Il capitolo di Stefano Pira dal titolo “Costruire un’élite per due patrie, da Collegio dei Nobili a Convitto Nazionale di Cagliari”, attraverso una ricca documentazione archivistica inedita, esamina il ruolo svolto dalla più importante istituzione scolastica della Sardegna in un arco temporale di quattro secoli. Le tappe della costruzione e dell’evoluzione delle classi dirigenti in Sardegna in epoca moderna sono fedelmente presenti nei regolamenti e nella vita quotidiana dei collegiali-convittori provenienti dalle città e dai piccoli villaggi forgiati prima dalle precise regole dei docenti gesuiti e poi dagli insegnanti laici dei convitti nazionali a partire dalla metà dell’Ottocento. La determinazione con la quale le classi dirigenti sarde, anche nei periodi di maggiore crisi economica e politica, sapranno salvare e far rinascere il collegio di Cagliari stabilirà un forte legame tra l’istituzIone scolastica e i ceti urbani e rurali che avviavano i propri figli a diventare esponenti della burocrazia statale e della borghesia professionale. In pieno Ottocento si sviluppa la costruzione del concetto di nazione italiana che vede nei convitti nazionali di tutta Italia i cardini per la diffusione tra le giovani generazioni dei valori nazionali e unitari. L’appartenenza a molte patrie, quella sarda ben marcata nella sua identità antica e quella italiana ancora in costruzione, sarà una caratteristica degli allievi del Collegio dei Nobili e poi del Convitto Nazionale cagliaritano che studiavano, nei loro programmi ufficiali, con lo stesso entusiasmo la Divina Commedia di Dante Alighieri e le gesta di Eleonora d’Arborea, mentre rimase sempre proibito l’uso della lingua sarda sin dalla fondazione nel 1618. Alla fine del Settecento, sotto la presidenza dell’intellettuale algherese Gianfrancesco Simon, il Collegio dei Nobili di Cagliari divenne uno dei tre club giacobini della città, con i suoi docenti accesi sostenitori del leader della ‘sarda rivoluzione’ Gio Maria Angioy e della sua battaglia antifeudale. Nel collegio nacque in quei mesi “Il Giornale di Sardegna” il primo organo di giornalismo e di propaganda politica che abbia avuto l’isola. Negli stessi giorni tra i giovanissimi allievi faceva il suo ingresso Giuseppe Manno, diventerà il maggiore storico della Sardegna ricoprendo le più alte cariche istituzionali prima del regno di Sardegna e poi del regno d’Italia, ricordando da adulto, nel suo “Giornale di un Collegiale”, con riconoscenza l’educazione ricevuta a Cagliari nel Collegio dei Nobili.

Costruire un'élite per due patrie. Da Collegio dei Nobili a Convitto Nazionale di Cagliari

Pira, Stefano;
2019-01-01

Abstract

Il capitolo di Stefano Pira dal titolo “Costruire un’élite per due patrie, da Collegio dei Nobili a Convitto Nazionale di Cagliari”, attraverso una ricca documentazione archivistica inedita, esamina il ruolo svolto dalla più importante istituzione scolastica della Sardegna in un arco temporale di quattro secoli. Le tappe della costruzione e dell’evoluzione delle classi dirigenti in Sardegna in epoca moderna sono fedelmente presenti nei regolamenti e nella vita quotidiana dei collegiali-convittori provenienti dalle città e dai piccoli villaggi forgiati prima dalle precise regole dei docenti gesuiti e poi dagli insegnanti laici dei convitti nazionali a partire dalla metà dell’Ottocento. La determinazione con la quale le classi dirigenti sarde, anche nei periodi di maggiore crisi economica e politica, sapranno salvare e far rinascere il collegio di Cagliari stabilirà un forte legame tra l’istituzIone scolastica e i ceti urbani e rurali che avviavano i propri figli a diventare esponenti della burocrazia statale e della borghesia professionale. In pieno Ottocento si sviluppa la costruzione del concetto di nazione italiana che vede nei convitti nazionali di tutta Italia i cardini per la diffusione tra le giovani generazioni dei valori nazionali e unitari. L’appartenenza a molte patrie, quella sarda ben marcata nella sua identità antica e quella italiana ancora in costruzione, sarà una caratteristica degli allievi del Collegio dei Nobili e poi del Convitto Nazionale cagliaritano che studiavano, nei loro programmi ufficiali, con lo stesso entusiasmo la Divina Commedia di Dante Alighieri e le gesta di Eleonora d’Arborea, mentre rimase sempre proibito l’uso della lingua sarda sin dalla fondazione nel 1618. Alla fine del Settecento, sotto la presidenza dell’intellettuale algherese Gianfrancesco Simon, il Collegio dei Nobili di Cagliari divenne uno dei tre club giacobini della città, con i suoi docenti accesi sostenitori del leader della ‘sarda rivoluzione’ Gio Maria Angioy e della sua battaglia antifeudale. Nel collegio nacque in quei mesi “Il Giornale di Sardegna” il primo organo di giornalismo e di propaganda politica che abbia avuto l’isola. Negli stessi giorni tra i giovanissimi allievi faceva il suo ingresso Giuseppe Manno, diventerà il maggiore storico della Sardegna ricoprendo le più alte cariche istituzionali prima del regno di Sardegna e poi del regno d’Italia, ricordando da adulto, nel suo “Giornale di un Collegiale”, con riconoscenza l’educazione ricevuta a Cagliari nel Collegio dei Nobili.
2019
978-88-6791-210-0
Collegio dei nobili; convitto nazionale; classi dirigenti; nobili; borghesia; giacobini; città; villaggi sardi; gesuiti; nation building; code dress; Giuseppe Manno; Gianfrancesco Simon
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