Can one talk of interspecific culture in pastoralism? This question may be a topic of interest today, thanks to the renewed attention that several disciplines, including anthropology, dedicate to man-animal relationships. The bringing back up to date of a classical theme in anthropology is probably fostered by the substitution of working animals with pets, even in rural settlements; it is like the incorporation, within common sense, of ecological principles and the urgency of ethical topics regarding nature. In this paper I have described some aspects of the relationships established between the goatherd and the animals in a wild and semi-wild goat breeding farm. The paper focusses on the complex dynamics linking the physical habitat (space, time and climate), the ‘animal nature’ (instinct, behaviour observed and volitions) and the work of man, in organisational, relational, emotional and aesthetic terms, as well as anthropopoietic. With the expression ‘goatfold habitat’, I have attempted to highlight the contemporary natural and cultural characteristic of the context in which men, the environment and animals relate to and influence one another, establishing forms of negotiation in meaning and communication. The use of sheep bells represents an efficient example of dialogue with nature. Although the theme opens many perspectives, this paper concentrates beautifully on the anthropological view, with the aim of interpreting the structural and defining process of man in a context in which the animal is the central focus.

Si può parlare di cultura interspecifica nel pastoralismo? La domanda può essere oggi argomento d’interesse, grazie anche alla rinnovata attenzione che varie discipline, compresa l’antropologia, riservano al tema del rapporto uomo-animale. La riattualizzazione di un tema classico dell’antropologia è probabilmente favorita dalla sostituzione degli animali d’utilità con i pet (animali d’affezione) anche negli insediamenti rurali, così come dall’assimilazione nel senso comune di principi ecologisti e dall’urgenza dei temi etici che riguardano la natura. Nel saggio ho voluto descrivere alcuni aspetti della relazione che si stabilisce tra il pastore e gli animali nell’allevamento caprino brado e semibrado, cercando di focalizzare l’attenzione sulla complessa dinamica che lega unitariamente l’habitat fisico (lo spazio, il tempo, il clima), la “natura animale” (l’istinto, i comportamenti appresi, le volizioni) e il lavoro umano, nei suoi aspetti organizzativi, relazionali, emotivi, estetici ma anche antropopoietici. Ricorrendo all’espressione di “habitat-caprile”, ho voluto sottolineare il carattere contemporaneamente naturale e culturale del contesto in cui uomini, ambiente e animali si relazionano e si influenzano, stabilendo forme negoziali di significazione e di comunicazione. L’impiego dei suoni dei campanacci rappresenta in questo ambito un efficace esempio del dialogo con la natura. L’interesse per queste tematiche, pur aprendo a differenti prospettive, rimane in questo saggio squisitamente antropologico, nell’intento di interpretare le modalità di strutturazione e di definizione dell’umano in contesti in cui la l’animalità è del tutto centrale.

Sentieri di suoni: dialoghi ed estetiche della natura e della cultura

MAXIA, CARLO
2015-01-01

Abstract

Can one talk of interspecific culture in pastoralism? This question may be a topic of interest today, thanks to the renewed attention that several disciplines, including anthropology, dedicate to man-animal relationships. The bringing back up to date of a classical theme in anthropology is probably fostered by the substitution of working animals with pets, even in rural settlements; it is like the incorporation, within common sense, of ecological principles and the urgency of ethical topics regarding nature. In this paper I have described some aspects of the relationships established between the goatherd and the animals in a wild and semi-wild goat breeding farm. The paper focusses on the complex dynamics linking the physical habitat (space, time and climate), the ‘animal nature’ (instinct, behaviour observed and volitions) and the work of man, in organisational, relational, emotional and aesthetic terms, as well as anthropopoietic. With the expression ‘goatfold habitat’, I have attempted to highlight the contemporary natural and cultural characteristic of the context in which men, the environment and animals relate to and influence one another, establishing forms of negotiation in meaning and communication. The use of sheep bells represents an efficient example of dialogue with nature. Although the theme opens many perspectives, this paper concentrates beautifully on the anthropological view, with the aim of interpreting the structural and defining process of man in a context in which the animal is the central focus.
2015
9788822263575
Si può parlare di cultura interspecifica nel pastoralismo? La domanda può essere oggi argomento d’interesse, grazie anche alla rinnovata attenzione che varie discipline, compresa l’antropologia, riservano al tema del rapporto uomo-animale. La riattualizzazione di un tema classico dell’antropologia è probabilmente favorita dalla sostituzione degli animali d’utilità con i pet (animali d’affezione) anche negli insediamenti rurali, così come dall’assimilazione nel senso comune di principi ecologisti e dall’urgenza dei temi etici che riguardano la natura. Nel saggio ho voluto descrivere alcuni aspetti della relazione che si stabilisce tra il pastore e gli animali nell’allevamento caprino brado e semibrado, cercando di focalizzare l’attenzione sulla complessa dinamica che lega unitariamente l’habitat fisico (lo spazio, il tempo, il clima), la “natura animale” (l’istinto, i comportamenti appresi, le volizioni) e il lavoro umano, nei suoi aspetti organizzativi, relazionali, emotivi, estetici ma anche antropopoietici. Ricorrendo all’espressione di “habitat-caprile”, ho voluto sottolineare il carattere contemporaneamente naturale e culturale del contesto in cui uomini, ambiente e animali si relazionano e si influenzano, stabilendo forme negoziali di significazione e di comunicazione. L’impiego dei suoni dei campanacci rappresenta in questo ambito un efficace esempio del dialogo con la natura. L’interesse per queste tematiche, pur aprendo a differenti prospettive, rimane in questo saggio squisitamente antropologico, nell’intento di interpretare le modalità di strutturazione e di definizione dell’umano in contesti in cui la l’animalità è del tutto centrale.
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2015, C. Maxia, Sentieri di suoni. Dialoghi della natura e della cultura, Firenze, Olschki.pdf

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