La vicenda dell’insediamento moderno di Tramariglio costituisce un’interessante caso di studio nell’ambito dell’esperienza dell’architettura del novecento in Sardegna e della fondazione di nuove”città” tra le due guerre. Iniziata nel 1938 si concluderà nel 1941 in pieno conflitto bellico; ma soprattutto coinciderà con alcune esperienze fondamentali del moderno in sardegna: la fondazione di Fertilia, e più indirettamente il grande progetto autarchico di Carbonia. La colonia penale di Tramariglio assume rispetto a questi due momenti un ruolo documentario importante: nel primo caso il rapporto con Fertilia deriva direttamente dal suo progettista, Arturo Miraglia, autore di entrambi i progetti; nel secondo caso risulta interessante mettere a confronto il progetto e le tecniche costruttive, in parte differenti, che possono riferirsi ad un contesto culturale e temporale analogo. In questo senso la Colonia Penale Agricola di Porto Conte, nome originario dell’insediamento, può costituire un interessante caso di studio e di applicazione di una metodologia per il recupero e la tutela dei sistemi urbani del moderno, introducendosi in un dibattito aperto e fondamentale per il mantenimento del valore documentario dell’architettura moderna. Il patrimonio architettonico di Tramariglio infatti, come quello di altre città di fondazione del novecento, sembra aver perso col tempo una sua immagine riconoscibile per diversi motivi: la città del moderno si presenta come una città di frammenti che quando resistono ai processi di modificazione spesso perdono il senso originario, in una trasformazione verso la quale la materia storica stessa sembra non generare sufficiente attrito. E’ il tema della “rovina artificiale”, categoria interpretativa presa in prestito dalle argomentazioni sul restauro dei monumenti, o di tutto ciò che si presta ad essere considerato come “problema aperto” che per essere risolto presuppone una risposta architettonica, un progetto. La natura stessa della “fondazione” si configura, in questo caso, come una novità sostanziale rispetto alla città storica stratificata: la città di fondazione è, per definizione, progetto architettonico, nel senso di una unità compositiva costituitasi attraverso un disegno unitario e contemporaneo; è un’architettura progettata in forma di città. Da questo punto di vista l’architettura della città di fondazione è un documento unico che rivela principi compositivi normalmente applicati alla scala dell’edificio. Questo vuol dire, quindi, introdurre un problema più ampio, la costruzione di una metodologia di lavoro che contestualizza interventi di recupero e riuso, o nuovi interventi architettonici, in un sistema omogeneo come le città di fondazione moderne, e che rende necessaria una riflessione a tutto campo sulla possibilità di applicare strumenti operativi analoghi a quelli in uso per lo studio dei centri storici tradizionali.
La colonia penale di Porto Conte. Il sistema carcerario e il restauro dell’architettura moderna in Sardegna
PEGHIN, GIORGIO MARIO
;
2015-01-01
Abstract
La vicenda dell’insediamento moderno di Tramariglio costituisce un’interessante caso di studio nell’ambito dell’esperienza dell’architettura del novecento in Sardegna e della fondazione di nuove”città” tra le due guerre. Iniziata nel 1938 si concluderà nel 1941 in pieno conflitto bellico; ma soprattutto coinciderà con alcune esperienze fondamentali del moderno in sardegna: la fondazione di Fertilia, e più indirettamente il grande progetto autarchico di Carbonia. La colonia penale di Tramariglio assume rispetto a questi due momenti un ruolo documentario importante: nel primo caso il rapporto con Fertilia deriva direttamente dal suo progettista, Arturo Miraglia, autore di entrambi i progetti; nel secondo caso risulta interessante mettere a confronto il progetto e le tecniche costruttive, in parte differenti, che possono riferirsi ad un contesto culturale e temporale analogo. In questo senso la Colonia Penale Agricola di Porto Conte, nome originario dell’insediamento, può costituire un interessante caso di studio e di applicazione di una metodologia per il recupero e la tutela dei sistemi urbani del moderno, introducendosi in un dibattito aperto e fondamentale per il mantenimento del valore documentario dell’architettura moderna. Il patrimonio architettonico di Tramariglio infatti, come quello di altre città di fondazione del novecento, sembra aver perso col tempo una sua immagine riconoscibile per diversi motivi: la città del moderno si presenta come una città di frammenti che quando resistono ai processi di modificazione spesso perdono il senso originario, in una trasformazione verso la quale la materia storica stessa sembra non generare sufficiente attrito. E’ il tema della “rovina artificiale”, categoria interpretativa presa in prestito dalle argomentazioni sul restauro dei monumenti, o di tutto ciò che si presta ad essere considerato come “problema aperto” che per essere risolto presuppone una risposta architettonica, un progetto. La natura stessa della “fondazione” si configura, in questo caso, come una novità sostanziale rispetto alla città storica stratificata: la città di fondazione è, per definizione, progetto architettonico, nel senso di una unità compositiva costituitasi attraverso un disegno unitario e contemporaneo; è un’architettura progettata in forma di città. Da questo punto di vista l’architettura della città di fondazione è un documento unico che rivela principi compositivi normalmente applicati alla scala dell’edificio. Questo vuol dire, quindi, introdurre un problema più ampio, la costruzione di una metodologia di lavoro che contestualizza interventi di recupero e riuso, o nuovi interventi architettonici, in un sistema omogeneo come le città di fondazione moderne, e che rende necessaria una riflessione a tutto campo sulla possibilità di applicare strumenti operativi analoghi a quelli in uso per lo studio dei centri storici tradizionali.File | Dimensione | Formato | |
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