Il 1997 è una data storica per il “nuovo cinema sardo”, ricca stagione cinematografica inaugurata dall'uscita nelle sale italiane del film di Gianfranco Cabiddu, Il figlio di Bakunìn. La pellicola, tratta dall'onomonimo romanzo di Sergio Atzeni del 1991, venne salutata dai critici come “lo spartiacque del nuovo cinema sardo”, e in effetti proponeva temi e immagini inediti nel panorama cinematografico isolano, caratterizzato fino a quel momento dalla rappresentazione del mondo agropastorale e banditesco. Ma il film di Cabiddu è un'opera interessante anche sotto il profilo linguistico, perché offre l'occasione per riflettere sull'oralità e la coralità della narrazione, tratti distintivi e assi portanti del romanzo di Atzeni. Quindici anni dopo, nel 2012, Salvatore Mereu presenta alla Mostra del cinema di Venezia, nella sezione “Orizzonti”, il suo ultimo lungometraggio, Bellas mariposas (liberamente ispirato al racconto di Sergio Atzeni del 1996). Protagoniste sono due ragazzine - Sara Podda e Maya Mulas - coetanee di Cate Frau e Luna Cotzas, residenti nel quartiere di Santa Lamenera, all'estrema periferia di Kasteddu. Un attento e accurato lavoro sulla lingua e sui luoghi ha permesso a Mereu di calare il suo racconto nella Cagliari contemporanea, il cui cangiante cromatismo linguistico si ritrova nel parlato della due adolescenti e degli altri personaggi della storia (il padre e la madre di Cate, Tonio, Gigi Nioi, la signora Sias, ecc.). Attraverso l'analisi del parlato filmico delle due opere atzeniane, si metteranno in luce le affinità e le divergenze rispetto ai testi di partenza, i tratti ricreati ex novo in fase di sceneggiatura e messa in scena, e infine si osserveranno gli elementi ascrivibili alla lingua realmente parlata in Sardegna e in particolare a Cagliari.
Che lingua fa nel nuovo cinema sardo? Analisi di due film atzeniani
Myriam Mereu
2017-01-01
Abstract
Il 1997 è una data storica per il “nuovo cinema sardo”, ricca stagione cinematografica inaugurata dall'uscita nelle sale italiane del film di Gianfranco Cabiddu, Il figlio di Bakunìn. La pellicola, tratta dall'onomonimo romanzo di Sergio Atzeni del 1991, venne salutata dai critici come “lo spartiacque del nuovo cinema sardo”, e in effetti proponeva temi e immagini inediti nel panorama cinematografico isolano, caratterizzato fino a quel momento dalla rappresentazione del mondo agropastorale e banditesco. Ma il film di Cabiddu è un'opera interessante anche sotto il profilo linguistico, perché offre l'occasione per riflettere sull'oralità e la coralità della narrazione, tratti distintivi e assi portanti del romanzo di Atzeni. Quindici anni dopo, nel 2012, Salvatore Mereu presenta alla Mostra del cinema di Venezia, nella sezione “Orizzonti”, il suo ultimo lungometraggio, Bellas mariposas (liberamente ispirato al racconto di Sergio Atzeni del 1996). Protagoniste sono due ragazzine - Sara Podda e Maya Mulas - coetanee di Cate Frau e Luna Cotzas, residenti nel quartiere di Santa Lamenera, all'estrema periferia di Kasteddu. Un attento e accurato lavoro sulla lingua e sui luoghi ha permesso a Mereu di calare il suo racconto nella Cagliari contemporanea, il cui cangiante cromatismo linguistico si ritrova nel parlato della due adolescenti e degli altri personaggi della storia (il padre e la madre di Cate, Tonio, Gigi Nioi, la signora Sias, ecc.). Attraverso l'analisi del parlato filmico delle due opere atzeniane, si metteranno in luce le affinità e le divergenze rispetto ai testi di partenza, i tratti ricreati ex novo in fase di sceneggiatura e messa in scena, e infine si osserveranno gli elementi ascrivibili alla lingua realmente parlata in Sardegna e in particolare a Cagliari.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Analisi linguistica di due film tratti da due opere di Sergio Atzeni
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