Quando sul finire degli anni novanta del Novecento, Alvaro Siza viene incaricato della ricostruzione del quartiere del Chiado a Lisbona, non si limita a sanare la ferita che il devastante incendio del 1988 aveva generato nel cuore della città, ma utilizza quell’opportunità per innescare una trasformazione senza precedenti. La precisa sintassi urbana, che sul finire del Settecento aveva conformato la città illuminista a seguito del tremendo terremoto del 1775, viene rielaborata dal maestro portoghese e forgiata pazientemente allo scopo di costruire relazioni inedite nel tessuto della città. Gli elementi che compongono il piano di Pombal si riposizionano ad uno ad uno definendo una nuova topologia tra spazio pubblico e privato, interno ed esterno, antico e nuovo, la scala urbana e il dettaglio. Gli stessi elementi - e qualcuno aggiunto - si ricombinano formando una frase urbana nuova di significato diverso, da qui l’analogia con ‘l’anagramma’ che il testo propone. Il Chiado di Siza è una città ‘altra’ in cui il tessuto storico diventa permeabile, gli spazi interni agli isolati si trasfomano da privati a semipubblici o pubblici e - in questo modo - attivano percorsi diagonali non previsti dalla logica cartesiana della Baixa. Da qui in poi il termine ‘restauro urbano’, al quale è stato spesso associato l’intervento è del tutto fuorviante. Benché il ‘tocco’ garbato e consapevole di Siza non abbia mai generato timore per la salvaguardia dei valori storici del luogo, non si può non riconoscere che le azioni da lui condotte si inscrivano nel novero delle trasformazioni. Purtuttavia egli non utilizza nulla - o quasi - che non fosse materia latente. Il riconoscimento delle caratteristiche e dei valori del piano originario è per Siza la base metodologica sulla quale attivare i contenuti del progetto contemporaneo. Il rapporto tra la facciata e la strada, i principi costruttivi degli edifici pombalini, le proporzioni degli isolati e le loro caratteristiche tipologiche, sino al dettaglio degli elementi decorativi e le infrastrutture di servizio, sono i piani logici sui quali si articola l’attività del progetto. La lezione che da questa esperienza ne deriva apre possibilità infinite di sperimentazione nello spazio interstiziale tra conservazione e innovazione in cui opera il progetto, anche quello alla scala della città.

Metodi e forme dell’anagramma urbano

Chiri, Giovanni Marco
2020-01-01

Abstract

Quando sul finire degli anni novanta del Novecento, Alvaro Siza viene incaricato della ricostruzione del quartiere del Chiado a Lisbona, non si limita a sanare la ferita che il devastante incendio del 1988 aveva generato nel cuore della città, ma utilizza quell’opportunità per innescare una trasformazione senza precedenti. La precisa sintassi urbana, che sul finire del Settecento aveva conformato la città illuminista a seguito del tremendo terremoto del 1775, viene rielaborata dal maestro portoghese e forgiata pazientemente allo scopo di costruire relazioni inedite nel tessuto della città. Gli elementi che compongono il piano di Pombal si riposizionano ad uno ad uno definendo una nuova topologia tra spazio pubblico e privato, interno ed esterno, antico e nuovo, la scala urbana e il dettaglio. Gli stessi elementi - e qualcuno aggiunto - si ricombinano formando una frase urbana nuova di significato diverso, da qui l’analogia con ‘l’anagramma’ che il testo propone. Il Chiado di Siza è una città ‘altra’ in cui il tessuto storico diventa permeabile, gli spazi interni agli isolati si trasfomano da privati a semipubblici o pubblici e - in questo modo - attivano percorsi diagonali non previsti dalla logica cartesiana della Baixa. Da qui in poi il termine ‘restauro urbano’, al quale è stato spesso associato l’intervento è del tutto fuorviante. Benché il ‘tocco’ garbato e consapevole di Siza non abbia mai generato timore per la salvaguardia dei valori storici del luogo, non si può non riconoscere che le azioni da lui condotte si inscrivano nel novero delle trasformazioni. Purtuttavia egli non utilizza nulla - o quasi - che non fosse materia latente. Il riconoscimento delle caratteristiche e dei valori del piano originario è per Siza la base metodologica sulla quale attivare i contenuti del progetto contemporaneo. Il rapporto tra la facciata e la strada, i principi costruttivi degli edifici pombalini, le proporzioni degli isolati e le loro caratteristiche tipologiche, sino al dettaglio degli elementi decorativi e le infrastrutture di servizio, sono i piani logici sui quali si articola l’attività del progetto. La lezione che da questa esperienza ne deriva apre possibilità infinite di sperimentazione nello spazio interstiziale tra conservazione e innovazione in cui opera il progetto, anche quello alla scala della città.
2020
9788885745469
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11584/351980
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