Il saggio ricostruisce i termini del rapporto fra l'opera di Alberto Cantoni e la poetica pirandelliana dell'umorismo, attraverso i loro testi e quelli coevi di Croce, d’Annunzio, De Sanctis e Angelo Conti. Vengono passate in rassegna le recensioni di Pirandello a tutta l’opera di Cantoni, molto ammirata per la singolarità delle doti creative che le conferiscono caratteristiche di rarità e originalità, rendendola per ciò stesso scevra da sospetti di imitazione, ovvero l’autore avvia un discorso che trasformerà tali peculiarità in principi distintivi della letteratura umoristica, come leggeremo diversi anni dopo nell’Umorismo. Le riflessioni di Pirandello sull’opera di Cantoni si rivelano un modello originario per individuare il germe creativo (a voler usare i suoi stessi parametri critici) che prelude alla poetica dell’umorismo e già si fa tale. Ma alcuni degli elementi enucleati nell’opera e nel metodo artistico di Cantoni appaiono fortemente relati a certe risonanze dietro cui, a volerli considerare senza velanti cautele, non si possono non intravedere né sottacere i nomi di d’Annunzio e di Angelo Conti, a partire dall’insistito interesse per la figura del critico-artista, al compito assegnato alla critica di individuare il momento aurorale della creazione artistica, fino al reiterato richiamo alla “Natura”, fonte privilegiata dell’ispirazione artistica e, insieme, motore attivo della creazione e della «fantasia umana» che si fanno strumento del manifestarsi della natura in un’«opera superiore». Per parte sua Pirandello, anche grazie a Cantoni, aveva focalizzato e impostato le condizioni di un’arte umoristica che all’estetica crociana contrapponeva un nuovo modo di conoscere la realtà e insieme di darle “forma”, indirizzato non solo verso la letteratura ma anche verso la saggistica, in quanto arte creativa per se stessa e ri-creativa dell’opera di fantasia, genere soggettivo per eccellenza che diviene però anche pluriprospettico mediante l’attivazione del “contrasto”; e verso quella speciale attitudine critica che sarà rappresentata dal teatro nel teatro. Il saggio, al di là della segnalazione dei fin troppo palesi calchi lessicali e delle riprese delle illuminanti formule derivanti dall’intera opera di Alberto Cantoni, da parte di Pirandello, individua la vera scoperta dell’acuto recensore nell’aver ricostruito un sistema di pensiero, enucleando la catena di concetti: dal “contrasto”, all’elemento critico, all’umorismo critico, che struttura la costruzione letteraria umoristica, nelle diverse forme praticate, oltre che originalmente denominate da Cantoni: novelle e novellette “critiche”, “novella sui generis”, “grotteschi”, “dialogo critico”, “scene”, “scene dialogate”, “critica drammatica”, “critica dell’arte narrativa”. Inoltre, si segnala l’elemento critico notevole, delle considerazioni pirandelliane, nell’aver saputo capire lo stacco netto dell’opera di Cantoni dalla produzione letteraria coeva e contigua (il romanzo di ambientazione storico-politica), e dal suo stesso XIX secolo ormai concluso, a differenza della maggior parte dei contemporanei che non capendolo lo ignorarono. L’opera di Alberto Cantoni non solo incrociò l’aspirazione forte di Pirandello a mettere in discussione «questo pregiudizio della tradizione», per affermare quanto in arte è sì rigorosamente soggettivo e svincolato dalla contingenza temporale: lo “stile”, il “carattere”, la “forma”, ma anche ad accogliere, come aveva saputo capire fin dal loro primo apparire, le «genialissime pagine di Cantoni».costruzione letteraria umoristica, nelle diverse forme praticate, oltre che originalmente denominate da Cantoni: novelle e novellette “critiche”, “novella sui generis”, “grotteschi”, “dialogo critico”, “scene”, “scene dialogate”, “critica drammatica”, “critica dell’arte narrativa”. Inoltre, si segnala l’elemento critico notevole, delle considerazioni pirandelliane, nell’aver saputo capire lo stacco netto dell’opera di Cantoni dalla produzione letteraria coeva e contigua (il romanzo di ambientazione storico-politica), e dal suo stesso XIX secolo ormai concluso, a differenza della maggior parte dei contemporanei che non capendolo lo ignorarono. L’opera di Alberto Cantoni non solo incrociò l’aspirazione forte di Pirandello a mettere in discussione «questo pregiudizio della tradizione», per affermare quanto in arte è sì rigorosamente soggettivo e svincolato dalla contingenza temporale: lo “stile”, il “carattere”, la “forma”, ma anche ad accogliere, come aveva saputo capire fin dal loro primo apparire, le «genialissime pagine di Cantoni».
"Nato con libertà" Alberto Cantoni letto da Pirandello
CALTAGIRONE, GIOVANNA
2009-01-01
Abstract
Il saggio ricostruisce i termini del rapporto fra l'opera di Alberto Cantoni e la poetica pirandelliana dell'umorismo, attraverso i loro testi e quelli coevi di Croce, d’Annunzio, De Sanctis e Angelo Conti. Vengono passate in rassegna le recensioni di Pirandello a tutta l’opera di Cantoni, molto ammirata per la singolarità delle doti creative che le conferiscono caratteristiche di rarità e originalità, rendendola per ciò stesso scevra da sospetti di imitazione, ovvero l’autore avvia un discorso che trasformerà tali peculiarità in principi distintivi della letteratura umoristica, come leggeremo diversi anni dopo nell’Umorismo. Le riflessioni di Pirandello sull’opera di Cantoni si rivelano un modello originario per individuare il germe creativo (a voler usare i suoi stessi parametri critici) che prelude alla poetica dell’umorismo e già si fa tale. Ma alcuni degli elementi enucleati nell’opera e nel metodo artistico di Cantoni appaiono fortemente relati a certe risonanze dietro cui, a volerli considerare senza velanti cautele, non si possono non intravedere né sottacere i nomi di d’Annunzio e di Angelo Conti, a partire dall’insistito interesse per la figura del critico-artista, al compito assegnato alla critica di individuare il momento aurorale della creazione artistica, fino al reiterato richiamo alla “Natura”, fonte privilegiata dell’ispirazione artistica e, insieme, motore attivo della creazione e della «fantasia umana» che si fanno strumento del manifestarsi della natura in un’«opera superiore». Per parte sua Pirandello, anche grazie a Cantoni, aveva focalizzato e impostato le condizioni di un’arte umoristica che all’estetica crociana contrapponeva un nuovo modo di conoscere la realtà e insieme di darle “forma”, indirizzato non solo verso la letteratura ma anche verso la saggistica, in quanto arte creativa per se stessa e ri-creativa dell’opera di fantasia, genere soggettivo per eccellenza che diviene però anche pluriprospettico mediante l’attivazione del “contrasto”; e verso quella speciale attitudine critica che sarà rappresentata dal teatro nel teatro. Il saggio, al di là della segnalazione dei fin troppo palesi calchi lessicali e delle riprese delle illuminanti formule derivanti dall’intera opera di Alberto Cantoni, da parte di Pirandello, individua la vera scoperta dell’acuto recensore nell’aver ricostruito un sistema di pensiero, enucleando la catena di concetti: dal “contrasto”, all’elemento critico, all’umorismo critico, che struttura la costruzione letteraria umoristica, nelle diverse forme praticate, oltre che originalmente denominate da Cantoni: novelle e novellette “critiche”, “novella sui generis”, “grotteschi”, “dialogo critico”, “scene”, “scene dialogate”, “critica drammatica”, “critica dell’arte narrativa”. Inoltre, si segnala l’elemento critico notevole, delle considerazioni pirandelliane, nell’aver saputo capire lo stacco netto dell’opera di Cantoni dalla produzione letteraria coeva e contigua (il romanzo di ambientazione storico-politica), e dal suo stesso XIX secolo ormai concluso, a differenza della maggior parte dei contemporanei che non capendolo lo ignorarono. L’opera di Alberto Cantoni non solo incrociò l’aspirazione forte di Pirandello a mettere in discussione «questo pregiudizio della tradizione», per affermare quanto in arte è sì rigorosamente soggettivo e svincolato dalla contingenza temporale: lo “stile”, il “carattere”, la “forma”, ma anche ad accogliere, come aveva saputo capire fin dal loro primo apparire, le «genialissime pagine di Cantoni».costruzione letteraria umoristica, nelle diverse forme praticate, oltre che originalmente denominate da Cantoni: novelle e novellette “critiche”, “novella sui generis”, “grotteschi”, “dialogo critico”, “scene”, “scene dialogate”, “critica drammatica”, “critica dell’arte narrativa”. Inoltre, si segnala l’elemento critico notevole, delle considerazioni pirandelliane, nell’aver saputo capire lo stacco netto dell’opera di Cantoni dalla produzione letteraria coeva e contigua (il romanzo di ambientazione storico-politica), e dal suo stesso XIX secolo ormai concluso, a differenza della maggior parte dei contemporanei che non capendolo lo ignorarono. L’opera di Alberto Cantoni non solo incrociò l’aspirazione forte di Pirandello a mettere in discussione «questo pregiudizio della tradizione», per affermare quanto in arte è sì rigorosamente soggettivo e svincolato dalla contingenza temporale: lo “stile”, il “carattere”, la “forma”, ma anche ad accogliere, come aveva saputo capire fin dal loro primo apparire, le «genialissime pagine di Cantoni».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.