Stefano Pira “Cagliari città del sale: dal commercio internazionale al bene paesaggistico” in “Cagliari tra passato e futuro” a cura di G. Ortu, Cagliari 2004, Cuec, ISBN 88-8467-177-9 ABSTRACT La storia della produzione e del commercio del sale di Cagliari attraversa pienamente la storia di lunga durata del Mediterraneo e dell’economia-mondo occidentale. Il saggio è la sintesi di un lungo lavoro archivistico e bibliografico che ricostruisce le tappe fondamentali di un bene strategico nella storia dell’umanità fino al Novecento. Cagliari è stata per duemila anni la città del sale, i cui ritmi di sviluppo o di crisi si sono intrecciati strettamente con il ruolo del commercio del bianco prodotto sardo sulle rotte del Mediterraneo e dell’Atlantico, con una vera e propria esplosione produttiva a partire dal 1700 quando le flotte nord europee, a cominciare da quella svedese, hanno scoperto la qualità del sale sardo per la salagione dei merluzzi, arrivati sulle tavole di milioni di europei. Il saggio ripercorre un ricco dibattito sul passaggio dell’isola da presunto semplice luogo di poli coloniali (produzione di sale, grano, corallo e argento) per i dominatori a sito privilegiato per industrie che hanno adottato tecnologie e ritmi capitalistici in forte anticipo rispetto agli altri settori produttivi. La storia delle saline cagliaritane contiene in sé quelle che sono state evidenziate semplicisticamente come le contraddizioni della città: luogo di esclusione per i sardi e testa di ponte per gli invasori. Città e saline non possono essere ridotte a questi due estremi, sono molto di più: luogo di accumulazione di saperi evoluti, di commerci su lunga distanza (da Cagliari per Svezia, Russia, Inghilterra e nord America), alternativa alle carestie agrarie e pastorali, integratrici di redditi per contadini spesso al limite della sussistenza (i quali preferivano abbandonare i campi e raccogliere il sale tutte le volte che la carestia attraversava la pianura del Campidano), fornitrici di sale a prezzo calmierato per i villaggi pastorali esportatori di formaggio e carne, luogo di progettazione topografica, idraulica, architettonica e meccanica. Banco di prova impegnativo per qualunque classe dirigente, terreno di confronto tra i ritmi diversi delle economie, come dimostra la vicenda dei tentativi precoci di ingenti investimenti per aprire un canale navigabile che sottraesse le saline alle incertezze atmosferiche, sotto la spinta del console svedese a Cagliari Carl Gustav Mandel, coraggioso pioniere, in pieno Settecento della rivoluzione industriale nel campo minerario isolano e finanziatore della prima fonderia. Le saline sono state per Cagliari e per la Sardegna il luogo privilegiato di confronto con il resto del mondo, prima solo mediterraneo poi esteso all’intera economia-mondo occidentale.

Cagliari città del sale: dal commercio internazionale al bene paesaggistico,

PIRA, STEFANO
2004-01-01

Abstract

Stefano Pira “Cagliari città del sale: dal commercio internazionale al bene paesaggistico” in “Cagliari tra passato e futuro” a cura di G. Ortu, Cagliari 2004, Cuec, ISBN 88-8467-177-9 ABSTRACT La storia della produzione e del commercio del sale di Cagliari attraversa pienamente la storia di lunga durata del Mediterraneo e dell’economia-mondo occidentale. Il saggio è la sintesi di un lungo lavoro archivistico e bibliografico che ricostruisce le tappe fondamentali di un bene strategico nella storia dell’umanità fino al Novecento. Cagliari è stata per duemila anni la città del sale, i cui ritmi di sviluppo o di crisi si sono intrecciati strettamente con il ruolo del commercio del bianco prodotto sardo sulle rotte del Mediterraneo e dell’Atlantico, con una vera e propria esplosione produttiva a partire dal 1700 quando le flotte nord europee, a cominciare da quella svedese, hanno scoperto la qualità del sale sardo per la salagione dei merluzzi, arrivati sulle tavole di milioni di europei. Il saggio ripercorre un ricco dibattito sul passaggio dell’isola da presunto semplice luogo di poli coloniali (produzione di sale, grano, corallo e argento) per i dominatori a sito privilegiato per industrie che hanno adottato tecnologie e ritmi capitalistici in forte anticipo rispetto agli altri settori produttivi. La storia delle saline cagliaritane contiene in sé quelle che sono state evidenziate semplicisticamente come le contraddizioni della città: luogo di esclusione per i sardi e testa di ponte per gli invasori. Città e saline non possono essere ridotte a questi due estremi, sono molto di più: luogo di accumulazione di saperi evoluti, di commerci su lunga distanza (da Cagliari per Svezia, Russia, Inghilterra e nord America), alternativa alle carestie agrarie e pastorali, integratrici di redditi per contadini spesso al limite della sussistenza (i quali preferivano abbandonare i campi e raccogliere il sale tutte le volte che la carestia attraversava la pianura del Campidano), fornitrici di sale a prezzo calmierato per i villaggi pastorali esportatori di formaggio e carne, luogo di progettazione topografica, idraulica, architettonica e meccanica. Banco di prova impegnativo per qualunque classe dirigente, terreno di confronto tra i ritmi diversi delle economie, come dimostra la vicenda dei tentativi precoci di ingenti investimenti per aprire un canale navigabile che sottraesse le saline alle incertezze atmosferiche, sotto la spinta del console svedese a Cagliari Carl Gustav Mandel, coraggioso pioniere, in pieno Settecento della rivoluzione industriale nel campo minerario isolano e finanziatore della prima fonderia. Le saline sono state per Cagliari e per la Sardegna il luogo privilegiato di confronto con il resto del mondo, prima solo mediterraneo poi esteso all’intera economia-mondo occidentale.
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