Lo studio parte dal presupposto che, tra l’ermeneutica filosofica di un pensatore come Gadamer e una pedagogia che sia critica e radicale, sia possibile rinvenire un’affinità di fondo, data proprio dalla centralità che in entrambe assume il rapporto con l’altro, con il suo essere simile ma differente da noi, che ci permette di scoprire la nostra identità. E’ il processo stesso della cultura, per cui dobbiamo uscire da noi stessi, scoprire un’universalità che non è astratta e impersonale ma sempre quella concreta di possibili altri, per ritornare a noi stessi e dichiarare il nostro nome. Questa esperienza, ci trasforma, è un diventare soggetti, persone, forme umane in un territorio che è comune, perché solo in uno spazio di familiarità, in un noi, l’io può inconmtrare l’alterità del tu. E la polarità tra familiarità ed estraneità costituisce un filo conduttore del discorso, perché rappresenta il punto centrale dell’ermeneutica gadameriana, er cui esistono molteplici tu: della tradizione, del dialogo interpersonale, dell’io-tu, della poesia e della sua interpretazione. Relazione e dialogo che si svolgono entro il medium del linguaggio, che non è un patrimonio statico ma un orizzonte mobile di virtualità per l’uomo e il suo stare in colloquio, in cui è presente, come nei processi formativi, una dimensione di conformazione, ma anche aperture verso il nuovo, verso la differenza e l’individualizzazione. Come esempio di formazione del soggetto che si costituisce nel rapporto con l’altro e nella dimensione dell’aver cura, viene approfondito il tema della solidarietà che si sviluppa nell’amicizia e cherappresenta un’esperienza fondamentale, benchè assai poco considerata, per la costituzione dell’identità personale, per favorire quel processo di ricerca di se stesso in cui l’uomo è continuamente impegnato.

Identità, alterità, differenza nella prospettiva dell’ermeneutica gadameriana

DEIANA, SALVATORE
2007-01-01

Abstract

Lo studio parte dal presupposto che, tra l’ermeneutica filosofica di un pensatore come Gadamer e una pedagogia che sia critica e radicale, sia possibile rinvenire un’affinità di fondo, data proprio dalla centralità che in entrambe assume il rapporto con l’altro, con il suo essere simile ma differente da noi, che ci permette di scoprire la nostra identità. E’ il processo stesso della cultura, per cui dobbiamo uscire da noi stessi, scoprire un’universalità che non è astratta e impersonale ma sempre quella concreta di possibili altri, per ritornare a noi stessi e dichiarare il nostro nome. Questa esperienza, ci trasforma, è un diventare soggetti, persone, forme umane in un territorio che è comune, perché solo in uno spazio di familiarità, in un noi, l’io può inconmtrare l’alterità del tu. E la polarità tra familiarità ed estraneità costituisce un filo conduttore del discorso, perché rappresenta il punto centrale dell’ermeneutica gadameriana, er cui esistono molteplici tu: della tradizione, del dialogo interpersonale, dell’io-tu, della poesia e della sua interpretazione. Relazione e dialogo che si svolgono entro il medium del linguaggio, che non è un patrimonio statico ma un orizzonte mobile di virtualità per l’uomo e il suo stare in colloquio, in cui è presente, come nei processi formativi, una dimensione di conformazione, ma anche aperture verso il nuovo, verso la differenza e l’individualizzazione. Come esempio di formazione del soggetto che si costituisce nel rapporto con l’altro e nella dimensione dell’aver cura, viene approfondito il tema della solidarietà che si sviluppa nell’amicizia e cherappresenta un’esperienza fondamentale, benchè assai poco considerata, per la costituzione dell’identità personale, per favorire quel processo di ricerca di se stesso in cui l’uomo è continuamente impegnato.
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