La realizzazione di un sistema di dighe e di infrastrutture per la distribuzione idrica ed elettrica nella Sardegna del primo Novecento venne progettata da Angelo Omodeo. Lombardo di nascita l’ingegnere Omodeo (1876-1941) intendeva risolvere alcuni tra i problemi che da sempre affliggevano la Sardegna: la presenza di vaste aree paludose e malarigene, la carenza di acqua, l’assenza di risorse energetiche. A partire dai suoi studi la storia delle bonifiche in Sardegna s’intreccia con quella delle dighe, possenti strutture chiamate a razionalizzare la raccolta, il deflusso e l’uso delle acque accumulate in grandi invasi artificiali. All’ingegnere si deve la progettazione dei primi grandi sbarramenti — la diga sul Tirso a lungo fu la più grande d’Europa — che, chiamati ad assumere molteplici funzioni, erano realizzati tanto per favorire lo sviluppo dell’economia agraria e industriale, quanto per fare fronte ai bisogni di energia elettrica e di acqua potabile. Le sue tesi furono quindi decisive nell’avviare a soluzione la secolare questione idraulica in Sardegna; si rivelarono, invece, insufficienti a eliminare la malaria – del tutto eradicata dall’isola solo nel secondo dopoguerra –, e a risolvere gli squilibri ambientali, economici e sociali che connotavano il rapporto tra popolazione e territorio, tra campagne, rendita fondiaria e comunità contadine.
Architetture d'acqua. Angelo Omodeo e il problema idraulico della Sardegna
DI FELICE, MARIA LUISA
2011-01-01
Abstract
La realizzazione di un sistema di dighe e di infrastrutture per la distribuzione idrica ed elettrica nella Sardegna del primo Novecento venne progettata da Angelo Omodeo. Lombardo di nascita l’ingegnere Omodeo (1876-1941) intendeva risolvere alcuni tra i problemi che da sempre affliggevano la Sardegna: la presenza di vaste aree paludose e malarigene, la carenza di acqua, l’assenza di risorse energetiche. A partire dai suoi studi la storia delle bonifiche in Sardegna s’intreccia con quella delle dighe, possenti strutture chiamate a razionalizzare la raccolta, il deflusso e l’uso delle acque accumulate in grandi invasi artificiali. All’ingegnere si deve la progettazione dei primi grandi sbarramenti — la diga sul Tirso a lungo fu la più grande d’Europa — che, chiamati ad assumere molteplici funzioni, erano realizzati tanto per favorire lo sviluppo dell’economia agraria e industriale, quanto per fare fronte ai bisogni di energia elettrica e di acqua potabile. Le sue tesi furono quindi decisive nell’avviare a soluzione la secolare questione idraulica in Sardegna; si rivelarono, invece, insufficienti a eliminare la malaria – del tutto eradicata dall’isola solo nel secondo dopoguerra –, e a risolvere gli squilibri ambientali, economici e sociali che connotavano il rapporto tra popolazione e territorio, tra campagne, rendita fondiaria e comunità contadine.File | Dimensione | Formato | |
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