La scena del sacrificio di Isacco, iniziale e inaugurale per le tre religioni monoteiste, è interpretata – nel confronto soprattutto con Levinas e Patočka – come un evento in cui in realtà non si manifesta nulla, in cui non accade niente che non sia sospeso, dove perciò nella maniera eminente l’im-percettibile di un’eccedenza si rivela come assenza e sottrazione. Da un lato il segreto risulta essere allora centrale, il che dà adito all’infinita interpretazione (alla glossa reiterata del Talmud, della Cabala, dell’ermeneutica); dall’altro la ‘rivelabilità’ più che la rivelazione sembra diventare cruciale, il che apre la strada alla proposta di una ‘messianicità senza messianismo’, di una ‘fede senza dogma’. L’attenzione per le aporie che continuamente si delineano nel momento della decisione, per le irriducibili dualità che caratterizzano il gioco tra religione e ragione, guida la lettura di Derrida: è all’altro che si risponde nel modo della responsabilità, ad ogni altro e al tutt’altro. D’altronde si tratta anche, come si sottolinea esplicitamente, di un rapporto tra padre e figlio, di una relazione tra l’uomo e Dio, che, nell’antinomia tra rispetto della vita e suo sacrificio, protezione e distruzione, fiducia e critica, testimonianza e calcolo, cancellano o dimenticano ciò che è stato escluso, per esempio la donna o l'animale.
L'eccedenza sul vivente, il sacrificio, l'esclusione. Derrida sulla religione
BAPTIST, GABRIELLA
2017-01-01
Abstract
La scena del sacrificio di Isacco, iniziale e inaugurale per le tre religioni monoteiste, è interpretata – nel confronto soprattutto con Levinas e Patočka – come un evento in cui in realtà non si manifesta nulla, in cui non accade niente che non sia sospeso, dove perciò nella maniera eminente l’im-percettibile di un’eccedenza si rivela come assenza e sottrazione. Da un lato il segreto risulta essere allora centrale, il che dà adito all’infinita interpretazione (alla glossa reiterata del Talmud, della Cabala, dell’ermeneutica); dall’altro la ‘rivelabilità’ più che la rivelazione sembra diventare cruciale, il che apre la strada alla proposta di una ‘messianicità senza messianismo’, di una ‘fede senza dogma’. L’attenzione per le aporie che continuamente si delineano nel momento della decisione, per le irriducibili dualità che caratterizzano il gioco tra religione e ragione, guida la lettura di Derrida: è all’altro che si risponde nel modo della responsabilità, ad ogni altro e al tutt’altro. D’altronde si tratta anche, come si sottolinea esplicitamente, di un rapporto tra padre e figlio, di una relazione tra l’uomo e Dio, che, nell’antinomia tra rispetto della vita e suo sacrificio, protezione e distruzione, fiducia e critica, testimonianza e calcolo, cancellano o dimenticano ciò che è stato escluso, per esempio la donna o l'animale.File | Dimensione | Formato | |
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