L'ultimo libro di Alva Noë (University of California, Berkeley) è un lavoro di notevole interesse tra quelli che propongono, nell'ambito della filosofia della mente e delle neuro-scienze, una critica del paradigma teorico dominante, ossia quello della scienza cognitiva classica (SCC). Si tratta di una critica ispirata alla famiglia di approcci riuniti sotto l'etichetta di embodied cognition, parte integrante della cosiddetta scienza cognitiva post-classica (SCP). Per "cognizione incorporata" s'intende genericamente un certo insieme di tesi (su cui non vi è, in verità, un ampio consenso) che partono da un'intuizione comune: la mente umana è ampiamente determinata dalla forma, e dalle peculiari possibilità motorie e percettive, del corpo umano. Il pensiero, la percezione, i concetti e in generale tutti gli aspetti cognitivamente salienti della mente umana e delle sue attività, sarebbero modellati e/o influenzati in qualche modo dalla configurazione corporea. É facile intuire come, da queste premesse, si possa inferire che tutte le spiegazioni che si concentrano solamente sullo studio del cervello, o sulla sola architettura funzionale della mente, finiscano per essere etichettate come "isolazioniste": spiegazioni che opererebbero una delimitazione arbitraria dell'ambito d'indagine riguardo al mentale. La scienza cognitiva classica, e i settori delle neuroscienze che maggiormente si ispirano a questa, sarebbero quindi isolazionisti poiché la loro indagine si concentra solo su alcuni aspetti della cognizione, tralasciando quelli che hanno a che fare ad esempio con il ruolo del corpo e del movimento.

Alva Noë, Out of our heads. Why you are not your brain and other lessons from the biology of consciousness, Hill and Wang, New York, 2009, pp. xv + 214

SALIS, PIETRO MARIA
2011-01-01

Abstract

L'ultimo libro di Alva Noë (University of California, Berkeley) è un lavoro di notevole interesse tra quelli che propongono, nell'ambito della filosofia della mente e delle neuro-scienze, una critica del paradigma teorico dominante, ossia quello della scienza cognitiva classica (SCC). Si tratta di una critica ispirata alla famiglia di approcci riuniti sotto l'etichetta di embodied cognition, parte integrante della cosiddetta scienza cognitiva post-classica (SCP). Per "cognizione incorporata" s'intende genericamente un certo insieme di tesi (su cui non vi è, in verità, un ampio consenso) che partono da un'intuizione comune: la mente umana è ampiamente determinata dalla forma, e dalle peculiari possibilità motorie e percettive, del corpo umano. Il pensiero, la percezione, i concetti e in generale tutti gli aspetti cognitivamente salienti della mente umana e delle sue attività, sarebbero modellati e/o influenzati in qualche modo dalla configurazione corporea. É facile intuire come, da queste premesse, si possa inferire che tutte le spiegazioni che si concentrano solamente sullo studio del cervello, o sulla sola architettura funzionale della mente, finiscano per essere etichettate come "isolazioniste": spiegazioni che opererebbero una delimitazione arbitraria dell'ambito d'indagine riguardo al mentale. La scienza cognitiva classica, e i settori delle neuroscienze che maggiormente si ispirano a questa, sarebbero quindi isolazionisti poiché la loro indagine si concentra solo su alcuni aspetti della cognizione, tralasciando quelli che hanno a che fare ad esempio con il ruolo del corpo e del movimento.
2011
Enattivismo, Computazionalismo, Correlati neurali, Visione
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