fino a tempi recenti, essa ha interpretato le modifiche introdotte in ambito amministrativo, fiscale ed economico sia in Piemonte che in Sardegna (dalle intendenze alla riforma dei civici, dal riscatto dei feudi in Savoia alla introduzione del catasto) sottolineando il ruolo dirigista svolto dal Principe illuminato e dai suoi più stretti collaboratori che avrebbero imposto e guidato dall’alto queste trasformazioni superando le resistenze delle comunità. I progetti di rifoma, ideati e sperimentati in Piemonte nella prima metà del 700, sarebbero state poi estesi alla Sardegna per scuoterla dalla sua secolare arretratezza e risvegliarne l’economia. L’A., rivalutando il tardo Seicento ispanico, fa risalire l’elaborazione dei progetti di sviluppo economico a ministri e funzionari che governarono la Sardegna negli ultimi anni di regno di Carlo II di Spagna e nel breve periodo di dominazione austriaca e dimostra come la monarchia sabauda li abbia fatti propri. Attraverso una lettura comparata delle fonti il saggio pone inoltre in evidenza il ruolo di mediazione che la nobiltà, il clero e i ceti locali sono riusciti ad esercitare nei confronti delle iniziative assunte dal governo centrale favorendone il successo o decretandone il fallimento. Nell’età delle riforme, in alcuni settori, i Savoia riuscirono a realizzare mutamenti politici ed economici di rilievo (dallo svincolo dei consigli di comunità dal controllo feudale, al raddoppio delle terrea grano, allo sviluppo delle colture specializzate, della coltivazione saline, delle miniere etc.) grazie alla mediazione di quei ceti intermedi che riuscirono a creare un clima di reciproca fiducia inserendo le iniziative riformistiche all’interno della legislazione ispanica preesitente.

Il riformismo sabaudo:tentativi e fallimenti

TORE, GIANFRANCO
2002-01-01

Abstract

Nell’ambito delle nuove prospettive di ricerca sul rapporto tra ceti, comunità, poteri territoriali avviata dalle “Storie regionali Laterza” il saggio sul “Riformismo sabaudo” evidenzia i limiti insiti in una lettura di esso che, malgrado i distinguo, non si discosta dalla tradizione risorgimentale filopiemontese. Fino a tempi recenti, essa ha interpretato le modifiche introdotte in ambito amministrativo, fiscale ed economico sia in Piemonte che in Sardegna (dalle intendenze alla riforma dei civici, dal riscatto dei feudi in Savoia alla introduzione del catasto) sottolineando il ruolo dirigista svolto dal Principe illuminato e dai suoi più stretti collaboratori che avrebbero imposto e guidato dall’alto queste trasformazioni superando le resistenze delle comunità. I progetti di rifoma, ideati e sperimentati in Piemonte nella prima metà del 700, sarebbero state poi estesi alla Sardegna per scuoterla dalla sua secolare arretratezza e risvegliarne l’economia. L’A., rivalutando il tardo Seicento ispanico, fa risalire l’elaborazione dei progetti di sviluppo economico a ministri e funzionari che governarono la Sardegna negli ultimi anni di regno di Carlo II di Spagna e nel breve periodo di dominazione austriaca e dimostra come la monarchia sabauda li abbia fatti propri. Attraverso una lettura comparata delle fonti il saggio pone inoltre in evidenza il ruolo di mediazione che la nobiltà, il clero e i ceti locali sono riusciti ad esercitare nei confronti delle iniziative assunte dal governo centrale favorendone il successo o decretandone il fallimento. Nell’età delle riforme, in alcuni settori, i Savoia riuscirono a realizzare mutamenti politici ed economici di rilievo (dallo svincolo dei consigli di comunità dal controllo feudale, al raddoppio delle terrea grano, allo sviluppo delle colture specializzate, della coltivazione saline, delle miniere etc.) grazie alla mediazione di quei ceti intermedi che riuscirono a creare un clima di reciproca fiducia inserendo le iniziative riformistiche all’interno della legislazione ispanica preesitente.
2002
8842106828
Monarchia; Illuminismo; Riforme
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