The attempt of the project, and of this lexicon of the first Next, is to suggest some avenues to be able to re-signify, re-semanticise and almost reinvent the city (to borrow some terms that the various authors adopt in these pages); starting precisely from those minor and liminal spaces, often invisible and liminal, often invisible (but for whom?), as fragments are, voids and stumbling blocks that ‘open archives and counter-archives on the urban geographies of those parts of the city long considered empty’ (E. Caravello, G. de Spuches and G. Palermo), the interstices (M. Loi). Here again emerges the need to experiment with ‘new grammars’ for urban enquiry (as Fabio Amato suggests), with particular attention to the subalternity of certain places and those who inhabit them, live in them, walk through them. And it is in this direction that the shared lexicon, trying to give some answers to the question ‘for for whom is the city of the future?’, which is an underlying question of the NEXT-CITIES PROJECT. The nine contributions proposed here are arranged in a triptych that covers theoretical approaches, research methods and field investigations. It is precisely the articulation between these instances and practices that somehow constitutes somehow the common thread. Translated with www.DeepL.com/Translator (free version)

Il tentativo del progetto, e di questo lessico del primo quaderno Next, è quello di suggerire alcune piste per poter risignificare, risemantizzare e quasi reinventare la città (per riprendere alcuni termini che i diversi autori adottano in queste pagine), a partire proprio da quegli spazi minori e liminari, spesso invisibili (ma per chi?), come lo sono i frammenti, i vuoti e gli inciampi che “aprono archivi e contro-archivi sulle geografie urbane di quelle parti di città a lungo considerate vuoti” (Emanuela Caravello, Giulia de Spuches e Gabriella Palermo), gli interstizi (Martina Loi). Da qui emerge ancora l’esigenza di sperimentare “nuove grammatiche” per l’inchiesta urbana (come suggerisce Fabio Amato), con un’attenzione particolare alla subalternità di alcuni luoghi e di chi li abita e li vive, li percorre. Ed è in questa direzione che si muove il lessico condiviso, provando a dare alcune risposte alla domanda “per chi è la città del futuro?”, ovvero una questione di fondo del progetto NEXT-CITIES. I nove contributi qui proposti si dislocano mediante un trittico che contempla approcci teorici, metodi di ricerca e indagini sul campo. Ed è proprio l’articolazione fra queste istanze e pratiche che costituisce in qualche modo il fil rouge.

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Cattedra, Raffaele
;
Sistu, Giovanni
2024-01-01

Abstract

The attempt of the project, and of this lexicon of the first Next, is to suggest some avenues to be able to re-signify, re-semanticise and almost reinvent the city (to borrow some terms that the various authors adopt in these pages); starting precisely from those minor and liminal spaces, often invisible and liminal, often invisible (but for whom?), as fragments are, voids and stumbling blocks that ‘open archives and counter-archives on the urban geographies of those parts of the city long considered empty’ (E. Caravello, G. de Spuches and G. Palermo), the interstices (M. Loi). Here again emerges the need to experiment with ‘new grammars’ for urban enquiry (as Fabio Amato suggests), with particular attention to the subalternity of certain places and those who inhabit them, live in them, walk through them. And it is in this direction that the shared lexicon, trying to give some answers to the question ‘for for whom is the city of the future?’, which is an underlying question of the NEXT-CITIES PROJECT. The nine contributions proposed here are arranged in a triptych that covers theoretical approaches, research methods and field investigations. It is precisely the articulation between these instances and practices that somehow constitutes somehow the common thread. Translated with www.DeepL.com/Translator (free version)
2024
978-88-3312-158-1
Il tentativo del progetto, e di questo lessico del primo quaderno Next, è quello di suggerire alcune piste per poter risignificare, risemantizzare e quasi reinventare la città (per riprendere alcuni termini che i diversi autori adottano in queste pagine), a partire proprio da quegli spazi minori e liminari, spesso invisibili (ma per chi?), come lo sono i frammenti, i vuoti e gli inciampi che “aprono archivi e contro-archivi sulle geografie urbane di quelle parti di città a lungo considerate vuoti” (Emanuela Caravello, Giulia de Spuches e Gabriella Palermo), gli interstizi (Martina Loi). Da qui emerge ancora l’esigenza di sperimentare “nuove grammatiche” per l’inchiesta urbana (come suggerisce Fabio Amato), con un’attenzione particolare alla subalternità di alcuni luoghi e di chi li abita e li vive, li percorre. Ed è in questa direzione che si muove il lessico condiviso, provando a dare alcune risposte alla domanda “per chi è la città del futuro?”, ovvero una questione di fondo del progetto NEXT-CITIES. I nove contributi qui proposti si dislocano mediante un trittico che contempla approcci teorici, metodi di ricerca e indagini sul campo. Ed è proprio l’articolazione fra queste istanze e pratiche che costituisce in qualche modo il fil rouge.
Cities, Fragments, interstices, practices, urban planning
Città, Frammenti, interstizi, pratiche, urbane, pianificazione
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