Questa pubblicazione è il risultato di uno studio finalizzato all’individuazione, descrizione, classificazione e successiva perimetrazione dei principali edifici vulcanici presenti sul territorio regionale sardo e che preservano caratteristiche riconoscibili della loro morfologia originaria. La necessità dello studio deriva dalla volontà, da parte della Regione Autonoma Sardegna, di tutelare, ai sensi dell’Art. 142 del Codice del Paesaggio, aree di interesse paesaggistico tra le quali figurano espressamente, al comma 1), i vulcani. Allo scopo di rendere fruibili a un pubblico non strettamente tecnico le informazioni raccolte in questo libro, si è scelto di racchiudere in un capitolo a se stante (cap. 1) alcune informazioni di base di carattere vulcanologico, con particolare riferimento ai termini geologici-vulcanologici più ricorrenti e/o significativi nel contesto delle morfologie vulcaniche e presenti nel testo. Questa parte del libro, lungi dall’essere un esauriente trattato di vulcanologia, vuole agevolare la comprensione del testo anche per i non vulcanologi e fornisce la bibliografia di base per chi volesse addentrarsi maggiormente nell’argomento. L’individuazione dei principali edifici vulcanici presenti nel territorio sardo, con un grado di conservazione sufficientemente elevato da poter ancora presentare la maggior parte dei principali caratteri distintivi di tali morfologie, è stato il primo passo verso la selezione delle strutture da descrivere e caratterizzare. Nell’Isola sono riconoscibili prodotti del vulcanismo risalente fino al Paleozoico le cui morfologie vulcaniche variano per tipo e dimensione: sono rappresentate da forme costruttive a piccola scala, quali coni piroclastici monogenici, colate laviche e duomi; a scala maggiore sono rappresentate dai massicci vulcanici, e, infine, sono presenti forme di rilievo negative. Questo atlante non deve quindi essere inteso come una trattazione esaustiva delle molteplici “bellezze naturali” relative ai numerosi eventi di vulcanismo che hanno interessato la Sardegna nella sua storia geologica. Piuttosto, a partire dalla descrizione di quegli edifici vulcanici meglio conservati, vuole essere una testimonianza di come la Sardegna possa essere considerata un vero e proprio registro naturale delle molteplici forme in cui il vulcanismo puo’ esprimersi, e di come queste possano essere individuate, classificate, catalogate e, possibilmente, preservate. Non tutti gli edifici vulcanici hanno conservato le morfologie primarie, o perché completamente obliterate dagli eventi orogenetici varisici avvenuti durante il Carbonifero (è il caso dei prodotti dei cicli vulcanici ordoviciani; Oggiano et al., 2010; Gaggero et al., 2012), o perché hanno assunto forme che sono il risultato di numerosi cicli di erosione (è il caso del ciclo vulcanico permiano; Cassinis et al., 1997). Per questo motivo e perchè non sono finora noti prodotti e complessi vulcanici mesozoici, gli edifici descritti in questo atlante sono esclusivamente quelli di età Cenozoica e, ancora più limitatamente, quelli che presentano caratteristiche di conservazione tali da rispettare da un punto di visto paesaggistico le caratteristiche descritte nel cap. 3. Non deve perciò sorprendere l’assenza di alcuni rilievi che, essendo costituiti da rocce vulcaniche, sono comunemente ritenuti vulcani, ma non rappresentano edifici vulcanici nel senso stretto. È il caso delle giare, morfologie relitte che evidenziano le colate di lava basaltica prodotte dell’attività vulcanica lungo fratture o centri eruttivi che ne rappresentano il reale “edificio vulcanico” tuttora riconoscibile solo in pochi casi (ad es: Sa Zeppara nella Giara di Gesturi). Ugualmente, alcune strutture mostrano forme di erosione tali da non permettere il riconoscimento dei caratteri distintivi dell’edificio originario, quali la presenza di una zona craterica e/o di dicchi di alimentazione, è questo il caso del Monte Frusciu. Un caso limite è rappresentato da alcuni criptodomi e probabili neck, quali Pedra Mandarza di Giave o il Castello di Acquafredda di Siliqua, che sono qui descritti. Infine, in casi estremi gli edifici costituiscono dei sistemi coalescenti talmente complessi che è impossibile separare un edificio dall’altro, come il Monte Arci, il Montiferro e l’Arcuentu. La prima fase di questo studio è stata volta alla raccolta delle informazioni presenti in letteratura relative ai caratteri geologici e vulcanologici delle aree della Sardegna interessate da vulcanismo. Tali conoscenze sono state integrate dalle informazioni derivate dall’estesa letteratura geochimica e magmatologica sulle rocce vulcaniche affioranti nel territorio regionale. L’individuazione, la descrizione e la classificazione di un edificio vulcanico non può prescindere da un suo inquadramento all’interno del contesto geologico e geodinamico in cui si è sviluppato il vulcanismo, così come da un’approfondita conoscenza delle caratteristiche geologiche e strutturali a livello locale e regionale, delle caratteristiche geochimiche dei magmi emessi e, infine, dalla conoscenza dell’età della complessa evoluzione vulcanica e tettonica. Si è scelto di conseguenza, sia nella parte generale del libro (cap. 2), sia nella parte dedicata alle aree vulcaniche della Sardegna (cap. 4), di fornire in breve lo stato di conoscenze sui caratteri geologici della regione e, a scala più piccola, delle aree e degli apparati vulcanici. Con la stessa finalità viene fornita una sintesi sullo stato delle conoscenze delle caratteristiche chimico-petrografiche e dell’età dei magmi emessi durante l’attività vulcanica.

Gli edifici vulcanici cenozoici della Sardegna

MUNDULA, FILIPPO
Writing – Original Draft Preparation
;
DESSI', FRANCESCO GABRIELE
Data Curation
;
FUNEDDA, ANTONIO LUCA
Supervision
;
MELIS, MARIA TERESA
Writing – Review & Editing
;
2016-01-01

Abstract

Questa pubblicazione è il risultato di uno studio finalizzato all’individuazione, descrizione, classificazione e successiva perimetrazione dei principali edifici vulcanici presenti sul territorio regionale sardo e che preservano caratteristiche riconoscibili della loro morfologia originaria. La necessità dello studio deriva dalla volontà, da parte della Regione Autonoma Sardegna, di tutelare, ai sensi dell’Art. 142 del Codice del Paesaggio, aree di interesse paesaggistico tra le quali figurano espressamente, al comma 1), i vulcani. Allo scopo di rendere fruibili a un pubblico non strettamente tecnico le informazioni raccolte in questo libro, si è scelto di racchiudere in un capitolo a se stante (cap. 1) alcune informazioni di base di carattere vulcanologico, con particolare riferimento ai termini geologici-vulcanologici più ricorrenti e/o significativi nel contesto delle morfologie vulcaniche e presenti nel testo. Questa parte del libro, lungi dall’essere un esauriente trattato di vulcanologia, vuole agevolare la comprensione del testo anche per i non vulcanologi e fornisce la bibliografia di base per chi volesse addentrarsi maggiormente nell’argomento. L’individuazione dei principali edifici vulcanici presenti nel territorio sardo, con un grado di conservazione sufficientemente elevato da poter ancora presentare la maggior parte dei principali caratteri distintivi di tali morfologie, è stato il primo passo verso la selezione delle strutture da descrivere e caratterizzare. Nell’Isola sono riconoscibili prodotti del vulcanismo risalente fino al Paleozoico le cui morfologie vulcaniche variano per tipo e dimensione: sono rappresentate da forme costruttive a piccola scala, quali coni piroclastici monogenici, colate laviche e duomi; a scala maggiore sono rappresentate dai massicci vulcanici, e, infine, sono presenti forme di rilievo negative. Questo atlante non deve quindi essere inteso come una trattazione esaustiva delle molteplici “bellezze naturali” relative ai numerosi eventi di vulcanismo che hanno interessato la Sardegna nella sua storia geologica. Piuttosto, a partire dalla descrizione di quegli edifici vulcanici meglio conservati, vuole essere una testimonianza di come la Sardegna possa essere considerata un vero e proprio registro naturale delle molteplici forme in cui il vulcanismo puo’ esprimersi, e di come queste possano essere individuate, classificate, catalogate e, possibilmente, preservate. Non tutti gli edifici vulcanici hanno conservato le morfologie primarie, o perché completamente obliterate dagli eventi orogenetici varisici avvenuti durante il Carbonifero (è il caso dei prodotti dei cicli vulcanici ordoviciani; Oggiano et al., 2010; Gaggero et al., 2012), o perché hanno assunto forme che sono il risultato di numerosi cicli di erosione (è il caso del ciclo vulcanico permiano; Cassinis et al., 1997). Per questo motivo e perchè non sono finora noti prodotti e complessi vulcanici mesozoici, gli edifici descritti in questo atlante sono esclusivamente quelli di età Cenozoica e, ancora più limitatamente, quelli che presentano caratteristiche di conservazione tali da rispettare da un punto di visto paesaggistico le caratteristiche descritte nel cap. 3. Non deve perciò sorprendere l’assenza di alcuni rilievi che, essendo costituiti da rocce vulcaniche, sono comunemente ritenuti vulcani, ma non rappresentano edifici vulcanici nel senso stretto. È il caso delle giare, morfologie relitte che evidenziano le colate di lava basaltica prodotte dell’attività vulcanica lungo fratture o centri eruttivi che ne rappresentano il reale “edificio vulcanico” tuttora riconoscibile solo in pochi casi (ad es: Sa Zeppara nella Giara di Gesturi). Ugualmente, alcune strutture mostrano forme di erosione tali da non permettere il riconoscimento dei caratteri distintivi dell’edificio originario, quali la presenza di una zona craterica e/o di dicchi di alimentazione, è questo il caso del Monte Frusciu. Un caso limite è rappresentato da alcuni criptodomi e probabili neck, quali Pedra Mandarza di Giave o il Castello di Acquafredda di Siliqua, che sono qui descritti. Infine, in casi estremi gli edifici costituiscono dei sistemi coalescenti talmente complessi che è impossibile separare un edificio dall’altro, come il Monte Arci, il Montiferro e l’Arcuentu. La prima fase di questo studio è stata volta alla raccolta delle informazioni presenti in letteratura relative ai caratteri geologici e vulcanologici delle aree della Sardegna interessate da vulcanismo. Tali conoscenze sono state integrate dalle informazioni derivate dall’estesa letteratura geochimica e magmatologica sulle rocce vulcaniche affioranti nel territorio regionale. L’individuazione, la descrizione e la classificazione di un edificio vulcanico non può prescindere da un suo inquadramento all’interno del contesto geologico e geodinamico in cui si è sviluppato il vulcanismo, così come da un’approfondita conoscenza delle caratteristiche geologiche e strutturali a livello locale e regionale, delle caratteristiche geochimiche dei magmi emessi e, infine, dalla conoscenza dell’età della complessa evoluzione vulcanica e tettonica. Si è scelto di conseguenza, sia nella parte generale del libro (cap. 2), sia nella parte dedicata alle aree vulcaniche della Sardegna (cap. 4), di fornire in breve lo stato di conoscenze sui caratteri geologici della regione e, a scala più piccola, delle aree e degli apparati vulcanici. Con la stessa finalità viene fornita una sintesi sullo stato delle conoscenze delle caratteristiche chimico-petrografiche e dell’età dei magmi emessi durante l’attività vulcanica.
2016
978-88-498-4871-7
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