Per misura dell’esistente s’intende un approccio al progetto guidato da un duplice atteggiamento, orientato verso il luogo e verso la costruzione. Si individuano per questo quattro declinazioni di significato, poste a confronto con altrettante azioni progettuali, che definiscono un approccio calibrato sulla specificità del sito. Le coppie proposte sono misurare/proporzionare, misurare/confrontare, misurare/modificare e misurare/costruire. La ricerca si dipana lungo un attraversamento puntuale e sistematico degli edifici e dei rispettivi contesti, che prova a ricostruire il modo in cui le scelte progettuali, anche di dettaglio concorrano a delineare un sistema vecchio-nuovo anziché un accostamento, variamente declinato tra architetture contemporanee e architetture storiche. In quest’ottica si legge il tema del riuso adattivo, come pratica complessa e multidisciplinare di conservazione e modifica dell’esistente. In particolare, si propone che l’aggettivo adattivo faccia riferimento all’insieme del sistema vecchio-nuovo al quale è affidata la riuscita del processo e non semplicemente all’esistente, come più comunemente è inteso, escludendo quindi un approccio ideologicamente aggressivo nei confronti del costruito storico o monumentale. Il riuso prevede una prima fase di verifica di compatibilità tra il nuovo programma e le sue necessità funzionali e le potenzialità esprimibili dall’impianto storico/esistente, per valutare l’articolazione del sistema vecchio nuovo e capire il bilanciamento tra conservazione e innovazione, secondo due principi disciplinari generali sempre validi: compatibilità e minimo intervento. Inoltre, si suggerisce una distinzione tra il termine uso e quello di funzione, assegnando a quest’ultima una connotazione più marcatamente operativa. Il termine uso apre invece a una complessità di significato meglio rispondente alle esigenze dei programmi di flessibilità e adattabilità contemporanei, non soltanto in termini di molteplicità funzionale e indeterminazione di alcuni spazi, ma in termini di frequentazione e appropriazione degli stessi. Tre i progetti contemporanei in ambito storico, attraverso cui si svolge la ricerca: il Museo di Belle Arti e Arte Romana a Zamora, il Museo del Vino a Peñafiel e il Museo di San Telmo a San Sebastian. Il filo guida che li lega, come anticipato nell’introduzione e nel primo capitolo, è il tema dell’attraversamento, del muoversi attraverso, inteso sia come tema progettuale esplicito ed esplicitato negli edifici realizzati, sia in senso più ampio di muoversi attraverso le cose, nella loro dimensione reale e in profondità, con un’idea di confronto e ricerca di relazione.
La misura dell’esistente. Riuso, progetto e costruzione in tre progetti d’autore
stefano cadoni
2022-01-01
Abstract
Per misura dell’esistente s’intende un approccio al progetto guidato da un duplice atteggiamento, orientato verso il luogo e verso la costruzione. Si individuano per questo quattro declinazioni di significato, poste a confronto con altrettante azioni progettuali, che definiscono un approccio calibrato sulla specificità del sito. Le coppie proposte sono misurare/proporzionare, misurare/confrontare, misurare/modificare e misurare/costruire. La ricerca si dipana lungo un attraversamento puntuale e sistematico degli edifici e dei rispettivi contesti, che prova a ricostruire il modo in cui le scelte progettuali, anche di dettaglio concorrano a delineare un sistema vecchio-nuovo anziché un accostamento, variamente declinato tra architetture contemporanee e architetture storiche. In quest’ottica si legge il tema del riuso adattivo, come pratica complessa e multidisciplinare di conservazione e modifica dell’esistente. In particolare, si propone che l’aggettivo adattivo faccia riferimento all’insieme del sistema vecchio-nuovo al quale è affidata la riuscita del processo e non semplicemente all’esistente, come più comunemente è inteso, escludendo quindi un approccio ideologicamente aggressivo nei confronti del costruito storico o monumentale. Il riuso prevede una prima fase di verifica di compatibilità tra il nuovo programma e le sue necessità funzionali e le potenzialità esprimibili dall’impianto storico/esistente, per valutare l’articolazione del sistema vecchio nuovo e capire il bilanciamento tra conservazione e innovazione, secondo due principi disciplinari generali sempre validi: compatibilità e minimo intervento. Inoltre, si suggerisce una distinzione tra il termine uso e quello di funzione, assegnando a quest’ultima una connotazione più marcatamente operativa. Il termine uso apre invece a una complessità di significato meglio rispondente alle esigenze dei programmi di flessibilità e adattabilità contemporanei, non soltanto in termini di molteplicità funzionale e indeterminazione di alcuni spazi, ma in termini di frequentazione e appropriazione degli stessi. Tre i progetti contemporanei in ambito storico, attraverso cui si svolge la ricerca: il Museo di Belle Arti e Arte Romana a Zamora, il Museo del Vino a Peñafiel e il Museo di San Telmo a San Sebastian. Il filo guida che li lega, come anticipato nell’introduzione e nel primo capitolo, è il tema dell’attraversamento, del muoversi attraverso, inteso sia come tema progettuale esplicito ed esplicitato negli edifici realizzati, sia in senso più ampio di muoversi attraverso le cose, nella loro dimensione reale e in profondità, con un’idea di confronto e ricerca di relazione.File | Dimensione | Formato | |
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