Mi sia concesso di portare un personale contributo al tema in discussione, riferendomi, data la mia collocazione disciplinare, agli schemi di finanziamento delle imprese italiane, quindi ai possibili scenari aperti dalla modifica degli impianti normativi delle società. Come noto, la struttura finanziaria delle aziende italiane risulta, allo stato attuale, caratterizzata da talune peculiarità che rendono l’insieme particolarmente vulnerabile rispetto ad una ordinata capacità di crescita ed al variabile andamento della congiuntura interna ed internazionale. Ad evidenza, se tutt’ora sussiste un problema di carenza di capitali di rischio e di eccessivo ricorso al debito bancario a breve, stante una dimensione d’impresa assolutamente limitata, le variabili sulle quali occorre concentrare l’attenzione sono proprio quelle capaci di assicurare continuità di esercizio di quei comportamenti di banche e imprese controintuitivi rispetto all’aggiustamento necessario. La difficoltà delle banche di arricchire il contenuto di servizio della relazione di finanziamento, rifocalizzando le politiche di offerta per così dire dal corporate lending al comparate banking, appare indubbia, così come si giustifica la “ossessiva e autodistruttiva focalizzazione prevalente ad una politica di price competition, illusoriamente compensata da una strategia di espansione dei volumi che inevitabilmente conduce all’accettazione (non sempre consapevole) di soglie di rischio più elevate”. Che competenza, correttezza e trasparenza possano meglio coniugarsi con accentramento di poteri in un numero vieppiù limitato di soggetti, di fatto in grado di determinare ogni aspetto delle scelte strategiche operative nella conduzione della gestione aziendale, e dunque, della comunicazione societaria, in mancanza peraltro di un potere deterrente delle sanzione, pare al riguardo emblematica. Come dire che le aspettative di un forte impatto della riforma societaria sulla finanza aziendale paiono, realisticamente, eccessive, se non anche fuori luogo.

PERSONALE CONTRIBUTO AL TEMA IN DISCUSSIONE

MALAVASI, ROBERTO
2004-01-01

Abstract

Mi sia concesso di portare un personale contributo al tema in discussione, riferendomi, data la mia collocazione disciplinare, agli schemi di finanziamento delle imprese italiane, quindi ai possibili scenari aperti dalla modifica degli impianti normativi delle società. Come noto, la struttura finanziaria delle aziende italiane risulta, allo stato attuale, caratterizzata da talune peculiarità che rendono l’insieme particolarmente vulnerabile rispetto ad una ordinata capacità di crescita ed al variabile andamento della congiuntura interna ed internazionale. Ad evidenza, se tutt’ora sussiste un problema di carenza di capitali di rischio e di eccessivo ricorso al debito bancario a breve, stante una dimensione d’impresa assolutamente limitata, le variabili sulle quali occorre concentrare l’attenzione sono proprio quelle capaci di assicurare continuità di esercizio di quei comportamenti di banche e imprese controintuitivi rispetto all’aggiustamento necessario. La difficoltà delle banche di arricchire il contenuto di servizio della relazione di finanziamento, rifocalizzando le politiche di offerta per così dire dal corporate lending al comparate banking, appare indubbia, così come si giustifica la “ossessiva e autodistruttiva focalizzazione prevalente ad una politica di price competition, illusoriamente compensata da una strategia di espansione dei volumi che inevitabilmente conduce all’accettazione (non sempre consapevole) di soglie di rischio più elevate”. Che competenza, correttezza e trasparenza possano meglio coniugarsi con accentramento di poteri in un numero vieppiù limitato di soggetti, di fatto in grado di determinare ogni aspetto delle scelte strategiche operative nella conduzione della gestione aziendale, e dunque, della comunicazione societaria, in mancanza peraltro di un potere deterrente delle sanzione, pare al riguardo emblematica. Come dire che le aspettative di un forte impatto della riforma societaria sulla finanza aziendale paiono, realisticamente, eccessive, se non anche fuori luogo.
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