Nelle moderne economie, l’attività di pianificazione urbanistica ha una funzione di prima grandezza. È da questa attività, che riguarda il modo in cui è utilizzato il suolo sia a fini abitativi che produttivi, che dipende molto del nostro benessere. A lungo però il tema della pianificazione urbanistica non è rientrato nel paradigma standard dell’economia che si è invece concentrata, limitatamente ai contributi degli economisti regionali, alla “sola” analisi delle determinanti della localizzazione, piuttosto che sulla ricerca di una spiegazione sui divari regionali in termini di crescita e sviluppo economico. Tali approcci hanno lasciato al margine il ruolo delle istituzioni nell’influenzare e orientare tali dinamiche, relegando la stessa pianificazione, oltre che a campo di pertinenza esclusiva di urbanisti (ingegneri o architetti), a mere questioni estetiche (la cosiddetta composizione urbanistica) piuttosto che funzionali (la cosiddetta tecnica urbanistica). Ma oggi i progressi conoscitivi hanno prodotto un approccio più completo alle questioni dello sviluppo economico portando ad intersezioni, prima non tracciate né percorse, tra diversi ambiti disciplinari. In questo senso è ormai generalmente riconosciuto che le istituzioni, intese come regole formali, procedure di adesione e pratiche operative standard che strutturano le relazioni tra individui nelle diverse unità politiche ed economiche, nella maggior parte dei casi, pur se prive di specifici obiettivi di carattere economico, hanno importanti ricadute sul sistema produttivo e sulla crescita e più in generale sul benessere della cittadinanza. Questo ha portato allo svilupparsi di una crescente consapevolezza della interrelazione tra questioni giuridiche e questioni economiche concretizzatasi in contributi che, inquadrandosi all’interno del noto dibattito tra interventisti e non-interventisti, sottolineano, trasversalmente, come il libero mercato da solo non sia in grado di allocare efficientemente le risorse assicurando quindi crescita e sviluppo. È ormai infatti ampiamente condiviso da economisti di diverso orientamento che un certo grado di controllo da parte dello Stato è necessario. In questo quadro il contributo analizza il grado di intervento necessario (più o meno rilevante) nonché l’efficacia degli strumenti utilizzati (le istituzioni) per promuovere e creare le condizioni per lo sviluppo economico.
Aspetti economici e finanziari della pianificazione urbanistica comunale. I costi della pianificazione.
MUNDULA, LUIGI
2012-01-01
Abstract
Nelle moderne economie, l’attività di pianificazione urbanistica ha una funzione di prima grandezza. È da questa attività, che riguarda il modo in cui è utilizzato il suolo sia a fini abitativi che produttivi, che dipende molto del nostro benessere. A lungo però il tema della pianificazione urbanistica non è rientrato nel paradigma standard dell’economia che si è invece concentrata, limitatamente ai contributi degli economisti regionali, alla “sola” analisi delle determinanti della localizzazione, piuttosto che sulla ricerca di una spiegazione sui divari regionali in termini di crescita e sviluppo economico. Tali approcci hanno lasciato al margine il ruolo delle istituzioni nell’influenzare e orientare tali dinamiche, relegando la stessa pianificazione, oltre che a campo di pertinenza esclusiva di urbanisti (ingegneri o architetti), a mere questioni estetiche (la cosiddetta composizione urbanistica) piuttosto che funzionali (la cosiddetta tecnica urbanistica). Ma oggi i progressi conoscitivi hanno prodotto un approccio più completo alle questioni dello sviluppo economico portando ad intersezioni, prima non tracciate né percorse, tra diversi ambiti disciplinari. In questo senso è ormai generalmente riconosciuto che le istituzioni, intese come regole formali, procedure di adesione e pratiche operative standard che strutturano le relazioni tra individui nelle diverse unità politiche ed economiche, nella maggior parte dei casi, pur se prive di specifici obiettivi di carattere economico, hanno importanti ricadute sul sistema produttivo e sulla crescita e più in generale sul benessere della cittadinanza. Questo ha portato allo svilupparsi di una crescente consapevolezza della interrelazione tra questioni giuridiche e questioni economiche concretizzatasi in contributi che, inquadrandosi all’interno del noto dibattito tra interventisti e non-interventisti, sottolineano, trasversalmente, come il libero mercato da solo non sia in grado di allocare efficientemente le risorse assicurando quindi crescita e sviluppo. È ormai infatti ampiamente condiviso da economisti di diverso orientamento che un certo grado di controllo da parte dello Stato è necessario. In questo quadro il contributo analizza il grado di intervento necessario (più o meno rilevante) nonché l’efficacia degli strumenti utilizzati (le istituzioni) per promuovere e creare le condizioni per lo sviluppo economico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.