Nel 1948, due anni dopo le Liriche su Verlaine, Bruno Maderna intonò un anonimo “Canto mattutino”, “Le Danaidi” di Melanippide e “Lo stellato” di Ibico, attingendo i testi dalla seconda edizione dei Lirici greci tradotti da Salvatore Quasimodo (1944). Prima opera vocale di Maderna a vedere le stampe, ripubblicata vent’anni fa in edizione critica, queste “Tre liriche greche per piccolo coro, soprano solo e strumenti” hanno animato un certo interesse negli studi maderniani, sostanzialmente per due motivi storiografici. In primo luogo, le “Tre liriche greche” di Maderna sono considerate infatti l’esordio dodecafonico del compositore. In secondo luogo, il libro che le ispirò costituisce uno dei maggiori avvenimenti letterari degli anni Quaranta e figura tra i più incisivi – se non è il più incisivo – di tutto il Novecento italiano nella ricezione musicale di poesia classica. La prima parte del presente contributo considera e confronta brevemente le intonazioni di Dallapiccola e Maderna in alcuni loro aspetti macroscopici, sulla base delle partiture edite, con l’obiettivo non più di richiamare gli elementi di continuità tecnico-compositiva e formale tra Dallapiccola e Maderna o di individuarne di nuovi, bensì di rimarcare alcune evidentissime differenze. Nella palese discontinuità fra opere vocali vicine per genealogia e cronologia, ma separate da una guerra, emergono due diverse immagini del loro comune ipotesto letterario. Ciò potrebbe dipendere da, e comunque riguardare, la stessa fortuna dei “Lirici greci” tradotti da Salvatore Quasimodo nel primo decennio di disseminazione. Indicazioni a questo proposito proverrebbero dai carteggi e dagli scritti di Dallapiccola, Maderna e Nono sulle liriche greche, dai paratesti verbali delle relative partiture e da altre fonti, attinenti invece alla storia editoriale e ricettiva della raccolta quasimodiana. Di questo si occupano la seconda e la terza parte del saggio, dove si conclude sul fenomeno, evocato dal titolo, che le “Tre liriche greche” di Maderna sembrano documentare: l’apparente licenziamento di Quasimodo dalle proprie traduzioni.
Tramontato è Quasimodo. Sul destino della traduzione poetica nelle "Liriche greche" di Bruno Maderna
paolo dal molin
2023-01-01
Abstract
Nel 1948, due anni dopo le Liriche su Verlaine, Bruno Maderna intonò un anonimo “Canto mattutino”, “Le Danaidi” di Melanippide e “Lo stellato” di Ibico, attingendo i testi dalla seconda edizione dei Lirici greci tradotti da Salvatore Quasimodo (1944). Prima opera vocale di Maderna a vedere le stampe, ripubblicata vent’anni fa in edizione critica, queste “Tre liriche greche per piccolo coro, soprano solo e strumenti” hanno animato un certo interesse negli studi maderniani, sostanzialmente per due motivi storiografici. In primo luogo, le “Tre liriche greche” di Maderna sono considerate infatti l’esordio dodecafonico del compositore. In secondo luogo, il libro che le ispirò costituisce uno dei maggiori avvenimenti letterari degli anni Quaranta e figura tra i più incisivi – se non è il più incisivo – di tutto il Novecento italiano nella ricezione musicale di poesia classica. La prima parte del presente contributo considera e confronta brevemente le intonazioni di Dallapiccola e Maderna in alcuni loro aspetti macroscopici, sulla base delle partiture edite, con l’obiettivo non più di richiamare gli elementi di continuità tecnico-compositiva e formale tra Dallapiccola e Maderna o di individuarne di nuovi, bensì di rimarcare alcune evidentissime differenze. Nella palese discontinuità fra opere vocali vicine per genealogia e cronologia, ma separate da una guerra, emergono due diverse immagini del loro comune ipotesto letterario. Ciò potrebbe dipendere da, e comunque riguardare, la stessa fortuna dei “Lirici greci” tradotti da Salvatore Quasimodo nel primo decennio di disseminazione. Indicazioni a questo proposito proverrebbero dai carteggi e dagli scritti di Dallapiccola, Maderna e Nono sulle liriche greche, dai paratesti verbali delle relative partiture e da altre fonti, attinenti invece alla storia editoriale e ricettiva della raccolta quasimodiana. Di questo si occupano la seconda e la terza parte del saggio, dove si conclude sul fenomeno, evocato dal titolo, che le “Tre liriche greche” di Maderna sembrano documentare: l’apparente licenziamento di Quasimodo dalle proprie traduzioni.File | Dimensione | Formato | |
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