A distanza di due anni dall’ascesa di Jorge Maria Bergoglio al soglio pontificio la constatazione euforica della sua “autenticità, semplicità ed immediatezza” è già diventata luogo comune. Tuttavia, ammesso (ma non concesso) che questo stile efficace dipenda esclusivamente da una sua speciale dote, resterebbe comunque da spiegare perché proprio ora spontaneità, semplicità e immediatezza acquisiscano tutta questa forza sociale, comunicativa, semiotica. Ammesso (ma non concesso) che autenticità, spontaneità ed immediatezza siano valori , resterebbe dunque da capire perché e come ora - e proprio nel modo in cui li incarna papa Francesco - ci appaiano come valori, comunicativamente efficaci se non dirompenti. La domanda è necessaria perché altrimenti non si spiegherebbe il sentimento del nuovo, della differenza, della trasformazione ai limiti dell’imprevedibile che l’azione del Papa incarna. Se spontaneità, semplicità e immediatezza fossero valori di per sé non si capirebbe perché tutto questo stupore, questo entusiasmo, questa sensazione di qualcosa di imprevisto che irrompe sul proscenio del mondo. Soprattutto non si capirebbe l’efficacia di quest’azione, con le sue inusitate potenzialità di senso e con le sue nuove ed inevitabili contraddizioni. Ricostruire la trama di relazioni di cui papa Francesco è segno - nodo sensibile e semantico, prodotto e produttore di una differenza che produce altra differenza - è ciò che ci proponiamo di fare. Cercheremo dunque di rendere visibile quell’incrocio e quella somma di differenze che fa di Franciscus una grande differenza. Per farlo ci sembra utile riandare ai primi istanti del pontificato, a quel Big Bang del senso rappresentato dall’uscita di papa Francesco sul balcone di Piazza San Pietro. Lì ci pare di ritrovare condensate alcune delle traiettorie più feconde – in quanto imprevedibili, rilevanti, problematiche, contraddittorie - del suo agire, della sua ideologia, del suo comunicare. Traiettorie che proveremo a seguire attraverso gli atti semiotici più diversi - gesti, omelie, tweet, selfie, dialoghi, encicliche… - che hanno segnato in particolar modo il primo anno del pontificato. Traiettorie che oggi continuano a produrre effetti innovativi o già si sono fatte senso comune. Traiettorie che si possono secondo noi capire e sentire meglio approfondendo, appunto, il senso di quei primi istanti e di quel primigenio silenzio.
Imprevedibile Franciscus
Sedda, Francesco
2017-01-01
Abstract
A distanza di due anni dall’ascesa di Jorge Maria Bergoglio al soglio pontificio la constatazione euforica della sua “autenticità, semplicità ed immediatezza” è già diventata luogo comune. Tuttavia, ammesso (ma non concesso) che questo stile efficace dipenda esclusivamente da una sua speciale dote, resterebbe comunque da spiegare perché proprio ora spontaneità, semplicità e immediatezza acquisiscano tutta questa forza sociale, comunicativa, semiotica. Ammesso (ma non concesso) che autenticità, spontaneità ed immediatezza siano valori , resterebbe dunque da capire perché e come ora - e proprio nel modo in cui li incarna papa Francesco - ci appaiano come valori, comunicativamente efficaci se non dirompenti. La domanda è necessaria perché altrimenti non si spiegherebbe il sentimento del nuovo, della differenza, della trasformazione ai limiti dell’imprevedibile che l’azione del Papa incarna. Se spontaneità, semplicità e immediatezza fossero valori di per sé non si capirebbe perché tutto questo stupore, questo entusiasmo, questa sensazione di qualcosa di imprevisto che irrompe sul proscenio del mondo. Soprattutto non si capirebbe l’efficacia di quest’azione, con le sue inusitate potenzialità di senso e con le sue nuove ed inevitabili contraddizioni. Ricostruire la trama di relazioni di cui papa Francesco è segno - nodo sensibile e semantico, prodotto e produttore di una differenza che produce altra differenza - è ciò che ci proponiamo di fare. Cercheremo dunque di rendere visibile quell’incrocio e quella somma di differenze che fa di Franciscus una grande differenza. Per farlo ci sembra utile riandare ai primi istanti del pontificato, a quel Big Bang del senso rappresentato dall’uscita di papa Francesco sul balcone di Piazza San Pietro. Lì ci pare di ritrovare condensate alcune delle traiettorie più feconde – in quanto imprevedibili, rilevanti, problematiche, contraddittorie - del suo agire, della sua ideologia, del suo comunicare. Traiettorie che proveremo a seguire attraverso gli atti semiotici più diversi - gesti, omelie, tweet, selfie, dialoghi, encicliche… - che hanno segnato in particolar modo il primo anno del pontificato. Traiettorie che oggi continuano a produrre effetti innovativi o già si sono fatte senso comune. Traiettorie che si possono secondo noi capire e sentire meglio approfondendo, appunto, il senso di quei primi istanti e di quel primigenio silenzio.File | Dimensione | Formato | |
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