Si avverte, spesso, nei processi di definizione, approvazione ed attuazione dei piani concernenti il governo del territorio (comunali, provinciali, regionali, di settore) un profondo scollamento tra la valutazione ed il piano, quasi che la valutazione, la VAS in particolare, sia un adempimento, spesso dispendioso ed inutile, che si aggiunge a quelli, già piuttosto onerosi, che devono essere espletati prima che il piano possa essere approvato ed entrare in vigore. I piani, che oggi, dal 2006, sono da assoggettare a VAS, sono espressione di una complessa stratificazione di scelte e di rapporti storicizzati tra persone, gruppi sociali, pubbliche amministrazioni, che, tradizionalmente, il piano mediava, orientava, in qualche modo interpretava. La stesura del piano era, come è anche adesso, una lunga teoria di discussioni, di pressioni, di costruzioni e distruzioni di visioni, più o meno condivise, sul futuro o sui futuri del territorio, fosse esso il microambito locale, o la provincia, o la regione. La governance del processo e la valutazione sono, dunque, efficaci se il processo valutativo è dentro il piano, o, se vogliamo, se la valutazione e la pianificazione si integrano per generare un prodotto qualitativamente più valido, in cui il miglioramento qualitativo è generato dalla presenza di un orizzonte di obiettivi che comprendano quelli relativi alla sostenibilità ed alla tutela proattiva delle risorse dell'ambiente. La VAS porta, quindi, ad un radicale cambiamento nella prassi della pianificazione urbanistica, che, come ogni radicale cambiamento, difficilmente può diventare prassi reale in breve tempo. Questa tensione al cambiamento si scontra in Italia con una prassi del "fare i piani" in cui la valutazione non trovava grande spazio e grande considerazione in termini di utilità ed efficacia.
Valutazione e pianificazione delle trasformazioni territoriali nei processi di governance ed e-governance. Sostenibilità ed e-governance nella pianificazione del territorio
ZOPPI, CORRADO
2012-01-01
Abstract
Si avverte, spesso, nei processi di definizione, approvazione ed attuazione dei piani concernenti il governo del territorio (comunali, provinciali, regionali, di settore) un profondo scollamento tra la valutazione ed il piano, quasi che la valutazione, la VAS in particolare, sia un adempimento, spesso dispendioso ed inutile, che si aggiunge a quelli, già piuttosto onerosi, che devono essere espletati prima che il piano possa essere approvato ed entrare in vigore. I piani, che oggi, dal 2006, sono da assoggettare a VAS, sono espressione di una complessa stratificazione di scelte e di rapporti storicizzati tra persone, gruppi sociali, pubbliche amministrazioni, che, tradizionalmente, il piano mediava, orientava, in qualche modo interpretava. La stesura del piano era, come è anche adesso, una lunga teoria di discussioni, di pressioni, di costruzioni e distruzioni di visioni, più o meno condivise, sul futuro o sui futuri del territorio, fosse esso il microambito locale, o la provincia, o la regione. La governance del processo e la valutazione sono, dunque, efficaci se il processo valutativo è dentro il piano, o, se vogliamo, se la valutazione e la pianificazione si integrano per generare un prodotto qualitativamente più valido, in cui il miglioramento qualitativo è generato dalla presenza di un orizzonte di obiettivi che comprendano quelli relativi alla sostenibilità ed alla tutela proattiva delle risorse dell'ambiente. La VAS porta, quindi, ad un radicale cambiamento nella prassi della pianificazione urbanistica, che, come ogni radicale cambiamento, difficilmente può diventare prassi reale in breve tempo. Questa tensione al cambiamento si scontra in Italia con una prassi del "fare i piani" in cui la valutazione non trovava grande spazio e grande considerazione in termini di utilità ed efficacia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.