La voce ripercorre le origini della comparazione e le sue evoluzioni con riflessioni incentrate, oltre che sui profili storico-ricostruttivi, sulle influenze che essa ha avuto sul metodo giuridico complessivamente considerato e sulla teoria generale del diritto. La storia della comparazione in Italia inizia con un veto, quello della Scuola orlandiana che, nell’ambizione di teorizzare “il” Metodo giuridico, aveva messo al bando tutti i giuristi eclettici, tra cui anche i seguaci della Scuola storica e i comparatisti. Le reazioni dei comparatisti segnarono l’inizio di una dialettica che colloca ancora oggi la comparazione tra le teorie giuridiche di stampo anti-dogmatico e anti-formalista. Rispetto a questa posizione “eretica” la comparazione viene enormemente rivalutata nel momento in cui Häberle le assegna il ruolo di quinto metodo interpretativo (dopo i 4 letterale, storico, sistematico e teleologico, teorizzati da Savigny). Attualmente, la comparazione è ampiamente utilizzata, nel diritto costituzionale, sia per gli studi sulla forma di stato e di governo, che per quelli relativi ai diritti. Accanto alla analisi storica la voce tratta delle seguenti questioni: se il diritto comparato sia soltanto un metodo o anche una scienza; se il metodo comparato sia soltanto uno o ve ne siano molteplici; se gli studi di solo diritto straniero siano qualificabili come comparazioni latenti e implicite o, viceversa, non abbiano alcuna dignità comparativa. Il lavoro conclude prospettando il futuro della comparazione e sostenendo che il diritto comparato non è più soltanto scienza o metodo, ma tende a trasformarsi esso stesso in diritto positivo, con una funzione di fonte del diritto, favorita dalla integrazione degli ordinamenti.

Comparazione (diritto costituzionale), VOCE in S. CASSESE (a cura di), Dizionario di diritto pubblico, Milano, Giuffrè,

RUGGIU, ILENIA
2006-01-01

Abstract

La voce ripercorre le origini della comparazione e le sue evoluzioni con riflessioni incentrate, oltre che sui profili storico-ricostruttivi, sulle influenze che essa ha avuto sul metodo giuridico complessivamente considerato e sulla teoria generale del diritto. La storia della comparazione in Italia inizia con un veto, quello della Scuola orlandiana che, nell’ambizione di teorizzare “il” Metodo giuridico, aveva messo al bando tutti i giuristi eclettici, tra cui anche i seguaci della Scuola storica e i comparatisti. Le reazioni dei comparatisti segnarono l’inizio di una dialettica che colloca ancora oggi la comparazione tra le teorie giuridiche di stampo anti-dogmatico e anti-formalista. Rispetto a questa posizione “eretica” la comparazione viene enormemente rivalutata nel momento in cui Häberle le assegna il ruolo di quinto metodo interpretativo (dopo i 4 letterale, storico, sistematico e teleologico, teorizzati da Savigny). Attualmente, la comparazione è ampiamente utilizzata, nel diritto costituzionale, sia per gli studi sulla forma di stato e di governo, che per quelli relativi ai diritti. Accanto alla analisi storica la voce tratta delle seguenti questioni: se il diritto comparato sia soltanto un metodo o anche una scienza; se il metodo comparato sia soltanto uno o ve ne siano molteplici; se gli studi di solo diritto straniero siano qualificabili come comparazioni latenti e implicite o, viceversa, non abbiano alcuna dignità comparativa. Il lavoro conclude prospettando il futuro della comparazione e sostenendo che il diritto comparato non è più soltanto scienza o metodo, ma tende a trasformarsi esso stesso in diritto positivo, con una funzione di fonte del diritto, favorita dalla integrazione degli ordinamenti.
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