Il manoscritto di Giovanni di Bernardo d’Antonio da Uzzano, conservato nella Biblioteca Universitaria di Cagliari (ms. 279), contiene due testi di fondamentale importanza per un’impresa mercantile: la Pratica di Mercatura (ff. 11r-150v) e il Compasso da Navigare (153r-214v). Il codice, redatto in volgare italiano, è scritto, in mercantesca, dallo stesso Giovanni da Uzzano, il quale termina la trascrizione l’8 novembre del 1440, come si legge nel colophon: Finito per in fin qui per me Giovanni di Bernardo d’Antonio da Uzzano nel MCCCC°XL, a dì 8 novenbre. Che Iddio ci dia grazia farne qualche frutto, di che pel chattivo temporale ne dubito per più altri rispetti (f. 214v). Giovanni da Uzzano, nato l’11 luglio 1420, era membro di un’importante società fiorentina che aveva affari in varie parti d’Europa e del Mediterraneo con base a Pisa e a Livorno e, con tutta probabilità, nell’archivio della compagnia Uzzano raccolse il materiale di cui aveva bisogno per la realizzazione del suo codice, trovandovi, come possiamo supporre, informazioni e notizie sulle diverse piazze commerciali, ma anche il testo del portolano (Compasso), vista l’utilità che rivestiva per un’azienda mercantile impegnata in traffici in prevalenza sul mare. Nel 1766 Giovanni Francesco Pagnini aveva pubblicato l’opera di Giovanni da Uzzano nel volume intitolato Della decima e delle altre gravezze, intitolandola La pratica della mercatura con l’erronea datazione 1442. Il Pagnini, peraltro, non aveva dato nessuna indicazione circa il luogo di conservazione del codice da lui trascritto, riferendo che gli era stato «gentilmente comunicato dal sig. Dottor Canini, che oltre a molte rare cognizioni possiede quelle specialmente che riguardano la storia civile di questa città». Si deve a Bachisio Raimondo Motzo il ritrovamento, nel 1921, dell’esemplare oggi conservato nella Biblioteca cagliaritana, e un primo confronto tra l’edizione “erratissima” del Pagnini e il manoscritto. Merito del Motzo fu anche quello di individuare un altro codice cartaceo, sostanzialmente identico al manoscritto cagliaritano, conservato nella Biblioteca Riccardiana di Firenze (ms.1848). Il manoscritto fiorentino contiene gli stessi testi, nello stesso ordine e termina con l’explicit: Amen amen Deo grazias sit nomen Domi (sic) beneditum (f. 195v). Segue una nota cancellata è ricopiata in epoca moderna: Questo libro è di Iachopo di Giovanni di Matteo Villani, cittadino fiorentino e merchatante. Chi lo truova facci usanza, se none le forche … saranno sua stifichanza (?) (f. 196r).

Il codice di Giovanni da Uzzano della Biblioteca Universitaria di Cagliari. Note storico-paleografiche e codicologiche

BIANCA FADDA
2025-01-01

Abstract

Il manoscritto di Giovanni di Bernardo d’Antonio da Uzzano, conservato nella Biblioteca Universitaria di Cagliari (ms. 279), contiene due testi di fondamentale importanza per un’impresa mercantile: la Pratica di Mercatura (ff. 11r-150v) e il Compasso da Navigare (153r-214v). Il codice, redatto in volgare italiano, è scritto, in mercantesca, dallo stesso Giovanni da Uzzano, il quale termina la trascrizione l’8 novembre del 1440, come si legge nel colophon: Finito per in fin qui per me Giovanni di Bernardo d’Antonio da Uzzano nel MCCCC°XL, a dì 8 novenbre. Che Iddio ci dia grazia farne qualche frutto, di che pel chattivo temporale ne dubito per più altri rispetti (f. 214v). Giovanni da Uzzano, nato l’11 luglio 1420, era membro di un’importante società fiorentina che aveva affari in varie parti d’Europa e del Mediterraneo con base a Pisa e a Livorno e, con tutta probabilità, nell’archivio della compagnia Uzzano raccolse il materiale di cui aveva bisogno per la realizzazione del suo codice, trovandovi, come possiamo supporre, informazioni e notizie sulle diverse piazze commerciali, ma anche il testo del portolano (Compasso), vista l’utilità che rivestiva per un’azienda mercantile impegnata in traffici in prevalenza sul mare. Nel 1766 Giovanni Francesco Pagnini aveva pubblicato l’opera di Giovanni da Uzzano nel volume intitolato Della decima e delle altre gravezze, intitolandola La pratica della mercatura con l’erronea datazione 1442. Il Pagnini, peraltro, non aveva dato nessuna indicazione circa il luogo di conservazione del codice da lui trascritto, riferendo che gli era stato «gentilmente comunicato dal sig. Dottor Canini, che oltre a molte rare cognizioni possiede quelle specialmente che riguardano la storia civile di questa città». Si deve a Bachisio Raimondo Motzo il ritrovamento, nel 1921, dell’esemplare oggi conservato nella Biblioteca cagliaritana, e un primo confronto tra l’edizione “erratissima” del Pagnini e il manoscritto. Merito del Motzo fu anche quello di individuare un altro codice cartaceo, sostanzialmente identico al manoscritto cagliaritano, conservato nella Biblioteca Riccardiana di Firenze (ms.1848). Il manoscritto fiorentino contiene gli stessi testi, nello stesso ordine e termina con l’explicit: Amen amen Deo grazias sit nomen Domi (sic) beneditum (f. 195v). Segue una nota cancellata è ricopiata in epoca moderna: Questo libro è di Iachopo di Giovanni di Matteo Villani, cittadino fiorentino e merchatante. Chi lo truova facci usanza, se none le forche … saranno sua stifichanza (?) (f. 196r).
2025
979-12-5701-002-7
979-12-5701-011-9
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