Le acque delle grotte accreditate di particolari valenze benefiche hanno favorito vicende insediative e il consolidamento, nel loro intorno, di notevoli attività cultuali. I siti delle sorgenti, così come le topografie circostanti, vengono trasformati nei secoli dalle culture che li frequentano, con sovrapposizioni di funzioni e con iniziative urbanistiche che possono portare a perdite dei significati e delle forme originarie. La rivalutazione di questi siti può essere avviata sulla base di una accurata indagine sulla storia dei luoghi, verso il riordino dei dati disponibili e la proiezione dei possibili scenari originari. Questo studio propone di interpretare le relazioni tra la città e la sorgente della Grotta di San Guglielmo. La Grotta è parte di un complesso ipogeico di notevole estensione posto alla base dell’alta rupe su cui, nel 1215 e durante il XIII secolo, viene fondata dalla Repubblica di Pisa la città detta Castrum Novum Montis de Castro, la Cagliari di oggi. Di fronte alla Grotta sono documentati nel tardo Medioevo una fonte e un lavatoio, il cimitero degli ebrei, una chiesa di San Guglielmo e una di Sant’Andrea, oggi tutti scomparsi. All’interno della Grotta residuano segni e forme rupestri in un contesto pesantemente modificato fino a tempi recenti. L’ipotesi di lavoro è che la sorgente della Grotta di San Guglielmo sia stata il centro di un sistema cultuale di notevole rilievo, tanto da essere articolato anche lungo la breve linea di deflusso delle sue acque verso il mare. Qui vari ipogei e altre chiese rupestri, noti o documentati tra XI-XIII secolo, rimandano a orizzonti cultuali in relazione suburbana con la distrutta capitale Giudicale e di Santa Igia, in un’area ricca di sostrati antichi. La fondazione della villa di Stampace (ante 1263), nuova appendice del Castello pisano, ne ricomprende una parte e al tempo apre una stagione di destrutturazioni che tende a diminuire nei secoli il carisma delle acque della Grotta.
Dalla grotta alla città. Le acque di San Guglielmo a Cagliari
Marco Cadinu
2020-01-01
Abstract
Le acque delle grotte accreditate di particolari valenze benefiche hanno favorito vicende insediative e il consolidamento, nel loro intorno, di notevoli attività cultuali. I siti delle sorgenti, così come le topografie circostanti, vengono trasformati nei secoli dalle culture che li frequentano, con sovrapposizioni di funzioni e con iniziative urbanistiche che possono portare a perdite dei significati e delle forme originarie. La rivalutazione di questi siti può essere avviata sulla base di una accurata indagine sulla storia dei luoghi, verso il riordino dei dati disponibili e la proiezione dei possibili scenari originari. Questo studio propone di interpretare le relazioni tra la città e la sorgente della Grotta di San Guglielmo. La Grotta è parte di un complesso ipogeico di notevole estensione posto alla base dell’alta rupe su cui, nel 1215 e durante il XIII secolo, viene fondata dalla Repubblica di Pisa la città detta Castrum Novum Montis de Castro, la Cagliari di oggi. Di fronte alla Grotta sono documentati nel tardo Medioevo una fonte e un lavatoio, il cimitero degli ebrei, una chiesa di San Guglielmo e una di Sant’Andrea, oggi tutti scomparsi. All’interno della Grotta residuano segni e forme rupestri in un contesto pesantemente modificato fino a tempi recenti. L’ipotesi di lavoro è che la sorgente della Grotta di San Guglielmo sia stata il centro di un sistema cultuale di notevole rilievo, tanto da essere articolato anche lungo la breve linea di deflusso delle sue acque verso il mare. Qui vari ipogei e altre chiese rupestri, noti o documentati tra XI-XIII secolo, rimandano a orizzonti cultuali in relazione suburbana con la distrutta capitale Giudicale e di Santa Igia, in un’area ricca di sostrati antichi. La fondazione della villa di Stampace (ante 1263), nuova appendice del Castello pisano, ne ricomprende una parte e al tempo apre una stagione di destrutturazioni che tende a diminuire nei secoli il carisma delle acque della Grotta.File | Dimensione | Formato | |
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