Il collasso dell’Unione sovietica nei primi anni Novanta del XX secolo ha creato un’area d’instabilità politica in tutto lo spazio post-sovietico, in particolare in quello europeo (la cosiddetta doppia periferia) dove le influenze contrapposte della Federazione russa da una parte e dell’Unione europea e della Nato dall’altra hanno influenzato il percorso politico e le trasformazioni istituzionali delle repubbliche nate dalla dissoluzione dell’URSS. Fin dai primi anni della presidenza Putin, la Federazione russa, incapace di esercitare un’influenza determinante sui paesi della doppia periferia e ritenendo essenziale il loro apporto alla ricostituzione di una qualche entità politico-economica post-sovietica, ha ripetutamente sostenuto le istanze separatiste o autonomiste delle minoranze russofone in quei paesi con lo scopo di creare situazioni d’instabilità tali da rendere i paesi non elegibili per l’amissione nell’Ue o nella Nato. Quando è stato necessario i russi hanno anche utilizzato la forza militare per sostenere questa loro politica. Nel caso dell’Ucraina, sono state cercate sinergie e alleanze con gli imprenditori ucraini impegnati nei settori più strettamente legati all’economia russa (metallurgico e minerario in primo luogo) cruciali per ricostituire la parte essenziale del vecchio sistema produttivo sovietico. La rivoluzione dell’Euromaidan, la guerra civile nella cruciale regione del Donbass, e la prospettiva di un’ammissione dell’Ucraina nella Nato hanno messo in pericolo l’intera strategia russa di controllo sulla doppia periferia così come il più ampio progetto di ricostituire uno spazio post-sovietico centrato sulla Russia, inducendo Putin a decidere l’invasione.
La politica estera russa nello spazio post-sovietico e le origini del conflitto russo-ucraino
Di Quirico, Roberto
2023-01-01
Abstract
Il collasso dell’Unione sovietica nei primi anni Novanta del XX secolo ha creato un’area d’instabilità politica in tutto lo spazio post-sovietico, in particolare in quello europeo (la cosiddetta doppia periferia) dove le influenze contrapposte della Federazione russa da una parte e dell’Unione europea e della Nato dall’altra hanno influenzato il percorso politico e le trasformazioni istituzionali delle repubbliche nate dalla dissoluzione dell’URSS. Fin dai primi anni della presidenza Putin, la Federazione russa, incapace di esercitare un’influenza determinante sui paesi della doppia periferia e ritenendo essenziale il loro apporto alla ricostituzione di una qualche entità politico-economica post-sovietica, ha ripetutamente sostenuto le istanze separatiste o autonomiste delle minoranze russofone in quei paesi con lo scopo di creare situazioni d’instabilità tali da rendere i paesi non elegibili per l’amissione nell’Ue o nella Nato. Quando è stato necessario i russi hanno anche utilizzato la forza militare per sostenere questa loro politica. Nel caso dell’Ucraina, sono state cercate sinergie e alleanze con gli imprenditori ucraini impegnati nei settori più strettamente legati all’economia russa (metallurgico e minerario in primo luogo) cruciali per ricostituire la parte essenziale del vecchio sistema produttivo sovietico. La rivoluzione dell’Euromaidan, la guerra civile nella cruciale regione del Donbass, e la prospettiva di un’ammissione dell’Ucraina nella Nato hanno messo in pericolo l’intera strategia russa di controllo sulla doppia periferia così come il più ampio progetto di ricostituire uno spazio post-sovietico centrato sulla Russia, inducendo Putin a decidere l’invasione.File | Dimensione | Formato | |
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