I rifiuti biodegradabili rappresentano uno dei flussi residuali più complessi da gestire. Le caratteristiche di putrescibilità, pur garantendone la non persistenza nell'ambiente e, come si sottolineerà nel seguito, offrendo delle potenzialità in termini di recupero di risorse materiali ed energetiche, influenzano pesantemente le fasi di gestione: raccolta, trasporto, stoccaggio e trattamento/smaltimento. Le modalità di gestione adottate nel recente passato, e in alcuni casi ancora utilizzate nel presente, basate sullo smaltimento diretto in discarica o sul trattamento di combustione presso i termovalorizzatori, hanno avuto effetti negativi in termini, rispettivamente, di impatti ambientali associati alle discariche caratterizzati da intensità e durata nel tempo non conformi con il concetto di sostenibilità ambientale, nonché di limitazione delle possibilità di recupero energetico via combustione. La Direttiva Discariche (1999/31/EC) ha obbligato i Paesi Europei a ridurre entro il 2016 il quantitativo di rifiuti organici (biowaste) conferiti in discarica del 35% rispetto a quanto prodotto da ciascun paese nel 1995, senza però indicare una strategia precisa di gestione della frazione organica dei rifiuti, ma richiedendo a ciascun Stato lo sviluppo di una appropriata politica in tal senso. Pertanto, definire approcci di gestione ambientalmente accettabili e economicamente sostenibili per i rifiuti biodegradabili era e, come vedremo, rimane una priorità assoluta. Negli anni '90 trovò origine e sviluppo il concetto di Sistema Integrato di Gestione, ovvero un approccio lineare che teorizza l'applicazione in ordine gerarchico di prevenzione, recupero di materiali, recupero di energia e smaltimento finale solo di quanto residua dalle fasi precedenti. L'attuale approccio rappresenta una ulteriore evoluzione del sistema integrato, basato sul concetto di Economia Circolare, ovvero sulla necessità di limitare ulteriormente il ricorso allo smaltimento finale. In una economia circolare tutte le attività, dall’estrazione alla produzione, sono concepite in modo che tutti i rifiuti prodotti in un ciclo diventino risorse in un altro ciclo e si contrappone quindi al concetto tutt’oggi prevalente di “economia lineare”. In un sistema circolare convertire i rifiuti in una risorsa consente di raggiungere la chiusura del “cerchio”. In proposito, è opportuno sottolineare come nell'ambito di una futura economia circolare, il ruolo dell'impiantistica "di valle" nella gestione dei rifiuti, di quelli urbani in particolare, è fatalmente destinato a ridimensionarsi. Infatti, se la diffusa implementazione negli anni '90 delle raccolte differenziate, fortemente indirizzate ai rifiuti da imballaggi, aveva fortemente orientato il sistema di gestione dei rifiuti verso monte, in termini di responsabilizzazione dell'utente, a discapito del ruolo fino ad allora giocato dall'impiantistica di fine ciclo (termovalorizzatori e discariche), la prossima adozione dei dettami della economia circolare non potrà che accentuare tale tendenza, mettendo per la prima volta in gioco i progettisti dei beni di consumo e responsabilizzando pesantemente il sistema produttivo e della distribuzione, prima ancora dell'utente. In questo contesto e dal punto di vista dell'Ingegnere Sanitario Ambientale, che non solo è soprattutto un impiantista, ma anche un impiantista fortemente legato ai processi biologici, è evidente che le prospettive di sviluppo, di studio, di ruolo non possono che concentrarsi in particolare sulle frazioni biodegradabili dei rifiuti.
Produzione di energia da processi biologici.
DE GIOANNIS, GIORGIA;LODDO, VIRGINIA;MUNTONI, ALDO;POLETTINI, ALESSANDRA;SPIGA, DANIELA
2016-01-01
Abstract
I rifiuti biodegradabili rappresentano uno dei flussi residuali più complessi da gestire. Le caratteristiche di putrescibilità, pur garantendone la non persistenza nell'ambiente e, come si sottolineerà nel seguito, offrendo delle potenzialità in termini di recupero di risorse materiali ed energetiche, influenzano pesantemente le fasi di gestione: raccolta, trasporto, stoccaggio e trattamento/smaltimento. Le modalità di gestione adottate nel recente passato, e in alcuni casi ancora utilizzate nel presente, basate sullo smaltimento diretto in discarica o sul trattamento di combustione presso i termovalorizzatori, hanno avuto effetti negativi in termini, rispettivamente, di impatti ambientali associati alle discariche caratterizzati da intensità e durata nel tempo non conformi con il concetto di sostenibilità ambientale, nonché di limitazione delle possibilità di recupero energetico via combustione. La Direttiva Discariche (1999/31/EC) ha obbligato i Paesi Europei a ridurre entro il 2016 il quantitativo di rifiuti organici (biowaste) conferiti in discarica del 35% rispetto a quanto prodotto da ciascun paese nel 1995, senza però indicare una strategia precisa di gestione della frazione organica dei rifiuti, ma richiedendo a ciascun Stato lo sviluppo di una appropriata politica in tal senso. Pertanto, definire approcci di gestione ambientalmente accettabili e economicamente sostenibili per i rifiuti biodegradabili era e, come vedremo, rimane una priorità assoluta. Negli anni '90 trovò origine e sviluppo il concetto di Sistema Integrato di Gestione, ovvero un approccio lineare che teorizza l'applicazione in ordine gerarchico di prevenzione, recupero di materiali, recupero di energia e smaltimento finale solo di quanto residua dalle fasi precedenti. L'attuale approccio rappresenta una ulteriore evoluzione del sistema integrato, basato sul concetto di Economia Circolare, ovvero sulla necessità di limitare ulteriormente il ricorso allo smaltimento finale. In una economia circolare tutte le attività, dall’estrazione alla produzione, sono concepite in modo che tutti i rifiuti prodotti in un ciclo diventino risorse in un altro ciclo e si contrappone quindi al concetto tutt’oggi prevalente di “economia lineare”. In un sistema circolare convertire i rifiuti in una risorsa consente di raggiungere la chiusura del “cerchio”. In proposito, è opportuno sottolineare come nell'ambito di una futura economia circolare, il ruolo dell'impiantistica "di valle" nella gestione dei rifiuti, di quelli urbani in particolare, è fatalmente destinato a ridimensionarsi. Infatti, se la diffusa implementazione negli anni '90 delle raccolte differenziate, fortemente indirizzate ai rifiuti da imballaggi, aveva fortemente orientato il sistema di gestione dei rifiuti verso monte, in termini di responsabilizzazione dell'utente, a discapito del ruolo fino ad allora giocato dall'impiantistica di fine ciclo (termovalorizzatori e discariche), la prossima adozione dei dettami della economia circolare non potrà che accentuare tale tendenza, mettendo per la prima volta in gioco i progettisti dei beni di consumo e responsabilizzando pesantemente il sistema produttivo e della distribuzione, prima ancora dell'utente. In questo contesto e dal punto di vista dell'Ingegnere Sanitario Ambientale, che non solo è soprattutto un impiantista, ma anche un impiantista fortemente legato ai processi biologici, è evidente che le prospettive di sviluppo, di studio, di ruolo non possono che concentrarsi in particolare sulle frazioni biodegradabili dei rifiuti.File | Dimensione | Formato | |
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