Dall’Introduzione di Maria Cristina Secci: La voce narrante in Il flauto nel bosco si muove tra un mondo fantastico e uno macabro, con la necessità di far vibrare l’esistenza, di sentire in maniera totale, di registrare il dramma dell’individuo solo. In quell’individualità che rende tutti esseri speciali, bisognosi ed eroi a difesa della propria mediocre o titanica esistenza. La musica del flauto incanta, ammonisce, suggerisce voci di fate. È bucolico il contesto, ma severe sono le parole: “Che t’importa di conoscermi? La mia storia è, in fondo, come la tua”. La natura umana come la città, nasconde dunque un’animalità facile da svelare. Le parole preziose e dolorose come il viaggio dentro il vivere umano sono la filigrana di Grazia Deledda. Un gioiello sardo elaborato con ricami d’oro fino ed osceno come sanno esserlo certe incantevoli punte di corallo rosso.
Il flauto nel bosco
SECCI, MARIA CRISTINA
2008-01-01
Abstract
Dall’Introduzione di Maria Cristina Secci: La voce narrante in Il flauto nel bosco si muove tra un mondo fantastico e uno macabro, con la necessità di far vibrare l’esistenza, di sentire in maniera totale, di registrare il dramma dell’individuo solo. In quell’individualità che rende tutti esseri speciali, bisognosi ed eroi a difesa della propria mediocre o titanica esistenza. La musica del flauto incanta, ammonisce, suggerisce voci di fate. È bucolico il contesto, ma severe sono le parole: “Che t’importa di conoscermi? La mia storia è, in fondo, come la tua”. La natura umana come la città, nasconde dunque un’animalità facile da svelare. Le parole preziose e dolorose come il viaggio dentro il vivere umano sono la filigrana di Grazia Deledda. Un gioiello sardo elaborato con ricami d’oro fino ed osceno come sanno esserlo certe incantevoli punte di corallo rosso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.