Un libro illudente, perché non si pone l’obiettivo di trasformare il mondo, che quasi certamente va e andrà altrove, irreversibilmente (almeno per ora e ancora per molto, quasi certamente per tutto il tempo che mi resta da vivere, e che resta a voi lettori di oggi e del prossimo domani, tanto o poco che sia, tanti o pochi che siate...); ironico, quindi, proprio in quanto cerca e prova a porre dei fondamenti in un’età post-metafisica e post-moderna, e perciò – per definizione e senza rimpianti o nostalgie di sorta – senza fondamenti. È e sarà ancora possibile e plausibile un’etica? Ironia quindi in quanto (auto)ironia sulla propria, e così probabile, improbabilità; est/etico, in quanto si propone di ri-cercare e rinvenire/re-inventare i nessi tra aisthesis ed ethos, e facendo coincidere a questa prassi integrativa la prospettiva stessa di qualunque educazione. Il giocare è infatti un’agire-pensare incorpato, e per questo può esemplificare un know-how per educare a vivere (o prendersi cura di sé nel con-vivere); ludico, quindi, in quanto ispirato dal giocare: attività complessa appresa dagli animali, che continua a legarci ad essi, e che- allo stesso tempo- esprime un altissimo livello di significatività simbolica e di (auto) riflessività; un’azione autopoietica, che si auto-organizza e resta aperta agli eventi e alle mutazioni. Qui si provano ad esporre quindi le visioni e le proposte dell’Illudetica, intesa come est/etica illudentemente fondata sul gioco. Con l’augurio e l’aspirazione che lei sappia accompagnarci a giocare nella catastrofe, e forse – quando sarà e per chi– verso un altrove.

Homo homini ludus. Fondamenti di Illudetica

euli enrico
2021-01-01

Abstract

Un libro illudente, perché non si pone l’obiettivo di trasformare il mondo, che quasi certamente va e andrà altrove, irreversibilmente (almeno per ora e ancora per molto, quasi certamente per tutto il tempo che mi resta da vivere, e che resta a voi lettori di oggi e del prossimo domani, tanto o poco che sia, tanti o pochi che siate...); ironico, quindi, proprio in quanto cerca e prova a porre dei fondamenti in un’età post-metafisica e post-moderna, e perciò – per definizione e senza rimpianti o nostalgie di sorta – senza fondamenti. È e sarà ancora possibile e plausibile un’etica? Ironia quindi in quanto (auto)ironia sulla propria, e così probabile, improbabilità; est/etico, in quanto si propone di ri-cercare e rinvenire/re-inventare i nessi tra aisthesis ed ethos, e facendo coincidere a questa prassi integrativa la prospettiva stessa di qualunque educazione. Il giocare è infatti un’agire-pensare incorpato, e per questo può esemplificare un know-how per educare a vivere (o prendersi cura di sé nel con-vivere); ludico, quindi, in quanto ispirato dal giocare: attività complessa appresa dagli animali, che continua a legarci ad essi, e che- allo stesso tempo- esprime un altissimo livello di significatività simbolica e di (auto) riflessività; un’azione autopoietica, che si auto-organizza e resta aperta agli eventi e alle mutazioni. Qui si provano ad esporre quindi le visioni e le proposte dell’Illudetica, intesa come est/etica illudentemente fondata sul gioco. Con l’augurio e l’aspirazione che lei sappia accompagnarci a giocare nella catastrofe, e forse – quando sarà e per chi– verso un altrove.
2021
978-88-32043-73-0
Gioco; Illlusione; Estetica; Etica; Catastrofe; Illudetica
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