Il lavoro esamina, partendo dalle ricerche della Rousseau (1989, 1990, 1995,1998, 2000, 2001), i nuovi contratti psicologici che caratterizzano la cosiddetta economia della flessibilità (Butera, 1990), mettendo in evidenza l’ambiguità di un nuovo sistema. Di fronte ad una forza lavoro che aspira ad un contratto legale a tempo indeterminato e ad un contratto psicologico di tipo relazionale o bilanciato, sempre più spesso il mercato offre possibilità di inserimento lavorativo che fanno riferimento a contratti psicologici di tipo transazionale. Tuttavia, e qui ben si rappresenta l’ambiguità del sistema, le organizzazioni stesse, pur stipulando tipologie di contratto legale connotate da transitorietà, generano spesso nell’individuo credenze differenti in relazione agli obblighi reciproci e chiedono all’individuo l’assunzione di obblighi più riferibili a contratti psicologici di tipo relazionale o bilanciato. Le soluzioni a questa empasse non sono né semplici né immediate. Solo con pratiche orientative che preparino gli individui a rappresentazioni più realistiche del mercato del lavoro, con interventi psicosociali che ristrutturino il rapporto individuo e organizzazione, e con cambiamenti a livello sociale che scardinino la rappresentazione stessa del lavoro, sarà possibile costruire le basi per una nuova negoziazione che possa evitare le attuali condizioni di disagio e di mancanza di sicurezza che caratterizza il lavoro attuale.
IL CONTRATTO LAVORATIVO TRA FLESSIBILITÀ E CRISI
MONDO, MARINA
2009-01-01
Abstract
Il lavoro esamina, partendo dalle ricerche della Rousseau (1989, 1990, 1995,1998, 2000, 2001), i nuovi contratti psicologici che caratterizzano la cosiddetta economia della flessibilità (Butera, 1990), mettendo in evidenza l’ambiguità di un nuovo sistema. Di fronte ad una forza lavoro che aspira ad un contratto legale a tempo indeterminato e ad un contratto psicologico di tipo relazionale o bilanciato, sempre più spesso il mercato offre possibilità di inserimento lavorativo che fanno riferimento a contratti psicologici di tipo transazionale. Tuttavia, e qui ben si rappresenta l’ambiguità del sistema, le organizzazioni stesse, pur stipulando tipologie di contratto legale connotate da transitorietà, generano spesso nell’individuo credenze differenti in relazione agli obblighi reciproci e chiedono all’individuo l’assunzione di obblighi più riferibili a contratti psicologici di tipo relazionale o bilanciato. Le soluzioni a questa empasse non sono né semplici né immediate. Solo con pratiche orientative che preparino gli individui a rappresentazioni più realistiche del mercato del lavoro, con interventi psicosociali che ristrutturino il rapporto individuo e organizzazione, e con cambiamenti a livello sociale che scardinino la rappresentazione stessa del lavoro, sarà possibile costruire le basi per una nuova negoziazione che possa evitare le attuali condizioni di disagio e di mancanza di sicurezza che caratterizza il lavoro attuale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.