Una nuova fase di dibattito sull’istituzione delle città metropolitane è stata avviata come naturale conseguenza al tema della soppressione delle Province già prima della recente riforma Delrio (Legge 7 aprile 2014, n. 56), portata all’attenzione dell’opinione pubblica nel maggio 2010 in occasione della predisposizione della manovra finanziaria, come materia indispensabile per la riduzione della spesa pubblica. Il successivo D.L. 6 dicembre 2011, n. 201 (c.d. “Salva Italia”), convertito nella L. 214/2011, aveva previsto la soppressione e l’accorpamento delle Province in assenza di requisiti, modificato poi nel riordino complessivo di tutte le Province, ma senza esito. Nel luglio del 2013, infatti, la Corte Costituzionale, accogliendo il ricorso di otto regioni, ha di fatto bocciato la riforma di sistema per il riordino degli enti di area vasta, non ultimo perchè realizzata attraverso decreto legge, uno strumento destinato a far fronte a casi di straordinaria necessità e urgenza. In questo sfondo, la Sardegna, come regione a statuto speciale, ha avviato per prima una iniziativa autonoma attraverso l’approvazione del disegno di legge di riforma costituzionale che, certificando l’esito di un referendum abrogativo votato dal 35,5% degli elettori , cancella dallo Statuto le nuove province recentemente costituite con L.R. 9/2001, e progressivamente anche le quattro province “storiche”, nonostante siano ritenute necessarie quali enti territoriali di autonomia dall’art. 43 dello Statuto regionale. La Regione ha tentato di colmare il vulnus istituzionale e giuridico venutosi a creare attraverso due leggi riparatrici, la L.R. 11/2012, che ha affidato alle province soppresse l’esercizio provvisorio delle funzioni amministrative sino all'approvazione della legge costituzionale di modifica dell'articolo 43 dello Statuto, e la successiva L.R. 15/2013, che ha confermato l’orientamento di indirizzo della precedente, ma assegnando la continuità delle funzioni già svolte dalle province alla gestione commissariale straordinaria in luogo della titolarità istituzionale e rappresentativa degli organi provinciali in carica, in attesa dell’attuazione del DDL 176/2015, che prevede una riforma organica e strutturale dell’attuale assetto degli enti locali e d’area vasta in Sardegna, in primis l’istituzione dell’area metropolitana di Cagliari. La Sardegna è divenuta di fatto un campo di sperimentazione per il trasferimento di competenze e di ridefinizione delle geografie territoriali, che scaturiscono da un’esigenza di contenimento della spesa pubblica più che da un preciso disegno di riorganizzazione territoriale, in un quadro di incertezza normativa e senza una idea precisa della nuova architettura istituzionale che si andrà a delineare.
Città metropolitana di Cagliari
PLAISANT, ALESSANDRO;ZOPPI, CORRADO
2015-01-01
Abstract
Una nuova fase di dibattito sull’istituzione delle città metropolitane è stata avviata come naturale conseguenza al tema della soppressione delle Province già prima della recente riforma Delrio (Legge 7 aprile 2014, n. 56), portata all’attenzione dell’opinione pubblica nel maggio 2010 in occasione della predisposizione della manovra finanziaria, come materia indispensabile per la riduzione della spesa pubblica. Il successivo D.L. 6 dicembre 2011, n. 201 (c.d. “Salva Italia”), convertito nella L. 214/2011, aveva previsto la soppressione e l’accorpamento delle Province in assenza di requisiti, modificato poi nel riordino complessivo di tutte le Province, ma senza esito. Nel luglio del 2013, infatti, la Corte Costituzionale, accogliendo il ricorso di otto regioni, ha di fatto bocciato la riforma di sistema per il riordino degli enti di area vasta, non ultimo perchè realizzata attraverso decreto legge, uno strumento destinato a far fronte a casi di straordinaria necessità e urgenza. In questo sfondo, la Sardegna, come regione a statuto speciale, ha avviato per prima una iniziativa autonoma attraverso l’approvazione del disegno di legge di riforma costituzionale che, certificando l’esito di un referendum abrogativo votato dal 35,5% degli elettori , cancella dallo Statuto le nuove province recentemente costituite con L.R. 9/2001, e progressivamente anche le quattro province “storiche”, nonostante siano ritenute necessarie quali enti territoriali di autonomia dall’art. 43 dello Statuto regionale. La Regione ha tentato di colmare il vulnus istituzionale e giuridico venutosi a creare attraverso due leggi riparatrici, la L.R. 11/2012, che ha affidato alle province soppresse l’esercizio provvisorio delle funzioni amministrative sino all'approvazione della legge costituzionale di modifica dell'articolo 43 dello Statuto, e la successiva L.R. 15/2013, che ha confermato l’orientamento di indirizzo della precedente, ma assegnando la continuità delle funzioni già svolte dalle province alla gestione commissariale straordinaria in luogo della titolarità istituzionale e rappresentativa degli organi provinciali in carica, in attesa dell’attuazione del DDL 176/2015, che prevede una riforma organica e strutturale dell’attuale assetto degli enti locali e d’area vasta in Sardegna, in primis l’istituzione dell’area metropolitana di Cagliari. La Sardegna è divenuta di fatto un campo di sperimentazione per il trasferimento di competenze e di ridefinizione delle geografie territoriali, che scaturiscono da un’esigenza di contenimento della spesa pubblica più che da un preciso disegno di riorganizzazione territoriale, in un quadro di incertezza normativa e senza una idea precisa della nuova architettura istituzionale che si andrà a delineare.File | Dimensione | Formato | |
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