Il libro propone un ripensamento radicale degli istituti della rappresentanza territoriale sostenendo l’abbandono del modello Camera delle Regioni a vantaggio di un coordinamento di tipo intergovernativo, tramite la Conferenza Stato-Regioni, temperato dal dialogo con il Parlamento. Il lavoro si articola in due parti. Nella prima si ripercorre la storia della rappresentanza territoriale dalle sue origini sino all’attualità, confrontandola con le trasformazioni della rappresentanza politica dopo lo Stato dei partiti. Si osserva come l’irruzione degli interessi territoriali nei circuiti rappresentativi scardini l’interesse generale laddove non mediata in organi di raccordo che, ponendo a confronto i diversi interessi, cerchino di ricomporre l’unità politica. Si analizza, inoltre, l’assetto delle competenze che, nel contesto dello Stato policentrico multilivello, necessita di una gestione cooperativa. Nella seconda parte del libro si procede ad una critica radicale del modello Camera delle Regioni e alla proposizione di un organo alternativo. Vengono sviluppati diversi argomenti contro la Camera delle Regioni: considerarla archetipo del federalismo è un errore storiografico visto che i primi organi federali hanno avuto una genesi paragovernativa (Bundesrat tedesco, Senato americano); non è vero che la Camera delle Regioni è presente in tutti gli Stati federali, visto che diversi hanno sistemi monocamerali; in pressoché nessuno degli Stati dotati di Seconda camera questa funziona realmente come fulcro di interessi territoriali; il modello camerale appare viziato in re ipsa perché una proiezione parlamentare delle logiche territoriali favorisce la loro caduta in logiche partitiche; anche laddove è presente una Camera delle Regioni il vero perno del sistema risulta essere il coordinamento intergovernativo per quanto - non essendo ancora assurto alla dignità di modello - esso opera spesso a livello subcostituzionale e informale. Infine, si osserva come nel contesto italiano, l’istituzione di una Camera delle Regioni si è sempre rivelata politicamente impraticabile. A tale pars destruens segue una pars costruens del lavoro, volta a rinvenire un’alternativa al modello camerale. Sulla base dell’esperienza della Conferenza Stato-Regioni, consolidata in Italia, si propone di abbandonare il mito della Camera delle Regioni per impostare la rappresentanza territoriale sul sistema delle Conferenze. Dopo aver proceduto ad un’analisi del suo funzionamento nell’ordinamento italiano, sono rilevati alcuni difetti di tale sistema, che così com’è costruito non è soddisfacente. Vengono, pertanto, avanzate dieci proposte di riforma per razionalizzarlo. Il lavoro è impostato sul metodo comparato - con analisi dei più significativi Stati composti sia in chiave diacronica che sincronica - e con analisi delle prassi e dell’effettività degli ordinamenti.
Contro la Camera delle Regioni. Istituzioni e prassi della rappresentanza territoriale
RUGGIU, ILENIA
2006-01-01
Abstract
Il libro propone un ripensamento radicale degli istituti della rappresentanza territoriale sostenendo l’abbandono del modello Camera delle Regioni a vantaggio di un coordinamento di tipo intergovernativo, tramite la Conferenza Stato-Regioni, temperato dal dialogo con il Parlamento. Il lavoro si articola in due parti. Nella prima si ripercorre la storia della rappresentanza territoriale dalle sue origini sino all’attualità, confrontandola con le trasformazioni della rappresentanza politica dopo lo Stato dei partiti. Si osserva come l’irruzione degli interessi territoriali nei circuiti rappresentativi scardini l’interesse generale laddove non mediata in organi di raccordo che, ponendo a confronto i diversi interessi, cerchino di ricomporre l’unità politica. Si analizza, inoltre, l’assetto delle competenze che, nel contesto dello Stato policentrico multilivello, necessita di una gestione cooperativa. Nella seconda parte del libro si procede ad una critica radicale del modello Camera delle Regioni e alla proposizione di un organo alternativo. Vengono sviluppati diversi argomenti contro la Camera delle Regioni: considerarla archetipo del federalismo è un errore storiografico visto che i primi organi federali hanno avuto una genesi paragovernativa (Bundesrat tedesco, Senato americano); non è vero che la Camera delle Regioni è presente in tutti gli Stati federali, visto che diversi hanno sistemi monocamerali; in pressoché nessuno degli Stati dotati di Seconda camera questa funziona realmente come fulcro di interessi territoriali; il modello camerale appare viziato in re ipsa perché una proiezione parlamentare delle logiche territoriali favorisce la loro caduta in logiche partitiche; anche laddove è presente una Camera delle Regioni il vero perno del sistema risulta essere il coordinamento intergovernativo per quanto - non essendo ancora assurto alla dignità di modello - esso opera spesso a livello subcostituzionale e informale. Infine, si osserva come nel contesto italiano, l’istituzione di una Camera delle Regioni si è sempre rivelata politicamente impraticabile. A tale pars destruens segue una pars costruens del lavoro, volta a rinvenire un’alternativa al modello camerale. Sulla base dell’esperienza della Conferenza Stato-Regioni, consolidata in Italia, si propone di abbandonare il mito della Camera delle Regioni per impostare la rappresentanza territoriale sul sistema delle Conferenze. Dopo aver proceduto ad un’analisi del suo funzionamento nell’ordinamento italiano, sono rilevati alcuni difetti di tale sistema, che così com’è costruito non è soddisfacente. Vengono, pertanto, avanzate dieci proposte di riforma per razionalizzarlo. Il lavoro è impostato sul metodo comparato - con analisi dei più significativi Stati composti sia in chiave diacronica che sincronica - e con analisi delle prassi e dell’effettività degli ordinamenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.