Dopo una ricostruzione del dibattito intorno al concetto di identità nelle scienze sociali, l'articolo esplora i principali discorsi sviluppati intorno al concetto di identità culturale nel diritto internazionale, europeo e nazionale. L'analisi rivela importanti differenze in questi sistemi giuridici. A livello nazionale, in genere il riconoscimento dell'identità culturale serve per compensare ingiustizie o per accomodare specifici bisogni di minoranze interne allo Stato: è uno strumento per combattere la discriminazione. Viceversa, a livello internazionale ed europeo, e nei pochi stati che si qualificano come multiculturali, l'identità culturale inizia ad essere percepita come un valore autonomo, che merita protezione non soltanto per proteggere gruppi negletti o vulnerabili, ma perchè rappresenta un bene per l'intera società. In tale seconda percezione, la coesistenza di diverse identità diventa un nuovo valore costituzionale: la diversità culturale, indispensabile per definire una democrazia. Questo articolo sostiene che questo mutamento nelle narrazioni costituzionali sull'identità culturale è positivo e dovrebbe essere esteso anche ad altre identità, quale quella di genere, al fine di elaborare nuove visioni della dignità umana. La connessione tra la protezione delle identità culturali e il diritto antidiscriminatorio è stata estremamente utile per ristabilire la giustizia, ma rischia ormai di perpetuare strutture di potere. Conservando le identità delle minoranze dentro il discorso antidiscriminatorio, infatti, si rischia di non vederle sotto altri aspetti che l'articolo cerca di suggerire e di visualizzare. L'articolo ricorre ad una metodologia innovativa nel diritto introducendo l'uso di immagini fotografiche, seguendo il metodo della "visuality" che va diffondendosi in altre scienze sociali.

Diversity as public good? Cultural identity in legal narratives

RUGGIU, ILENIA
2010-01-01

Abstract

Dopo una ricostruzione del dibattito intorno al concetto di identità nelle scienze sociali, l'articolo esplora i principali discorsi sviluppati intorno al concetto di identità culturale nel diritto internazionale, europeo e nazionale. L'analisi rivela importanti differenze in questi sistemi giuridici. A livello nazionale, in genere il riconoscimento dell'identità culturale serve per compensare ingiustizie o per accomodare specifici bisogni di minoranze interne allo Stato: è uno strumento per combattere la discriminazione. Viceversa, a livello internazionale ed europeo, e nei pochi stati che si qualificano come multiculturali, l'identità culturale inizia ad essere percepita come un valore autonomo, che merita protezione non soltanto per proteggere gruppi negletti o vulnerabili, ma perchè rappresenta un bene per l'intera società. In tale seconda percezione, la coesistenza di diverse identità diventa un nuovo valore costituzionale: la diversità culturale, indispensabile per definire una democrazia. Questo articolo sostiene che questo mutamento nelle narrazioni costituzionali sull'identità culturale è positivo e dovrebbe essere esteso anche ad altre identità, quale quella di genere, al fine di elaborare nuove visioni della dignità umana. La connessione tra la protezione delle identità culturali e il diritto antidiscriminatorio è stata estremamente utile per ristabilire la giustizia, ma rischia ormai di perpetuare strutture di potere. Conservando le identità delle minoranze dentro il discorso antidiscriminatorio, infatti, si rischia di non vederle sotto altri aspetti che l'articolo cerca di suggerire e di visualizzare. L'articolo ricorre ad una metodologia innovativa nel diritto introducendo l'uso di immagini fotografiche, seguendo il metodo della "visuality" che va diffondendosi in altre scienze sociali.
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