Il tema dell’orientamento in relazione alla persona interessata da disabilità ha presto evidenziato alcune peculiarità legate storicamente al clima di pregiudizio e a una concezione “essenzialista” e “fissista” che, presente nelle prime concezioni dell’orientamento (quella parsoniana in particolare), sembrano accompagnarsi e potersi ascrivere - per quanto concerne il “senso comune”, ma anche per un certo periodo scientifico-letterario - anche all’immagine stigmatizzata e categorizzata di chi è interessato da una disabilità. Ciò si pone in conflitto con l’idea di orientamento formativo intesa come percorso di protagonismo attivo della persona disabile nella costruzione di un proprio e autonomo progetto di vita. Nel percorso di ricerca, è dunque derivata l’esigenza di svincolarsi dai condizionamenti sociali e culturali e rendere esplicito che nessun processo di orientamento formativo può essere realizzato se la persona disabile, al pari di quella “normodotata”, sebbene gravata da maggiori ostacoli, non ha la possibilità di costruire nella quotidianità di tutte le occasioni di vita (famiglia, scuola, lavoro) capacità e autostima sufficienti per porsi degli obiettivi, per conseguire successi, ma anche per affrontare difficoltà e insuccessi. Gli esiti di ricerca cercano di fornire possibili indicazioni affinché il percorso di orientamento nei tre ambiti considerati, famiglia, scuola, lavoro, ma possiamo dire “società” nel suo complesso, possa avvenire in modo graduale, passando necessariamente dalle prime forme di etero-orientamento a quelle di auto-orientamento
Orientamento formativo e didabilità: famiglia, scuola e lavoro. Questioni storico-tematiche problemi educativi e prospettive pedagogico-didattiche
MURA, ANTONELLO
2005-01-01
Abstract
Il tema dell’orientamento in relazione alla persona interessata da disabilità ha presto evidenziato alcune peculiarità legate storicamente al clima di pregiudizio e a una concezione “essenzialista” e “fissista” che, presente nelle prime concezioni dell’orientamento (quella parsoniana in particolare), sembrano accompagnarsi e potersi ascrivere - per quanto concerne il “senso comune”, ma anche per un certo periodo scientifico-letterario - anche all’immagine stigmatizzata e categorizzata di chi è interessato da una disabilità. Ciò si pone in conflitto con l’idea di orientamento formativo intesa come percorso di protagonismo attivo della persona disabile nella costruzione di un proprio e autonomo progetto di vita. Nel percorso di ricerca, è dunque derivata l’esigenza di svincolarsi dai condizionamenti sociali e culturali e rendere esplicito che nessun processo di orientamento formativo può essere realizzato se la persona disabile, al pari di quella “normodotata”, sebbene gravata da maggiori ostacoli, non ha la possibilità di costruire nella quotidianità di tutte le occasioni di vita (famiglia, scuola, lavoro) capacità e autostima sufficienti per porsi degli obiettivi, per conseguire successi, ma anche per affrontare difficoltà e insuccessi. Gli esiti di ricerca cercano di fornire possibili indicazioni affinché il percorso di orientamento nei tre ambiti considerati, famiglia, scuola, lavoro, ma possiamo dire “società” nel suo complesso, possa avvenire in modo graduale, passando necessariamente dalle prime forme di etero-orientamento a quelle di auto-orientamentoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.