Il contributo presenta i principali risultati - e le riflessioni da questi scaturite - di una ricerca condotta in Sardegna nell'ambito di un Progetto di interesse nazionale (PRIN), co-finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica, su Sviluppo locale ed azione pubblica nel Mezzogiorno: prospettive della programmazione negoziata. La Sardegna è stata forse la prima Regione del Mezzogiorno a recepire le novità rappresentate dalla cosiddetta "nuova" programmazione, alla metà degli anni Novanta. Con i PIA (Programmi Integrati d'Area), la Regione ha infatti formalmente assunto i nuovi criteri della sussidiarietà, della partecipazione dal basso, del co-finanziamento, all'interno dell'azione pubblica regionale per lo sviluppo. Anche gli altri strumenti della programmazione negoziata, nazionale ed europea, dai Patti territoriali ai vari Leader, dai Contratti e Programmi d'Area ai PIT (Progetti Integrati Territoriali), sono diventati in Sardegna oggetto di un intervento che ha finito di coinvolgere, in un modo o in un altro, praticamente tutto il territorio regionale. Quanto di questa azione può essere valutata come un successo, quali i limiti, quali le difficoltà, quale un primo bilancio di questa esperienza ormai decennale? Indagando su alcuni casi di studio e allargando ad una considerazione più generale delle problematiche dello sviluppo locale, si individuano due questioni critiche: da un lato, le difficoltà di riprodurre meccanicamente un modello di sviluppo nato altrove sull'onda di un mix spontaneamente generato di condizioni sociali ed economiche favorevoli; dall'altro, la resistenza anche culturale del governo e dell'amministrazione regionale ad accettare compiutamente il ruolo propositivo degli enti locali territoriali, Province e Comuni, e della partecipazione degli attori sociali ed economici, in un quadro che sia, come fin troppo spesso si dice, di vera governance del territorio e dei processi di sviluppo.
Un’occasione sprecata? Tra government e governance a partire dai patti territoriali in Sardegna
Marco Zurru
2005-01-01
Abstract
Il contributo presenta i principali risultati - e le riflessioni da questi scaturite - di una ricerca condotta in Sardegna nell'ambito di un Progetto di interesse nazionale (PRIN), co-finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica, su Sviluppo locale ed azione pubblica nel Mezzogiorno: prospettive della programmazione negoziata. La Sardegna è stata forse la prima Regione del Mezzogiorno a recepire le novità rappresentate dalla cosiddetta "nuova" programmazione, alla metà degli anni Novanta. Con i PIA (Programmi Integrati d'Area), la Regione ha infatti formalmente assunto i nuovi criteri della sussidiarietà, della partecipazione dal basso, del co-finanziamento, all'interno dell'azione pubblica regionale per lo sviluppo. Anche gli altri strumenti della programmazione negoziata, nazionale ed europea, dai Patti territoriali ai vari Leader, dai Contratti e Programmi d'Area ai PIT (Progetti Integrati Territoriali), sono diventati in Sardegna oggetto di un intervento che ha finito di coinvolgere, in un modo o in un altro, praticamente tutto il territorio regionale. Quanto di questa azione può essere valutata come un successo, quali i limiti, quali le difficoltà, quale un primo bilancio di questa esperienza ormai decennale? Indagando su alcuni casi di studio e allargando ad una considerazione più generale delle problematiche dello sviluppo locale, si individuano due questioni critiche: da un lato, le difficoltà di riprodurre meccanicamente un modello di sviluppo nato altrove sull'onda di un mix spontaneamente generato di condizioni sociali ed economiche favorevoli; dall'altro, la resistenza anche culturale del governo e dell'amministrazione regionale ad accettare compiutamente il ruolo propositivo degli enti locali territoriali, Province e Comuni, e della partecipazione degli attori sociali ed economici, in un quadro che sia, come fin troppo spesso si dice, di vera governance del territorio e dei processi di sviluppo.File | Dimensione | Formato | |
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