L’identità del paesaggio insediativo storico, grazie alle numerose Carte del Restauro redatte dagli anni sessanta ad oggi e, a livello locale, soprattutto al recente Piano Paesaggistico Regionale, ha assunto, com’è ben noto, un ruolo estremamente rilevante. Infatti, in coerenza con l’art. 1 della Carta di Venezia, «la nozione di monumento storico comprende tanto la creazione architettonica isolata quanto l’ambiente urbano o paesistico che costituisca la testimonianza di una civiltà particolare, di un’evoluzione significativa o di un avvenimento storico. Questa nozione si applica non solo alle grandi opere, ma anche alle opere modeste che, con il tempo, abbiano acquistato un significato culturale». Tale concezione ha ampliato considerevolmente il concetto di tutela, prima rivolto esclusivamente alle emergenze architettoniche, estendendolo anche ai contesti urbani e ai nuclei storici A questo ampliamento, però, molto spesso non è corrisposta un’evoluzione delle prassi e dei mezzi necessari a garantire l’effettiva conservazione del patrimonio edilizio, soprattutto quello cosiddetto ‘minore’, il più sensibile al processo di deterioramento, non solo per la scarsità di risorse finanziarie, ma, ancor prima, per mancanza di identificazione. Con riferimento alla Sardegna, la questione si fa particolarmente delicata. Il territorio, infatti, escludendo le principali città, è segnato dalla presenza di un elevatissimo numero di centri urbani di ridotte dimensioni, prevalentemente di fondazione tardo-medievale e moderna, contraddistinti da un’edilizia minuta, la cui conservazione oggi è seriamente a rischio. Di fronte a simili realtà si rende indispensabile una sistematica e profonda analisi dello stato dei luoghi, al fine di ridurre considerevolmente la percentuale delle stratificazioni sacrificate per difetto di identificazione e per garantire la conservazione attraverso idonei strumenti di tutela. Particolarmente utile in tal senso è la definizione cronologica delle strutture, effettuata mediante l’analisi delle fonti cartografiche e iconografiche storiche, dei caratteri costruttivi dell’edilizia tradizionale e dei caratteri formali, sull’analisi stratigrafica orizzontale e verticale delle strutture e sulla definizione cronotipologica degli elementi costruttivi tradizionali. Tale approccio metodologico, di seguito illustrato, è stato applicato ad alcuni centri storici della Sardegna. L’obiettivo è innanzitutto quello di facilitare, in fase operativa, un corretto approccio per la salvaguardia e la valorizzazione dei contesti storici, assumendo sistemi d’intervento rispettosi dell’autenticità della materia storicizzata, nonché di riuscire a controllare la qualità dell’architettura di nuova realizzazione, di modo che essa sia in grado di dialogare con quella antica e di rappresentare un elemento di riqualificazione urbana, piuttosto che di rinnovato degrado.

La conoscenza e la datazione dell’edilizia tradizionale

GIANNATTASIO, CATERINA
2009-01-01

Abstract

L’identità del paesaggio insediativo storico, grazie alle numerose Carte del Restauro redatte dagli anni sessanta ad oggi e, a livello locale, soprattutto al recente Piano Paesaggistico Regionale, ha assunto, com’è ben noto, un ruolo estremamente rilevante. Infatti, in coerenza con l’art. 1 della Carta di Venezia, «la nozione di monumento storico comprende tanto la creazione architettonica isolata quanto l’ambiente urbano o paesistico che costituisca la testimonianza di una civiltà particolare, di un’evoluzione significativa o di un avvenimento storico. Questa nozione si applica non solo alle grandi opere, ma anche alle opere modeste che, con il tempo, abbiano acquistato un significato culturale». Tale concezione ha ampliato considerevolmente il concetto di tutela, prima rivolto esclusivamente alle emergenze architettoniche, estendendolo anche ai contesti urbani e ai nuclei storici A questo ampliamento, però, molto spesso non è corrisposta un’evoluzione delle prassi e dei mezzi necessari a garantire l’effettiva conservazione del patrimonio edilizio, soprattutto quello cosiddetto ‘minore’, il più sensibile al processo di deterioramento, non solo per la scarsità di risorse finanziarie, ma, ancor prima, per mancanza di identificazione. Con riferimento alla Sardegna, la questione si fa particolarmente delicata. Il territorio, infatti, escludendo le principali città, è segnato dalla presenza di un elevatissimo numero di centri urbani di ridotte dimensioni, prevalentemente di fondazione tardo-medievale e moderna, contraddistinti da un’edilizia minuta, la cui conservazione oggi è seriamente a rischio. Di fronte a simili realtà si rende indispensabile una sistematica e profonda analisi dello stato dei luoghi, al fine di ridurre considerevolmente la percentuale delle stratificazioni sacrificate per difetto di identificazione e per garantire la conservazione attraverso idonei strumenti di tutela. Particolarmente utile in tal senso è la definizione cronologica delle strutture, effettuata mediante l’analisi delle fonti cartografiche e iconografiche storiche, dei caratteri costruttivi dell’edilizia tradizionale e dei caratteri formali, sull’analisi stratigrafica orizzontale e verticale delle strutture e sulla definizione cronotipologica degli elementi costruttivi tradizionali. Tale approccio metodologico, di seguito illustrato, è stato applicato ad alcuni centri storici della Sardegna. L’obiettivo è innanzitutto quello di facilitare, in fase operativa, un corretto approccio per la salvaguardia e la valorizzazione dei contesti storici, assumendo sistemi d’intervento rispettosi dell’autenticità della materia storicizzata, nonché di riuscire a controllare la qualità dell’architettura di nuova realizzazione, di modo che essa sia in grado di dialogare con quella antica e di rappresentare un elemento di riqualificazione urbana, piuttosto che di rinnovato degrado.
2009
978-88-496-6841-4
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