Il saggio indaga gli aspetti paradigmatici della cura in pedagogia, scavando nei suoi fondamenti ontologici, antropologici ed etici. Se sul piano ontico, l’apertura dell’uomo al mondo, il suo essere gettato, ma allo stesso tempo capace di trascendere la sua condizione e dar corso alla progettualità, è determinata dal fatto che del mondo egli si prende cura. Sul piano ontologico ciò è reso possibile in quanto, secondo Heidegger, egli è strutturalmente, ontologicamente, appunto, Cura, e la Cura rimanda alla costituzione d’essere che fonda le concrete pratiche di cura, ma rappresenta il trascendentale rispetto ad esse, è ciò per cui si danno occupazioni e cure. Sul piano antropologico, la cura si fonda sulla condizione umana di estrema precarietà e vulnerabilità e finitudine, sul rischio di perdersi, e la cura è la sola realtà che possa contrastare il “terribile”, in senso kierkegaardiano,con la sua azione salvifica. Sul piano etico, il focus è quello dell’alterità, del suo riconoscimento e della sua salvaguardia. Dunque, imprescindibile diventa l’apertura verso le filosofie che pongono al centro l’Altro, come colui che ci costituisce, che ci pone e ci fonda come Io. Dall’ermeneutica del sé in Ricoeur alla filosofia e pedagogia del volto in Levinas. La cura è responsabilità, verso sé stessi, verso l’altro che ci chiama con la sua sola presenza, verso il mondo che abbiamo in comune con i nostri simili.
Il paradigma della cura. Ontologia, antropologia, etica
FADDA, RITA
2006-01-01
Abstract
Il saggio indaga gli aspetti paradigmatici della cura in pedagogia, scavando nei suoi fondamenti ontologici, antropologici ed etici. Se sul piano ontico, l’apertura dell’uomo al mondo, il suo essere gettato, ma allo stesso tempo capace di trascendere la sua condizione e dar corso alla progettualità, è determinata dal fatto che del mondo egli si prende cura. Sul piano ontologico ciò è reso possibile in quanto, secondo Heidegger, egli è strutturalmente, ontologicamente, appunto, Cura, e la Cura rimanda alla costituzione d’essere che fonda le concrete pratiche di cura, ma rappresenta il trascendentale rispetto ad esse, è ciò per cui si danno occupazioni e cure. Sul piano antropologico, la cura si fonda sulla condizione umana di estrema precarietà e vulnerabilità e finitudine, sul rischio di perdersi, e la cura è la sola realtà che possa contrastare il “terribile”, in senso kierkegaardiano,con la sua azione salvifica. Sul piano etico, il focus è quello dell’alterità, del suo riconoscimento e della sua salvaguardia. Dunque, imprescindibile diventa l’apertura verso le filosofie che pongono al centro l’Altro, come colui che ci costituisce, che ci pone e ci fonda come Io. Dall’ermeneutica del sé in Ricoeur alla filosofia e pedagogia del volto in Levinas. La cura è responsabilità, verso sé stessi, verso l’altro che ci chiama con la sua sola presenza, verso il mondo che abbiamo in comune con i nostri simili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.