Con lo sguardo della Pedagogia Speciale, il volume indaga le condizioni attraverso le quali i processi di cura medica concorrono allo strutturarsi del percorso di maturazione identitaria della persona disabile. La riflessione sulla stretta articolazione tra i concetti di cura, identità e disabilità lascia emergere le precomprensioni culturali e scientifiche e il riverbero che queste assumono nei percorsi di emancipazione della persona interessata da disabilità. Nello scenario tratteggiato, le pratiche di cura e la stessa esperienza del medico rischiano di ridursi all'espressione impersonale di un'istituzione oggettiva, mentre l'individuo disabile non è che la personificazione di un elemento organico non funzionale in un corpo-oggetto consegnato nelle mani del sapere medico. In questa dimensione spersonalizzante le prassi tendono a stigmatizzare e cristallizzare l'esperienza e l'agire dell'uomo nei confronti della disabilità. Nel testo, la realizzazione di un percorso etnografico d'indagine empirica caratterizzata da un'osservazione ravvicinata del contesto clinico ospedaliero consente di scandire gli elementi che strutturano la realtà singolare e originale dell'incontro tra il medico e la persona disabile da una parte, e di evidenziare il senso con il quale l'azione di cura medica può contribuire alla costruzione di dinamiche relazionali capaci di offrire uno spazio di piena espressione della dimensione identitaria della persona con disabilità dall'altra.

La dimensione identitaria nella persona disabile. Lo sguardo della Pedagogia Speciale sulle dinamiche della cura medica

ZURRU, ANTIOCO LUIGI
2015-01-01

Abstract

Con lo sguardo della Pedagogia Speciale, il volume indaga le condizioni attraverso le quali i processi di cura medica concorrono allo strutturarsi del percorso di maturazione identitaria della persona disabile. La riflessione sulla stretta articolazione tra i concetti di cura, identità e disabilità lascia emergere le precomprensioni culturali e scientifiche e il riverbero che queste assumono nei percorsi di emancipazione della persona interessata da disabilità. Nello scenario tratteggiato, le pratiche di cura e la stessa esperienza del medico rischiano di ridursi all'espressione impersonale di un'istituzione oggettiva, mentre l'individuo disabile non è che la personificazione di un elemento organico non funzionale in un corpo-oggetto consegnato nelle mani del sapere medico. In questa dimensione spersonalizzante le prassi tendono a stigmatizzare e cristallizzare l'esperienza e l'agire dell'uomo nei confronti della disabilità. Nel testo, la realizzazione di un percorso etnografico d'indagine empirica caratterizzata da un'osservazione ravvicinata del contesto clinico ospedaliero consente di scandire gli elementi che strutturano la realtà singolare e originale dell'incontro tra il medico e la persona disabile da una parte, e di evidenziare il senso con il quale l'azione di cura medica può contribuire alla costruzione di dinamiche relazionali capaci di offrire uno spazio di piena espressione della dimensione identitaria della persona con disabilità dall'altra.
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