The proclamation of the Austrian Republic in November 1918, with the consequent collapse of the Habsburg monarchy, not only deprived the Church of its role, but also brought about the advent of a national identitarian debate in the newly formed state, bitterly renamed as the “state that nobody wanted”. Thus, the image of Austria started a process of reshaping from its former imperial multiethnic identity to a “never-ending” search for a national “Austrian” identity; the sense of being Austrian soon turned into an element of class and political division, undermining the foundations of democracy. After the Second World War and the physical and mental ruins of 1945 for a society that had lived a seven-year black-out following economic collapse and civil war, the end of democracy, and the crimes of National Socialism, Austria restarted what would be a successful process of national identity construction. A parliamentary democracy was rebuilt, based on a twofold political consensus and, thanks to American support, an economically successful republican society came into being. This was how Austria became a nation whose shared and common values were further strengthened when the country became a member of the European Union. Thus, adopting Andreas Khol’s quote, “from the country that nobody wanted, Austria has become a state that everyone wants”.

La proclamazione della Repubblica austriaca nel novembre 1918, con il conseguente crollo della monarchia asburgica, non solo privò la Chiesa del suo ruolo, ma determinò anche l'avvento di un dibattito identitario nazionale nel neonato Stato, amaramente ribattezzato come lo “Stato che nessuno voleva”. Così, l'immagine dell'Austria iniziò un processo di rimodellamento dalla sua precedente identità imperiale multietnica a una ricerca “infinita” di un'identità nazionale “austriaca”; il senso di essere austriaco si trasformò presto in un elemento di divisione politica e di classe, minando le basi della democrazia. Dopo la Seconda guerra mondiale e le rovine fisiche e mentali del 1945 per una società che aveva vissuto sette anni di blackout in seguito al collasso economico e alla guerra civile, alla fine della democrazia e ai crimini del nazionalsocialismo, l'Austria riavviò quello che sarebbe stato un riuscito processo di costruzione dell'identità nazionale. Fu ricostruita una democrazia parlamentare, basata su un duplice consenso politico e, grazie al sostegno americano, nacque una società repubblicana di successo economico. In questo modo l'Austria è diventata una nazione i cui valori comuni e condivisi sono stati ulteriormente rafforzati quando il Paese è diventato membro dell'Unione Europea. Così, riprendendo la citazione di Andreas Khol, “da Paese che nessuno voleva, l'Austria è diventata uno Stato che tutti vogliono”.

Between Empire and Republic. Austrian Identity in the Twentieth Century (1918–1995)

LUCA LECIS
2020-01-01

Abstract

The proclamation of the Austrian Republic in November 1918, with the consequent collapse of the Habsburg monarchy, not only deprived the Church of its role, but also brought about the advent of a national identitarian debate in the newly formed state, bitterly renamed as the “state that nobody wanted”. Thus, the image of Austria started a process of reshaping from its former imperial multiethnic identity to a “never-ending” search for a national “Austrian” identity; the sense of being Austrian soon turned into an element of class and political division, undermining the foundations of democracy. After the Second World War and the physical and mental ruins of 1945 for a society that had lived a seven-year black-out following economic collapse and civil war, the end of democracy, and the crimes of National Socialism, Austria restarted what would be a successful process of national identity construction. A parliamentary democracy was rebuilt, based on a twofold political consensus and, thanks to American support, an economically successful republican society came into being. This was how Austria became a nation whose shared and common values were further strengthened when the country became a member of the European Union. Thus, adopting Andreas Khol’s quote, “from the country that nobody wanted, Austria has become a state that everyone wants”.
2020
9783402145173
3402145170
La proclamazione della Repubblica austriaca nel novembre 1918, con il conseguente crollo della monarchia asburgica, non solo privò la Chiesa del suo ruolo, ma determinò anche l'avvento di un dibattito identitario nazionale nel neonato Stato, amaramente ribattezzato come lo “Stato che nessuno voleva”. Così, l'immagine dell'Austria iniziò un processo di rimodellamento dalla sua precedente identità imperiale multietnica a una ricerca “infinita” di un'identità nazionale “austriaca”; il senso di essere austriaco si trasformò presto in un elemento di divisione politica e di classe, minando le basi della democrazia. Dopo la Seconda guerra mondiale e le rovine fisiche e mentali del 1945 per una società che aveva vissuto sette anni di blackout in seguito al collasso economico e alla guerra civile, alla fine della democrazia e ai crimini del nazionalsocialismo, l'Austria riavviò quello che sarebbe stato un riuscito processo di costruzione dell'identità nazionale. Fu ricostruita una democrazia parlamentare, basata su un duplice consenso politico e, grazie al sostegno americano, nacque una società repubblicana di successo economico. In questo modo l'Austria è diventata una nazione i cui valori comuni e condivisi sono stati ulteriormente rafforzati quando il Paese è diventato membro dell'Unione Europea. Così, riprendendo la citazione di Andreas Khol, “da Paese che nessuno voleva, l'Austria è diventata uno Stato che tutti vogliono”.
Austria; National Identity; Second Republic; Neutrality
Austria; Identità nazionale; Seconda Repubblica; Neutralità
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