L'autrice prende in esame la lingua utilizzata nel Libellus Judicum Turritanorum, cronaca medioevale redatta in sardo logudorese da un autore anonimo e risalente alla fine del XIII secolo, in cui si ricostruisce la genealogia dei giudici di Torres lungo un arco temporale di circa due secoli. Il testo della cronaca ci è pervenuto attraverso due testimoni: una copia cartacea, probabilmente settecentesca, eseguita da un archivista piemontese ˗ certamente non derivata dall’originale, ma da un rimaneggiamento del secolo XVII ˗ e un estratto parziale, contenuto all’interno di un atto notarile redatto a Madrid nel 1580. L'esame linguistico-filologico delle due redazioni si rivela interessante e prezioso in quanto permette di osservare, sul filo della trasmissione di un medesimo testo, l'evoluzione della lingua sarda scritta in un arco temporale di tre-quattrocento anni; infatti sotto i diversi rimaneggiamenti d'epoca moderna traspare ampiamente il registro scrittorio e stilistico medievale sardo; che però si è voluto nel tempo adattare alla norma ed ai modi e gusti che via via mutavano. L’analisi di una serie di dati linguistici (i deittici, il discorso “riportato”, il lessico, la morfologia verbale, le configurazioni sintattiche e testuali) ha permesso di determinare la maggiore o minore prossimità della lingua dei due testimoni a quella dell’originale perduto e di evidenziare la presenza di successive stratificazioni linguistiche. Il testimone madrileno, per quanto ricco di latinismi, italianismi e grafie ipercorrette, rivela infatti ancora i tratti di una fase medioevale di sviluppo linguistico e stilistico ˗ certamente anteriore rispetto a quella in cui si colloca la copia torinese ˗ e che testimonia la tensione verso uno strumento espressivo svincolato dalle contingenze della comunicazione orale, sui cui moduli espressivi è purtuttavia ancora improntato l’impianto sintattico della nascente prosa storiografica. Infatti la mimesi dell’oralità attestata nel frammento cinquecentesco del Libellus si adegua ai moduli provenienti dalle scritture cronachistiche Due e Trecentesche, e assume le movenze, macrosintattiche e stilistiche, proprie della cosiddetta “prosa media”, divenuta modello sovralocale della scrittura storiografico-letteraria in area italiana nel tardo Medioevo. Il rimaneggiamento da cui deriva la copia torinese del Libellus è invece collocato in un’epoca in cui, nonostante la pressione politica e linguistica spagnola, il sardo si era comunque affermato come lingua letteraria. Pur mantenendo alcuni arcaismi rispetto alla precedente redazione madrilena, esso costituisce infatti il frutto di un successivo processo di totale adeguamento ai moduli letterario-cronachistici ormai pienamente affermati in area italiana: il modello adottato è ora quello di una prosa più elaborata e maggiormente influenzata dalle scritture cancelleresche, ormai svincolata dalle contingenze che avevano caratterizzato la prima redazione medioevale del Libellus.

Il Libellus Judicum Turritanorum e la nascita della prima prosa storiografica in volgare sardo

SERRA, PATRIZIA MARIA
2018-01-01

Abstract

L'autrice prende in esame la lingua utilizzata nel Libellus Judicum Turritanorum, cronaca medioevale redatta in sardo logudorese da un autore anonimo e risalente alla fine del XIII secolo, in cui si ricostruisce la genealogia dei giudici di Torres lungo un arco temporale di circa due secoli. Il testo della cronaca ci è pervenuto attraverso due testimoni: una copia cartacea, probabilmente settecentesca, eseguita da un archivista piemontese ˗ certamente non derivata dall’originale, ma da un rimaneggiamento del secolo XVII ˗ e un estratto parziale, contenuto all’interno di un atto notarile redatto a Madrid nel 1580. L'esame linguistico-filologico delle due redazioni si rivela interessante e prezioso in quanto permette di osservare, sul filo della trasmissione di un medesimo testo, l'evoluzione della lingua sarda scritta in un arco temporale di tre-quattrocento anni; infatti sotto i diversi rimaneggiamenti d'epoca moderna traspare ampiamente il registro scrittorio e stilistico medievale sardo; che però si è voluto nel tempo adattare alla norma ed ai modi e gusti che via via mutavano. L’analisi di una serie di dati linguistici (i deittici, il discorso “riportato”, il lessico, la morfologia verbale, le configurazioni sintattiche e testuali) ha permesso di determinare la maggiore o minore prossimità della lingua dei due testimoni a quella dell’originale perduto e di evidenziare la presenza di successive stratificazioni linguistiche. Il testimone madrileno, per quanto ricco di latinismi, italianismi e grafie ipercorrette, rivela infatti ancora i tratti di una fase medioevale di sviluppo linguistico e stilistico ˗ certamente anteriore rispetto a quella in cui si colloca la copia torinese ˗ e che testimonia la tensione verso uno strumento espressivo svincolato dalle contingenze della comunicazione orale, sui cui moduli espressivi è purtuttavia ancora improntato l’impianto sintattico della nascente prosa storiografica. Infatti la mimesi dell’oralità attestata nel frammento cinquecentesco del Libellus si adegua ai moduli provenienti dalle scritture cronachistiche Due e Trecentesche, e assume le movenze, macrosintattiche e stilistiche, proprie della cosiddetta “prosa media”, divenuta modello sovralocale della scrittura storiografico-letteraria in area italiana nel tardo Medioevo. Il rimaneggiamento da cui deriva la copia torinese del Libellus è invece collocato in un’epoca in cui, nonostante la pressione politica e linguistica spagnola, il sardo si era comunque affermato come lingua letteraria. Pur mantenendo alcuni arcaismi rispetto alla precedente redazione madrilena, esso costituisce infatti il frutto di un successivo processo di totale adeguamento ai moduli letterario-cronachistici ormai pienamente affermati in area italiana: il modello adottato è ora quello di una prosa più elaborata e maggiormente influenzata dalle scritture cancelleresche, ormai svincolata dalle contingenze che avevano caratterizzato la prima redazione medioevale del Libellus.
2018
9788891770448
Libellus Judicum Turritanorum; Sardinian Historiography;
Libellus Judicum Turritanorum; storiografia sarda; Storia giudicale; prosa media
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