La straordinaria complessità della società moderna, l’imprevedibilità dei cambiamenti che sono avvenuti e che avverranno nel terzo millennio impongono riflessioni profonde sul sistema educativo e, in particolare, sulla formazione di insegnanti capaci di affrontare l’educazione dei loro alunni in situazioni meno rigide e strutturate del passato (Hargreaves 1994). Nella scuola italiana Trombetta (1988: 55-56) individua queste stesse esigenze: Diverse voci ed anche con accentuazioni diverse per motivazioni, ma unanimi nell’indicare l’esigenza di cambiamento hanno, specialmente in questo ultimo ventennio anche in Italia, sentito l’esigenza di elaborare un diverso atteggiamento nella scuola. E queste voci non provengono soltanto dagli ‘esperti’ ma anche dagli stessi insegnanti (utenti) i quali massicciamente bombardati dalle proposte più disparate, anche se talvolta valide, si sono chiesti in che cosa dovesse consistere la loro autonomia e ‘identità professionale’. La ‘costruzione’ di una ‘identità professionale’ parte dalla formazione iniziale e, idealmente, prosegue con corsi di aggiornamento che permettono all’insegnante di tenere il passo non solo con le frequenti modifiche del sistema scolastico, ma anche con le innovazioni metodologiche e le esigenze in costante evoluzione dei loro alunni. In questo senso il percorso formativo rimane aperto, una “formazione professionale permanente” (PSLS-IRRSAE Toscana 1992: 13) che permette agli insegnanti di gestire il loro ruolo nella società postmoderna nelle sue molteplici complessità. Secondo Alexander (1996: 64-65) l’insegnante affronta queste problematiche da due punti di vista: l’ambiente scolastico inteso come lo spazio fisico, risorse e partecipanti e i rapporti che esistono tra di essi. Egli sostiene che questi rapporti sono condizionati da un “pedagogic process”, poiché l’insegnante adotta una serie di strategie mirate all’apprendimento che comprende specifiche disposizioni gestionali riguardanti i partecipanti (insegnante, apprendenti e stakeholders) e deve essere in grado di pianificare questo stesso processo, coordinare le attività didattiche proposte e valutare i risultati. La gestione della classe comprende il lavoro in gruppo o individuale e strategie per favorire l’interazione e la collaborazione. Tali processi si basano sui contenuti: sulle attività mirate e l’acquisizione di conoscenze specifiche, abilità pratiche e comprensione degli stessi contenuti. Il secondo aspetto riguarda l’operato dell’insegnante che si basa su idee e valori, a volte strettamente personali o frutto della formazione pregressa, che giustificano il suo modus operandi, per esempio la percezione del bambino capace o non capace di raggiungere certi obiettivi, i loro bisogni, come crescono psicologicamente, come apprendono, come motivarli e stimolarli e i loro diritti come persone e non solo come componenti amorfi e senza identità del gruppo. In ricerche svolte sul territorio italiano si evince che, mentre la formazione iniziale presenta “gravi carenze”, l’aggiornamento in servizio viene accolto favorevolmente (Grassi 1999: 57-58) perché risponde alle esigenze immediate degli insegnanti e, particolarmente tra gli insegnanti della Scuola Primaria, affronta problemi pratici, per esempio nella sperimentazione di nuove tecniche didattiche e la programmazione di percorsi formativi innovativi. Benché l’insegnamento della lingua straniera si inserisca in questo quadro generale, le sue specificità impongono un approccio che non solo fornisce un input didattico ma anche linguistico. I due aspetti sono strettamente collegati, ma si tende a scindere l’uno dall’altro, come, per esempio, nei corsi ministeriali a partire dalla fine degli anni settanta: una prima fase di rinforzo linguistico e, in seguito, riflessioni sulle innovazioni nella didattica della lingua straniera. Il presente lavoro intende esaminare nello specifico l’insegnamento della lingua inglese, partendo da problematiche teoriche sulla formazione in servizio dell’insegnante per poi illustrare il corso di Lingua Inglese del corso speciale DM 85/2006 svolto nell’Anno Accademico 2007-2008 con 35 docenti della Scuola Primaria in Sardegna.

Didattica delle lingue straniere

WADE, JOHN CHRISTOPHER
2010-01-01

Abstract

La straordinaria complessità della società moderna, l’imprevedibilità dei cambiamenti che sono avvenuti e che avverranno nel terzo millennio impongono riflessioni profonde sul sistema educativo e, in particolare, sulla formazione di insegnanti capaci di affrontare l’educazione dei loro alunni in situazioni meno rigide e strutturate del passato (Hargreaves 1994). Nella scuola italiana Trombetta (1988: 55-56) individua queste stesse esigenze: Diverse voci ed anche con accentuazioni diverse per motivazioni, ma unanimi nell’indicare l’esigenza di cambiamento hanno, specialmente in questo ultimo ventennio anche in Italia, sentito l’esigenza di elaborare un diverso atteggiamento nella scuola. E queste voci non provengono soltanto dagli ‘esperti’ ma anche dagli stessi insegnanti (utenti) i quali massicciamente bombardati dalle proposte più disparate, anche se talvolta valide, si sono chiesti in che cosa dovesse consistere la loro autonomia e ‘identità professionale’. La ‘costruzione’ di una ‘identità professionale’ parte dalla formazione iniziale e, idealmente, prosegue con corsi di aggiornamento che permettono all’insegnante di tenere il passo non solo con le frequenti modifiche del sistema scolastico, ma anche con le innovazioni metodologiche e le esigenze in costante evoluzione dei loro alunni. In questo senso il percorso formativo rimane aperto, una “formazione professionale permanente” (PSLS-IRRSAE Toscana 1992: 13) che permette agli insegnanti di gestire il loro ruolo nella società postmoderna nelle sue molteplici complessità. Secondo Alexander (1996: 64-65) l’insegnante affronta queste problematiche da due punti di vista: l’ambiente scolastico inteso come lo spazio fisico, risorse e partecipanti e i rapporti che esistono tra di essi. Egli sostiene che questi rapporti sono condizionati da un “pedagogic process”, poiché l’insegnante adotta una serie di strategie mirate all’apprendimento che comprende specifiche disposizioni gestionali riguardanti i partecipanti (insegnante, apprendenti e stakeholders) e deve essere in grado di pianificare questo stesso processo, coordinare le attività didattiche proposte e valutare i risultati. La gestione della classe comprende il lavoro in gruppo o individuale e strategie per favorire l’interazione e la collaborazione. Tali processi si basano sui contenuti: sulle attività mirate e l’acquisizione di conoscenze specifiche, abilità pratiche e comprensione degli stessi contenuti. Il secondo aspetto riguarda l’operato dell’insegnante che si basa su idee e valori, a volte strettamente personali o frutto della formazione pregressa, che giustificano il suo modus operandi, per esempio la percezione del bambino capace o non capace di raggiungere certi obiettivi, i loro bisogni, come crescono psicologicamente, come apprendono, come motivarli e stimolarli e i loro diritti come persone e non solo come componenti amorfi e senza identità del gruppo. In ricerche svolte sul territorio italiano si evince che, mentre la formazione iniziale presenta “gravi carenze”, l’aggiornamento in servizio viene accolto favorevolmente (Grassi 1999: 57-58) perché risponde alle esigenze immediate degli insegnanti e, particolarmente tra gli insegnanti della Scuola Primaria, affronta problemi pratici, per esempio nella sperimentazione di nuove tecniche didattiche e la programmazione di percorsi formativi innovativi. Benché l’insegnamento della lingua straniera si inserisca in questo quadro generale, le sue specificità impongono un approccio che non solo fornisce un input didattico ma anche linguistico. I due aspetti sono strettamente collegati, ma si tende a scindere l’uno dall’altro, come, per esempio, nei corsi ministeriali a partire dalla fine degli anni settanta: una prima fase di rinforzo linguistico e, in seguito, riflessioni sulle innovazioni nella didattica della lingua straniera. Il presente lavoro intende esaminare nello specifico l’insegnamento della lingua inglese, partendo da problematiche teoriche sulla formazione in servizio dell’insegnante per poi illustrare il corso di Lingua Inglese del corso speciale DM 85/2006 svolto nell’Anno Accademico 2007-2008 con 35 docenti della Scuola Primaria in Sardegna.
2010
9788884676009
lingue straniere; formazione insegnanti; formazione in servizio; glottodidattica; approccio laboratoriale
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